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Recensione

Bloody Vinyl 3: tra successo e mediocrità

bloody vinyl 3 cover

In data 2 ottobre 2020 è stato pubblicato Bloody Vinyl 3, lavoro ideato e diretto artisticamente da DJ Slait della Machete Crew. Questo disco sta facendo molto parlare di sé, poiché il DJ sardo ha voluto al suo fianco tre importanti personalità della scena rap per costruire questo album. Di chi stiamo parlando? Semplice! Dei producer più freschi dell’attuale rap game: Tha Supreme, Young Miles e Low Kidd.

Quello che fa di Bloody Vinyl 3 un vero e proprio fenomeno musicale è l’enorme quantità di collaborazioni presenti, che sono in grado di rendere l’album estremamente variegato negli stili e nelle ambientazioni musicali: Guè Pequeno, Salmo, Jake La Furia, Fabri Fibra, Lazza, Madame, Capo Plaza, Coez solo alcuni dei nomi presenti. Abbiamo già espresso l’importanza delle saghe musicali nel rap – leggi il nostro articolo per approfondire – ma con Bloody Vinyl 3 si punta a dare una nuova accezione all’idea di racconto sonoro: questo è quello che distingue BV3 anche dai precedenti capitoli della saga. Questo album sarà riuscito a convincerci? Passiamo all’analisi.

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Testi

Il Bloody Vinyl 3 è un lavoro dichiaratamente sperimentale, pertanto non bisogna valutare i testi cercando un continuum a livello contenutistico. Tutto il lavoro è certamente ben strutturato, ma per una più corretta comprensione (e valorizzazione) è necessario guardare attraverso una duplice prospettiva: da un lato intendiamo Bloody Vinyl 3 come lavoro in pieno stile Machete, dall’altro, BV3 si presenta quasi come il secondo lavoro di Tha Supreme, dopo l’esordio con Le basi – è innegabile infatti che la figura dominante dell’intero album sia quella di Davide Mattei (a.k.a. Tha Supreme, appunto) – ovviamente senza nulla togliere a DJ Slait, Young Miles e Low Kidd. Il perché di quest’ultima affermazione è presto chiarito: in ogni brano della tracklist è possibile trovare – tra melodie, ritmiche e linee di basso – quell’imprinting musicale proprio del rapper milanese.

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Partiamo analizzando gli aspetti meno convincenti di Bloody Vinyl 3. Se valutiamo questo disco nell’ottica di una produzione Machete non risulta nulla di che, soprattutto considerando chi ha partecipato al disco. Stiamo parlando di un album che conta nomi importantissimi: Guè, Salmo, Jake, Taxi B, Fibra e l’ormai immancabile Lazza sono solo alcuni degli artisti che hanno preso parte al progetto; non c’è molto da dire: è l’olimpo del rap – o almeno parte di questo – condensato in quindici brani.

Quello che ci si aspetta in Bloody Vinyl 3 è un disco dalla forte connotazione hip hop, con incastri e punchline che sappiano rendere onore ad una tracklist di questo livello; purtroppo non è così! Anche i grandi nomi non hanno dato sfoggio delle loro capacità, limitandosi a portare a casa dei featuring interessanti certo, ma che non brillano per innovazione.

machete crew

Se invece andiamo a valutare il disco nell’ottica di Tha Supreme allora la nostra percezione cambia del tutto: che sia lui il protagonista del disco questo è fuori di dubbio; attraverso uno stile multiforme e mai scontato, domina in tutte le tracce che lo vedono presente. Il giovane artista ha fatto un salto di qualità non indifferente rispetto al primo lavoro adeguandosi a stili musicali antitetici che variano da canzone a canzone. Il diavolo viola ha saputo dimostrare di non essere semplicemente un ottimo liricista fautore di ritornelli freschissimi – basti pensare a X 1 mexma anche un ottimo paroliere in grado di creare un linguaggio ed uno stile proprio riconoscibili istantaneamente.

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Menzione d’onore per il brano 5G che vede la partecipazione di Nitro, Fibra e Jake La Furia: in verità non c’è molto di cui commentare perché il brano è fatto da tre professionisti ed è proprio su questa professionalità che il brano si struttura. Mi spiego meglio: nel brano ogni artista non solo sviluppa la propria parte in modo magistrale, ma soprattutto punta a non strafare; ogni strofa è congeniale alla successiva e alla precedente, ne consegue un’armonizzazione complessiva degna solo di tre grandi maestranti come Fibra, Jake e Nitro.

