
Vale Lambo è uno di quegli artisti che sa unire l’anima più introspettiva a quella più prettamente hip-hop. Una sorta di yin e yang che difficilmente si trovano in un solo artista, figuriamoci poi farli coesistere! Eppure Valerio Apice, questo il suo vero nome, non fa mistero di non preferire l’una all’altra: sono entrambe parti di esso. Un po’ come il mare, mosso ed agitato d’inverno ma calmo e sereno nelle notti d’estate…
Come il mare è appunto il titolo del secondo disco di Vale Lambo, a tre anni di distanza dall’esordio solista (già lo avevamo sentito con Lele Blade ne Le Scimmie), Angelo. Un disco che ci ricordiamo a distanza di anni, un debutto che lo ha posizionato tra le next big things della scena italica, Il secondo disco è sempre il più difficile? Lo abbiamo chiesto direttamente a Vale Lambo, in un caldo pomeriggio di settembre negli studi Universal!
Sono trascorsi due anni e mezzo da Angelo, il tuo debutto solista ed uno dei dischi più apprezzati del 2018: quasi un’infinità, discograficamente parlando! Cosa hai fatto nel frattempo?
Credo che sia un po’ una pecca del sistema digitale, il fatto che se non pubblichi un disco l’anno corri il rischio di essere dimenticato… Comunque, ho preso questa pausa di tre anni perché uscivo dal vecchio contratto. Ho affrontato questa “crisi”, dove non riuscivo a scrivere, ma grazie alle persone a me vicine ne sono uscito: gli amici, la mia fidanzata, la famiglia… Mi hanno stimolato, credimi che la questione contratto mi ha come frenato. Poi mi sono preso anche del tempo per vivere: penso che per raccontare qualcosa devi vivere, altrimenti dici sempre le stesse cose.
Come nasce Come il mare?
Come il mare nasce da una scogliera: io non sapevo cosa scrivere in un pezzo che avevo in cuffia e, preso da questo senso di incompletezza, presi la macchina ed andai a Napoli. Mi fermai allora su questa scogliera a Mergellina (un posto che definire magico è riduttivo), avevo il mare di fronte e lì incominciai a scrivere. Come quando ti metti a guardare il mare e ti liberi dai tuoi pensieri, lì ho trovato lo stimolo per iniziare a scrivere il disco.

Insieme al disco è stato pubblicato, su TimVision, un documentario omonimo: l’ultimo giorno di tour di Vale Lambo, dalla mattina fino al concerto a Pozzuoli. In uno spezzone di esso definisci Angelo come un disco unito, mentre Come il mare è più “episodico”…
Angelo ha un suo mood, è come un film, ha un inizio, una sua trama ed una fine. In Come il mare è diverso: se ti metti a selezionare i pezzi potresti dividere il disco in due parti, il mare agitato ed il mare calmo. Poi ovviamente con l’aiuto dei produttori e dell’etichetta abbiamo una tracklist variegata ed eterogenea, ma volendo si può sezionare. Non so, mi è nata così… Proprio come il mare, che a volte è mosso ed a volte è calmo!
In Come il mare, infatti, troviamo episodi più introspettivi, riprendendo anche lo storytelling a te tanto caro, ed altri prettamente più rap, più cazzari: è una scelta? Come unire le due anime?
Penso che Vale Lambo è questo, sia il cazzaro che il ragazzo serio, ma con Come il mare mi sento ancora in fase di evoluzione, non posso che far convivere queste due anime che sono parte di me stesso.

Nel disco abbiamo fratelli che ti accompagnano da una vita (Luchè, CoCo, Lele Blade) e nuove inedite collaborazioni: sono state dettate solo dall’amicizia?
Sono state scelte prima di tutto dal rispetto e dalla stima artistica. Mi piace sottolineare che, quando ho mandato i pezzi, tutti hanno subito accettato: sono orgoglioso che gli artisti coinvolti fossero miei fan. Sono veramente molto contento di ciò! Venendo ai brani, in Neve non poteva che starci Carl Brave, essendo un pezzo pop-indie. Houdini e Gotti sono entrambi pezzi cazzari, l’attitudine che cercavo era più hip-hop, e chi meglio di Dani Faiv col suo vocione e di Madman?
Con Luchè ho fatto un pezzo anni ’80, avevamo in testa di utilizzare un campione, un po’ come fatto da Kanye West e French Montana in Figure it out. Yung Snapp e Niko Beatz hanno fatto il beat, io iniziai a scrivere e Luca mi disse che nel momento in cui avrei avuto il ritornello mi avrebbe fatto la strofa, era preso benissimo! Con CoCo e Nayt invece è stato un po’ più complicato: ero in studio ed avevo strofa e ritornello, ma non mi piaceva come cantavo quest’ultimo, volevo una voce più fine, e pensai subito a Corrado. Ma ci vedevo un rapper come pezzo mancante… Andando al live di Madman a Roma incontrai appunto Nayt, gli proposi di collaborare e così è nata Roma!
Anche a livello di produzioni hai mantenuto un’anima più cupa ed una più spensierata…
Yung Snapp ha un’attitude più hip-hop, Niko Beatz ha più influenze francesi invece, ha saputo valorizzare la chiave che c’era in Angelo, e riportarla poi in Come il mare.
L’esperimento di Solo Piano invece?
Esperimento di Snapp, che nasce dall’ispirazione di un pezzo di Karol G, mi pare fosse Oceano. Volevamo fare la stessa cosa praticamente, io il testo l’ho scritto di getto in una giornata.
L’altra marchiana ispirazione la troviamo nella title track: l’accostamento a Coeurs della PNL è fin troppo semplice!
Sono molto influenzato dalla scena francese e penso che attualmente sia quella che più mi incuriosisce. Penso che loro possano fare tutto, vengono solo fermati dagli americani, che purtroppo sono troppo maestrini, troppo egocentrici. Ti tengono comunque a distanza, c’è un oceano che li divide non per caso. A me fa impazzire ad esempio Young M.A.: lei è fortissima, non capisco come faccia a non sfondare nel mainstream. Giusto Cardi B c’è riuscita, dovendo però andare a prendere anche il lato fashion…
Abbracciami è una bellissima canzone d’amore che chiude il disco: a chi è dedicata?
Ci sono delle frasi che riportano a mia madre e delle frasi che riguardano la mia ragazza. Il pezzo è stato scritto nel periodo della pandemia e pubblicai un piccolo spoiler che fece impazzire i miei fan: sentivo il bisogno di comunicare qualcosa, di come mi sentivo io in quel periodo. L’ho scritta per loro alla fine… L’ho inserita alla fine perché era una traccia che il mio pubblico aveva assorbito, non volevo sminuire i pezzi inediti così i singoli li ho posizionati a fine disco.
Chiudiamo con uno sguardo alla sempre più florida scena napoletana: ti aspettavi questo boom?
No, sinceramente no, ma ovviamente mi fa un sacco piacere. Penso sia un buon inizio, spero però sia un inizio evolutivo: vado contro me stesso, perché sono legatissimo alla mia terra, ma mi piacerebbe fosse un inizio per il napoletano a farsi conoscere per poi approfondire i pezzi in italiano e spostarsi lì. Uno stimolo per poi fare meglio. Posso fare un sacco di dischi in napoletano, ma comunque rimango limitato, ed a me non piace limitarmi.