A pochi giorni dalla release di My Love Lockdown (Midnight Sun), nuovo album di Sina pubblicato per Island Records/Universal Music Italia – di cui potete già leggerne la nostra recensione – abbiamo tenuto particolarmente a sentire l’artista e a porgli alcune domande sul progetto. Ne abbiamo approfittato per conoscere e far conoscere alcuni aspetti personali e dell’album, per entrare un po’ più nel vivo della composizione e dei concetti dietro questo esordio.
Collaborazioni: poche ma buone, fra le quali spicca il nome di Mecna e quello di Priestess. Ma lasciamo che sia Sina a portarci lungo questo percorso…
Abbiamo ribadito più volte, nella nostra recensione, che l’emozione principale suscitata dal tuo ultimo lavoro è la malinconia. Perché hai deciso di affrontare un tema del genere, in contrapposizione alle tendenze attuali?
Quando scrivo mi faccio in generale poche domande, i pezzi si scrivono da soli. Sono figli delle sonorità che mi piacciono. Semplicemente, sento quel beat e mi viene di scrivere quelle cose. Non penso alle tendenze, penso solo ad esprimermi.
Un altro filone del tuo album è quello della crescita, che hai sviluppato anche visivamente ispirandoti a Studio Ghibli. Ce ne puoi parlare?
Tre giorni prima che iniziasse il Lockdown mi sono trasferito nella nuova casa a Milano. Ho cambiato habitat, ho cambiato vita. Non avevo niente in tasca e poco in testa, quindi durante il periodo di isolamento ho raggiunto un po’ di nuove consapevolezze. Mi sono reso conto che stavo realmente crescendo. In tutto questo, i film di Miyazaki in particolare hanno contribuito ad aprirmi gli occhi. Mi ci sono ritrovato molto.
I featuring nel tuo disco sono azzeccati alla grande. Come e perché hai scelto questi artisti?
Il primo motivo è il rispetto per quello che fanno. Oltre questo, sapevo che Mecna avrebbe valorizzato “sta scrivendo…”, infatti ha capito il viaggio alla perfezione, con CoCo credo ci sia questo legame dettato dalla nostra fragilità (o almeno è quello che mi è arrivato da ascoltatore negli anni), quindi averlo come ospite in un pezzo che rappresentasse questo lato di entrambi mi è sembrato perfetto. Priestess speravo desse quel qualcosa in più a “almeno un po’” con la sua voce e infatti è stato così. Yamba sapevo avrebbe dato freschezza a “Tentación”, e per finire Malakay è nel progetto perché oltre a essere fortissimo fa parte della mia vita, quindi anche della mia musica.
Come hai vissuto l’inizio del tuo successo con la prima pubblicazione di My Love Lockdown sui social?
Ti dirò che non sono stato a festeggiare molto, certo, sto raggiungendo dei traguardi importanti e sono il primo della mia zona a farlo, ma i miei obiettivi sono altri e a quanto pare molto più lontani.
La cosa che mi ha preso meglio in tutto questo è che le persone abbiano capito il valore del progetto.
Quali sono state invece le tue influenze per iniziare a fare musica? Da chi prendi ispirazione?
Da piccolo l’artista che mi ha fatto innamorare della musica è stato Michael Jackson.
L’ispirazione la prendo dai rapporti personali, miei e di chi mi sta intorno.
Cosa ti ha spinto a cambiare città e quali differenze noti fra Sardegna e Lombardia?
Volevo fare un’esperienza di vita nuova, in primis. Poi, da un po’ di tempo sentivo che le cose sarebbero cambiate a breve, avevo questo presentimento. Mi stava chiamando da un po’ questo posto. La prima differenza è che qua non c’è disillusione, soprattutto nei ragazzi. In Sardegna i miei coetanei non credono in niente, vanno piano perché tanto è utopia, non ci si arriva a realizzare i propri sogni. Qua va al contrario. Ti guardano strano se hai quella mentalità. C’è voglia di fare e per uno come me che ha sempre dato il 1000% e non ha mai pensato a un piano B, è il posto giusto.
Come vedi la tua carriera musicale fra 5 anni?
Spero con almeno un disco importante alle spalle e con un bello status quo. Ho tanti obiettivi e tanto da lavorare, ma sono qua per questo.