Alle fine della fiera Bloody Vinyl 3 è un buon progetto musicale che sa rispondere alle esigenze del mercato sotto ogni aspetto: le sonorità sono adeguate ad ogni artista che ha preso parte al lavoro.

tha supreme

Strumentali

I beat dell’album sono tutti molto convincenti e per niente banali: rappresentano l’elemento più eclettico del disco. L’ottima apertura firmata Greg Willen è sicuramente di forte impatto: Taxi B risulta completamente a proprio agio, anche Salmo tenta la sperimentazione proponendo il classico scream del collega Satellite con un risultato che magari non riesce a brillare a mio avviso, ma che comunque dà prova di grande audacia.

Molto frizzante è la strumentale di X 1 Mex che cavalca la wave dei beat elettronici, ma in una chiave più colorita e melodiosa: non troviamo la semplice cassa dritta, ma un giro di piano che nella sua semplicità risulta funzionale al groove della canzone – ricorda molto lavori come Treasured Soul di Michael Calfan o Koala di Oliver Heldens, famosi DJ a livello internazionale.

SLAIT 1

La base più coraggiosa è quella di Bloody Bars – Studiomob in cui è stata campionata la sigla del notiziario Studio Aperto: serve altro per spiegare l’originalità di questa base? Pur sfociando quasi nel trash, sin da subito l’ascoltatore non può che rimanere piacevolmente divertito, pur rimanendo vivo quel sentimento di stupore.

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Un altro beat di Bloody Vinyl 3 molto convincente è quello del brano Alaska: è davvero interessante proprio per la forte antinomia che si produce dall’accostamento tra immagini e melodie; all’idea di Alaska difficilmente assoceremmo un ritmo reggaeton e latineggiante. Il contrasto già molto forte viene accentuato ancor più dalla presenza di DaVido ed Hell Raton che, attraverso l’utilizzo dello spagnolo e dell’inglese, esaltano il gusto esotico del brano.

Davido

Stile

Come già intuibile dalla sezione riguardante i testi, lo stile di questo Bloody Vinyl 3 è sicuramente la parte che può lasciare più interdetti: ci rendiamo perfettamente conto che il disco è un lavoro parallelo e che non abbia le pretese di essere il disco dell’anno, però bisogna anche considerare che non c’è nulla di radicalmente nuovo, soprattutto guardando ai lavori passati della Machete Crew.

In BV3 è evidente l’intenzione di ripercorrere le principali tendenze del panorama musicale: dalle collaborazioni fino ai suoni proposti, questo disco è sviluppato per accontentare ogni tipo di ascoltatore. Attenzione! L’ascolto dell’album è sicuramente piacevole, ciò nonostante rimane l’amaro in bocca se pensiamo che Machete ha percorso i primi passi nel mondo musicale facendo dell’irriverenza e del contrapporsi alla cultura populista il proprio marchio di fabbrica.

Slait, Tha Supreme, Low Kidd e Young Miles hanno portato a casa sicuramente un buon lavoro che riuscirà a coinvolgere ed entusiasmare le masse: è sufficiente? Si, ma con alcune riserve! Se da un lato valutiamo Bloody Vinyl 3 come un lavoro fresco, giovane e spendibile nel brevissimo tempo, al contempo non possiamo che rapportarlo al Machete Mixtape, notando differenze veramente irrisorie.

Bloody Vinyl 3
6.5

Bloody Vinyl 3 - DJ Slait, Tha Supreme, Low Kidd, Young Miles

Il "Bloody Vinyl 3" di DJ Slait, Tha Supreme, Low Kidd e Young Miles è un lavoro freschissimo, giovane e che sa rispondere alle richieste del mercato musicale italiano: c'è la trap, la drill, il pop più mieloso e il rap old school. Dunque cosa lo renderebbe deludente? Semplice da intuire: quando si cerca di accontentare tutti, si finisce per deludere i più. Sicuramente un salto in avanti per un Tha Supreme decisamente convincente nell'intera tracklist, un po' meno altri rapper ospiti che non hanno dato sfoggio del loro potenziale portando a casa il compitino e, con questo, poco più della sufficienza.

Testi

6.5

Strumentali

7.5

Stile

5.5

Pro

  • Grande varietà di stili musicali nella tracklist
  • Collaborazioni anche con artisti emergenti

Contro

  • Conforme ad altri lavori Machete Crew
  • Omogeneo al mercato musicale
Conosci meglio

La musica mi accompagna sin dall'infanzia. Ho studiato la musica classica e lavorato sull'elettronica. Ogni suono è un colore sulla tela della quotidinità: "una vita senza musica non è vita."
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