
È ufficialmente terminata l’estate e con essa il relax tipico di questi mesi, che ci hanno visti in ferie nei posti più disparati. Ma ora è arrivata l’ora di ricominciare, ritornando alle nostre mansioni giornaliere. Anche noi siamo ritornati super all’attivo, soprattutto con la nostra rubrica Ladies First.
Protagonista di oggi è Donix, che ha da poco presentato il suo primo album da solista N4BS-Not For Boys (leggi la nostra recensione). Frontwoman del combo hip hop La Pankina Krew e partner su disco e sul palco di ‘O Zulù della 99Posse, da subito sono emerse le sue doti di autrice e interprete. Con La Pankina ha realizzato due dischi di soul-blues-funk-rap. Più di recente, ha interpretato da solista il pop-rock di Un ricordo, brano degli Alunni del sole e un remix di Che m’hê fatto degli Showmen, al fianco di DJ Jad degli Articolo 31.
Ciao Donix, ben ritrovata. Innanzitutto, come stai? Ti abbiamo ospitato qualche tempo fa tra le pagine della nostra rubrica Ladies First, e da allora sono successe tante cose. Come hai affrontato quest’anno un po’ insolito, tra quarantena, restrizioni varie e musica?
Ciao, sto bene, sono molto felice. Questo anno credo sia stato difficile per tutti. In un primo momento lo stato di quarantena mi aveva buttata giù, tra la preoccupazione per la mia salute e quella dei miei cari. Mia madre, in particolare, è un soggetto a rischio avendo avuto due anni e mezzo fa un cancro al seno, dal quale è guarita fortunatamente. Tuttavia sta ancora facendo terapia farmacologica. E il mio disco solista, poi, che era già pronto. Insomma mi sono sentita parecchio a terra. Poi, attraverso la meditazione ho ripreso il controllo, sono tornata a scrivere ed è arrivata la proposta di distribuzione da Believe Italia. Quindi direi che è andata abbastanza bene. L’unica mancanza sono i live: insieme alla composizione, li considero la parte più bella del lavoro di un musicista.
Dopo tanto lavoro, hai da poco pubblicato il tuo primo album d’esordio, N4BS – acronimo di “Not 4 Boys”. Come ti senti al riguardo? Quali sono stati i primi riscontri che hai ricevuto, sia da parte del pubblico che dagli addetti ai lavori?
Mi sento soddisfatta e fiera di quel che ho fatto. Nel disco sono riuscita a mostrare tutte le parti di me e della mia personalità. Ho avuto ottimi riscontri; per i primi due giorni dopo l’uscita, il disco è stato primo in classifica iTunes nella sezione album R&B/Soul e decimo nella classifica iTunes album. Da indipendente, è un grandissimo risultato. Devo dire che anche dagli addetti ai lavori è stato accolto bene, molti dei critici e dei giornalisti che mi stanno intervistando si sono mostrati entusiasti e incuriositi rispetto al mio progetto.

Nella nostra precedente intervista hai definito il tuo lavoro discografico un po’ “schizofrenico”, in quanto pieno di contaminazioni. Quali sono nello specifico?
Il disco è un concentrato delle mia passione schizofrenica per la musica: r’n’b’-soul-hip hop/pop-electro-dance. Ho cercato di inserire nel sound tutti gli ascolti e i generi che negli anni mi hanno formata, per realizzare qualcosa di originale che fosse mio al 100%. Ho militato a lungo nella scena hip hop underground napoletana, sono stata una clubber, ho frequentato e lavorato nel mondo delle feste deep house e techno. Volevo che si percepisse tutto il mio background, nel debutto a mio nome.
Parlaci un po’ del sound del disco. Le produzioni sono tutte firmate da Oluwong, sostituito solo in Siriana da Andrea Fox. Com’è stato lavorare con loro? Sono stati importanti nella delineazione del tuo progetto?
