Corre l’anno 2020.
Il mondo è sempre più unito, ma le persone non lo sono. Gli episodi di discriminazione e razzismo sono all’ordine del giorno; così come anche gli atti di protesta.
In questo triste scenario, spesso ci dimentichiamo che la divisione non fa altro che generare altra divisione. Fortunatamente, in alcune persone la divisione genera il desiderio di unione. Ma per unirci, dobbiamo provare a entrare nei panni di chi consideriamo diverso.
Per capire come ci si senta ad essere “diversi” useremo una canzone uscita nel 1994: Lo Straniero dei Sangue Misto (Neffa, Deda e DJ Gruff). Durante l’analisi del testo, capiremo che essere “Stranieri” non è solo un fatto di origine territoriale, e che la realtà spesso è solo una facciata di qualcosa di molto più profondo.
Partiamo subito con l’analisi!
Chi è lo Straniero?
“Io sono il numero zero
Facce diffidenti quando passa lo Straniero”
Per iniziare, proviamo ad identificare chi sia “lo Straniero“.
Prima di tutto, una curiosità: i versi sopra riportati hanno origine da una vecchia poesia di Neffa, scritta ai tempi del liceo. In questi versi, il rapper si auto definisce “Straniero” e “numero zero“. In particolare, quest’ultimo appellativo ci fa capire il disagio che Neffa prova nel sentirsi Straniero.
Ma la domanda ora è: “perché Neffa si sente Straniero?“
Per rispondere, dobbiamo analizzare il periodo liceale di Neffa. Per fortuna, ci vengono in soccorso dei versi direttamente da questo brano.
“Io quando andavo a scuola da bambino
La gente nella classe mi chiamava ‘marocchino’
‘Terrone’, ‘Muto! Torna un po’ da dove sei venuto!’
E questa è la prima roba che ho imparato in assoluto”
La risposta alla domanda è presto detta.
Giovanni Pellino, in arte Neffa, è nato in provincia di Salerno nel 1967. All’età di otto anni si trasferisce a Bologna, città in cui è cresciuto e ha affrontato gli studi (liceo compreso).
In questa città del Nord Italia, le sue origini meridionali non si potevano nascondere. Come possiamo (purtroppo) immaginare, questo lo ha portato a subire vari episodi di razzismo e di bullismo.
Ecco spiegato perché Neffa si sente Straniero! Perché “Straniero” lo è stato per davvero (tra virgolette, perché in fondo parliamo della stessa nazione).
Sin da bambino si è sentito emarginato, diverso e preso di mira dagli altri. Ma, essendo un bambino, queste sensazioni altro non erano che semplici “semi“.
Semi che, crescendo, sarebbero diventati germogli… e poi immensi alberi.
Capiamo meglio cosa intendo analizzando i prossimi versi.
Lo Straniero “ideologico” e “territoriale”
“Sono io l’amico di nessuno, e stai sicuro
Resto fuori dalla moda e dallo stadio
Fuori dai partiti e puoi giurarci io non sono l’italiano medio”
Il “seme” è il razzismo che ha portato Neffa a sentirsi emarginato nell’infanzia; mentre “l’albero” che ne è cresciuto è lo Straniero definito in questi versi.
In altre parole: un bambino che si sente Straniero, crescerà continuando a sentirsi tale. La stessa diversità e solitudine (“l’amico di nessuno“) che provava tra i banchi di scuola, ora si riversa nel suo rapporto con la società.
Il bambino preso di mira, ora prende di mira la società che lo ha ferito.
Essere “Stranieri” quindi non è per forza una questione di origine territoriale; ma anche un fatto ideologico, un contrasto con la società. Insomma, lo “Straniero” può essere nel senso “ideologico” o “territoriale“.
Come capiamo da questi versi, Neffa non segue la massa e non si ritrova nei valori del sistema. Il rapper è a tutti gli effetti uno “Straniero ideologico”, diverso dall’italiano medio. Infatti, nel ritornello del brano, Neffa recita: “La mia posizione è di straniero nella mia nazione“.
Siamo stati tutti Stranieri almeno una volta nella vita.
Il razzismo in Italia e nel mondo
“Quando vedo il tunisino all’angolo che spaccia
La nera presa a schiaffi dal magnaccia
Io so che è tutto made in Italy perciò
Non chiedermi se canto forza Italia o no”
Nel nostro paese, purtroppo, gli episodi di razzismo non sono affatto rari.
