
In data 11 settembre è stato pubblicato Padre, figlio e spirito, nuovo disco della FSK Satellite per Island Records: il gruppo composto da Taxi B, Chiello e Sapo Bully è reduce da un anno di grandi successi e un gran numero di collaborazioni che hanno fatto di Padre, figlio e spirito uno dei lavori più attesi dell’anno. Ora l’attesa è finita e abbiamo avuto modo di ascoltarlo e scoprirlo in ogni sua sfumatura.
Il disco non è sicuramente un album per tutti, così come non è per tutti il tipo di rap che la FSK propone: Greg Willen sarà riuscito a valorizzare a pieno i flow del trio? Non resta che passare all’analisi di questo lavoro che ha saputo generare un hype fuori dal comune.
Testi
I testi di Padre, figlio e spirito non rappresentano certo il punto di forza del disco: non troviamo né storytelling introspettivi o punchline travolgenti, né figure metriche o flow in grado di impressionare l’ascoltatore. Il disco si presenta a tratti banale per l’eccessiva ripetitività della struttura testuale sia delle strofe che dei ritornelli: Chiello, Taxi B e Sapo si alternano in un ritmo che già dopo i primi brani risulta ridondante.
Che il ritornello nel rap non costituisca una componente fondamentale è noto a tutti. Il problema è che se lo si vuole utilizzare lo si deve fare con attenzione: i ritornelli di questo disco constano nella ripetizione di una singola parola, o poco più. Partendo dalla title track – passando attraverso Asso di bastoni ed Ho fatto – si nota una prevedibilità di fondo che risulta davvero poco appagante per l’ascoltatore.
Già in Trapshit era evidente che il rapcore a cui puntava il suono della crew fosse caratterizzato da un forte impatto sonoro: nonostante ciò, questo non risulta elemento sufficiente per giustificare una semplicità testuale (e tecnica) che tende ad appiattire un prodotto dalle potenzialità musicali ben oltre quelle sfruttate dai tre componenti.

Convincenti le collaborazioni: in Soldi sulla carta, Sfera Ebbasta riesce ad inserirsi completamente fra i suoni proposti dal gruppo senza risultare né superfluo né marginale. C’è anche da dire che l’ambientazione musicale del suo featuring ricorda abbastanza quelle dell’album Rockstar, quindi non rimane nulla di cui stupirsi.
Anche per il brano Ho fatto che vede la collaborazione di Chief Keef – autore di Love Sosa o I don’t like – e Tadoe (cugino di Chief Keef) vale quanto detto sopra: una collaborazione internazionale certo interessante, ma che non stupisce in un mercato musicale che è sempre più ricco di collegamenti anche oltreoceano; il problema degli esperimenti è che non sempre riescono.
Insomma tutto molto bello, ma c’è ampio margine di miglioramento.
Strumentali
Greg Willen non dormire…
L’iconico tag di Greg Willen ha reso inconfondibili i suoi beat estremamente variegati e con una chiara propensione allo sperimentare. Se pensiamo esclusivamente alle basi, la tracklist scorre tranquillamente attraversando le tantissime influenze musicali.
Partendo dal connubio fra alternative ed electro rap di Soldi sulla carta (realizzata insieme a Charlie Charles) in cui melodie acustiche si adagiano su drum fortemente elettroniche, fino ad arrivare all’industrial rap di Top Gun (prodotta da Drillionaire) dai toni più acidi, ogni suono è ben integrato e trova perfetta armonia all’interno del proprio beat.
Discorso a parte merita la produzione del brano Padre, figlio e spirito dalle sonorità grime: sicuramente godibile il gioco ritmico che il producer torinese ha inserito alternando alla partitura ritmica dell’hip hop quella usale delle produzioni elettroniche. Gregory è stato grado di rendere il brano una hit perfetta per i club.
L’unico appunto sta, forse, nell’eccessivo utilizzo di suoni punchy – ovvero linee melodiche pungenti e metalliche abbinate a bassi profondi e avvolgenti – che hanno reso certo le basi riconoscibili, ma che sul lungo andare risultano pesanti anche per un ascoltatore abitudinario.

Stile
Il mood sonoro dell’intero progetto è ben bilanciato sebbene non possiamo notare un netto distacco dal lavoro precedente: la peculiarità del disco sta in una più corretta definizione dei ruoli dei membri della FSK all’interno dei diversi brani.
In Padre, figlio e spirito troviamo un Taxi B che sfrutta più coscientemente il suo iconico (quanto criticabile) stile di rap nelle strofe, bilanciato da Chiello, più adatto nello sviluppo delle parti armoniche e poi le strofe di Sapo Bully che inquadrano tutto nell’ambito della trap. Tutto questo rende il disco più armonioso e meno confusionale rispetto a Trapshit (e Trapshit Revenge).
Per concludere, Il disco scorre bene ma risulta eccessivo nella sua uniformità: difficilmente lo si riascolta per intero, piuttosto si predilige una determinata selezione di canzoni a seconda dei gusti e delle preferenze personali.
