
Il beatmaker classe ’94 Dr. Wesh pubblica oggi, 25 settembre 2020, il suo primo album ufficiale Pazienti per la label La Grande Onda, distribuito da Artist First. Il concept del lavoro è quello di uno psichiatra che si ritrova intrappolato in una spirale di depressione che lo porta sempre più in basso, fino ad arrivare ad un inaspettato colpo di scena e un finale cantato dallo stesso Dr. Wesh. Il tutto è scandito da skit che dividono il racconto in quattro stagioni. Come tutti i producer album, Pazienti risulta molto variegato al proprio interno. Cerchiamo di addentrarci meglio del mondo di psicosi e di illusioni raccontato dal produttore romano.
Strumentali
Pazienti è il progetto di un beatmaker per cui non potevano che essere le strumentali la parte più curata, e riuscita, del disco. L’ispirazione musicale è di certo la trap statunitense (si sente l’ispirazione nel sound di Kanye West, Mike Dean e Travis Scott), ma il disco è anche intervallato da diversi episodi più pop/indie (come nella sezione “Primavera” del disco). I beat sono costellati di continui cambi di strumentale, muri di synth e intermezzi strumentali melodici (come nella prima canzone “Akes- Disturbo Post Traumatico”). Insomma, Dr. Wesh, come spesso avviene negli album d’esordio, ci tiene a mostrare tutto il proprio repertorio.

Testi
L’album si presenta come un concept album e il filo conduttore dei testi è rappresentato dai problemi mentali dei pazienti del Dr. Wesh, che non sono altro che un racconto autobiografico della depressione e dei problemi mentali vissuti dallo stesso produttore. E il fatto di aver introdotto un concept così marcato all’interno di un producer album non fa altro che rendere il beatmaker ancora più protagonista del risultato finale. Dr.Wesh utilizza i rapper come un regista (che in questo caso è anche sceneggiatore) userebbe i propri attori.
Stile
Come detto prima, al suo primo album Dr. Wesh ha voluto stupire gli ascoltatori dispiegando tutto il suo background musicale. Il risultato, però, a tratti scade in un eccessivo manierismo. Lo stesso Wesh, in Ozymandias-Manie (le singole tracce hanno come titolo il nome dell’ospite e la relativa psicosi), ammette di deprimersi quando vede “altri artisti fuori uscire” mentre lui non trova uno “stile” e non sa “cosa diventare”.
Il disco è pieno di influenze diverse: dalla trap USA, all’indie, fino al Truce Klan. L’unica cosa che manca è proprio lo stile di Wesh. Anche i rapper coinvolti sembrano essere influenzati in qualche modo da questa voglia di imitare gli artisti più grandi: In Disturbo dell’attenzione Andre Faida sembra per metà canzone Tony Effe e per l’altra metà Noyz Narcos, in Demenza Garfo ricorda addirittura Caparezza, l’inizio di Finale ci offre un Dr. Wesh in versione Taxi B.