Voglio farvi una domanda: nel mondo dei media, ditemi quante volte al giorno sentite parlare di immigrazione, di razzismo o di argomenti simili. Anche alcuni politici basano la propria ascesa proprio sul razzismo, andando a solleticare paure e pensieri che sono ben radicati nella massa. Tutto questo solo per guadagnare consensi e seguaci.
La “lotta all’immigrato” fa molta risonanza nella nostra nazione, e nel pensiero comune la parola “immigrato” rimanda a un’immagine di certo non idilliaca.
In questi versi, però, Neffa esprime un concetto importante: chi critica “il tunisino all’angolo che spaccia“, spesso non sa che dietro a quello stesso si cela un italiano (“è tutto made in Italy“). Andare contro al tunisino sarebbe un po’ come incolpare la pistola piuttosto che l’omicida. Oppure, per fare un esempio più calzante, sarebbe come arrestare i dipendenti di un’azienda dopo aver scoperto che il suo proprietario ha evaso miliardi di euro di tasse.
E non solo: una volta arrestati, immaginate che i dipendenti vengano derisi, umiliati e offesi dalla popolazione media.
Capite l’assurdità della questione, vero? Dietro al mondo verso cui proviamo paura e rabbia, è nascosto un altro mondo che dovrebbe farci ancora più paura, e che ha il controllo di tutta l’opera. Purtroppo, noi indirizziamo la nostra rabbia verso i bersagli sbagliati.
“Non parlate allo straniero e lo guardate male
E ogni singolo secondo la tensione sale”
Ho riportato questi versi di Deda per le seguenti parole: “la tensione sale“.
Lo Straniero dopo un po’ si stufa ad essere emarginato. Come abbiamo visto, con il tempo sviluppa una ribellione verso la società o verso chiunque lo opprima (e non possiamo di certo biasimarlo).
Un essere umano è fatto per seguire i propri sogni, e nessuno vorrebbe venir discriminato solo perché nato in un luogo diverso. Anche perché, in fondo, siamo nati tutti sullo stesso pianeta… o sbaglio?
Il razzismo, (s)fortunatamente, non è un problema solo italiano. In questi ultimi mesi, poi, “la tensione” è certamente salita alle stelle, specialmente con il movimento BlackLivesMatter.
Pensiamo alle enormi proteste dopo l’omicidio di George Floyd, il ragazzo di colore del tristemente noto “I can’t breath“; a Jacob Blake; agli omicidi ad opera del 17enne K.R. durante le proteste in Wisconsin; oppure al più recente omicidio di Willy Monteiro Duarte.
Il mondo del futuro ci vuole uniti
Il nostro è un mondo sempre più interconnesso, ma paradossalmente sempre meno unito, e sempre più arrabbiato. È ora di iniziare a pensare a come portare non più solo Internet in tutto il globo, ma anche l’amore.
Lo so, mi rendo conto che sembrano discorsi da Miss “vorrei la pace nel mondo”; ma chi ride su queste speranze probabilmente è colpevole tanto quanto chi è infuocato dalla rabbia.
Il razzismo è un problema che va ben oltre la “semplice” discriminazione. Per questo motivo, da giovane 20enne quale sono, voglio chiedere una cosa importante. E la chiedo a chiunque discrimini lo Straniero (ideologico o territoriale), professi odio e rabbia, o rida sulle speranze di un mondo in cui nessuno sia più Straniero: fatevi da parte, perché il peso della vostra ignoranza cadrà sulle spalle dei vostri figli.
Il mondo vuole andare avanti ma voi lo state spingendo all’indietro con il vostro odio, e a pagarne le conseguenze saranno le nuove generazioni.
Ci siamo sentiti tutti Stranieri almeno una volta; dovremmo aver sviluppato compassione, ma probabilmente non riusciamo a resistere alla tentazione di essere bulli dopo esser stati bullizzati per un‘intera vita dalla società.
Il passato ci ha voluto divisi, ma il futuro ci vuole uniti. I tempi sono cambiati, ed ora con la tecnologia il mondo è più connesso che mai.
Sfruttiamo questa opportunità: è tempo di sentirci uniti.