Oluwong per me è famiglia, aveva già curato come sound engineer i due album con il mio gruppo La Pankina Krew. Da lì ci siamo accorti di avere grande affinità rispetto alla ricerca di nuovi sound. Tante delle tracce di N4BS avevano già testo e melodia vocale. In studio, dopo, insieme costruivamo i beat. Oluwong è stato fondamentale, perché è sempre riuscito a leggere e realizzare ciò che avevo in mente. Questo album è frutto della nostra sinergia. Non lo ringrazierò mai abbastanza per aver creduto nella mia visione. Siriana ha una storia particolare. Come al solito avevo già il testo e la melodia; un giorno andai a trovare Fox in studio e mentre ci scambiavamo idee e ascoltavamo un po’ di musica è uscito fuori questo beat che si sposava perfettamente con la mia melodia. Anche la struttura era già perfetta. Là sono nati soltanto i frammenti del Quando finirà sulla variazione. Già il titolo Children che Andrea Fox aveva dato al suo beat è stato un segno, visto che il mio testo racconta la storia di una bimba siriana. È stata pura magia.
Siamo in un periodo in cui gli album con una lunga tracklist fanno fatica ad emergere. Il tuo conta 13 tracce, un numero ponderato in cui hai mostrato una rosa di argomenti. Quali sono quelli principali che hai voluto raccontare in N4BS?
Il disco è una autobiografia della mia vita, degli sforzi che ho fatto per realizzare i miei obiettivi. Racconta dei miei sentimenti, di alcune parti di me che faticavo ad accettare e della mia visione della società. L’intento è quello di mostrare la me autentica. Anche il titolo N4BS, acronimo di Not for Boys, tradotto non per ragazzini, non in senso anagrafico, ma inteso non per uomini che hanno una visione della donna immatura e misogina. È una risposta in opposizione alla cultura patriarcale che soprattutto nel nostro genere e nel nostro paese in generale sembra la faccia da padrona. In molti testi di artisti/e urban sembra che la donna sia solo un oggetto, un accessorio che si può comprare come una borsa firmata o un bel vestito. L’album si oppone a questo stile di pensiero, è un manifesto per le donne che lottano e lavorano ogni giorno per i propri sogni e obiettivi, fiere della propria indipendenza.
Prima abbiamo nominato Siriana, uno dei brani contenuti nel tuo disco, che ci ha colpito particolarmente. Sappiamo che ciò che racconti è tratto da una storia vera, come mai la volontà di dar voce a questo avvenimento?
Lessi questo articolo che raccontava la storia di una bambina siriana che dopo aver perso tutta la famiglia si è tolta la vita. Restai estremamente scossa e commossa da questa storia, il suicidio in sé è un gesto estremo. Se a compierlo è un bambino vuol dire che l’umanità è arrivata alla sua deriva. Il testo parte da questa storia e si allarga sulla direzione globale dell’umanità che sta andando verso l’auto-distruzione per gli interessi di pochi, l’assenza di empatia e la diffusione della violenza. Il mondo crolla e noi lo stiamo distruggendo, anche dal punto di vista ambientale. Tra un po’ non ci sarà neppure un mondo su cui fare le loro maledette guerre.

L’album conta due collaborazioni. Particolarmente rilevante è quella con ‘O Zulù dei 99 Posse, in cui trattate il “problema” dell’assenza di musica socialmente/politicamente impegnata nella scena odierna. Ritieni che sia importante lanciare dei messaggi tramite le proprie canzoni, soprattutto in questo periodo?
Assolutamente sì. L’arte, la musica, devono necessariamente essere veicolo di messaggi importanti soprattutto in questo momento storico. Come cantautrice, sento forte questa responsabilità. Le parole hanno un peso enorme, anche solo una può cambiare il senso di un intero testo. La La La in particolare si oppone alla tendenza del mercato musicale attuale che ci vuole tutti uguali e sembra spingere esclusivamente musica vuota che ha funzione ricreativa, ma che poi alla fine non lascia nulla. La musica è anche divertimento-intrattenimento, però deve pur sempre mantenere la sua funzione riflessiva. Zulù poi allarga il discorso sullo scenario politico attuale.
Tirando le somme, qual è l’intento di N4BS? Lo reputi una pagina della tua vita o piuttosto la copertina di quello che sarà il tuo futuro?
Come già detto, l’intento è quello di portare la vera me, donna e cantautrice, che si è fatta da sola con il lavoro duro. Senza scendere a compromessi e senza mai perdere umanità e tenerezza. N4BS è sia una pagina della mia vita sia un tassello imprescindibile di quello che sarà il mio futuro.