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Recensione

Mentre nessuno guarda: Mecna allo specchio, con le sue fragilità

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Una mano stringe un vecchio registratore vocale e l’altra ne cambia la cassetta per farsi compagnia durante un lungo tragitto. Così inizia lo shortfilm con il quale Mecna ha annunciato l’uscita di Mentre nessuno guarda, il suo sesto album in studio, pubblicato il 16 ottobre per Virgin Records e Universal Music Italia. Non ci sarebbe stata immagine migliore per accompagnare gli ascoltatori nelle atmosfere di quello che, più che un album, sembra un messaggio vocale inviato a notte fonda ad una persona cara: diretto, profondo e intimo.

A pensarci bene, questi tre aggettivi potrebbero descrivere tutti i lavori discografici del rapper foggiano, che, pur rappresentando tappe diverse di un percorso artistico sempre in evoluzione, gli hanno sempre permesso di portare sul palco il suo mondo interiore. La differenza, questa volta, sta nell’aver scostato ancor di più la tendina del backstage, facendo vedere meglio cosa accade lontano dai riflettori, quando ci si ritrova da soli con le proprie fragilità di fronte allo specchio.

Per scoprire che cosa succeda proprio “mentre nessuno guarda”, allora, non resta che scrutare il riflesso di se stesso, che Mecna ha voluto mostrarci da dietro le quinte. Si tratta di un riflesso impreziosito dalla luce di artisti che condividono il suo approccio intimo alla scrittura, quali Ernia, Madame, Izi, Frah Quintale e Guè Pequeno. E, proprio grazie alla capacità di tutti questi rapper di parlare della nostra vita mentre parlano della propria, tutti potremmo rifletterci in quel gioco di luci e ombre in cui, guidati da Mecna, ci hanno voluti coinvolgere.

Testi

A suggerirci l’angolazione da cui guardare le tracce è di nuovo il cortometraggio con cui è l’album è stato annunciato:

In mezzo a tutti possiamo essere chi vogliamo
Ci sentiamo anche invincibili
È diverso quando siamo soli, davanti al nostro riflesso,
Mentre nessuno guarda

Sono queste parole, infatti, che racchiudono il messaggio che si dispiega in tutti i pezzi e che li accomuna: al cospetto del nostro io, tutti ci scopriamo vulnerabili. Ed è come se ogni traccia sveli una vulnerabilità diversa: c’è la paura di non essere all’altezza che tormenta il primo brano, Demoni, il pensiero martellante di doversi scusare per i propri errori che anima l’ultimo, Scusa, e l’angoscia per la fugacità del tempo che si insinua tra le note di Punto debole. L’unione di queste e delle altre vulnerabilità raccontate nel disco ridanno l’immagine di un uomo che non si vergogna di mostrarsi fragile, come esplicitato nella copertina che lo ritrae intento ad asciugarsi le lacrime e quindi in un momento molto intimo.

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Intimità, infatti, è un altro concetto che congiunge tutti i brani, sia a livello tematico che nell’approccio agli stessi temi. Nel primo caso, l’intimismo si traduce nel racconto di aspetti della vita privata dell’artista che hanno sempre caratterizzato le sue strofe, dall’amore alle amicizie, passando per la quotidianità; nel secondo, invece, si tratta di esprimersi in modo molto personale e con la lucidità di chi parla della propria interiorità fin dagli esordi.

Nulla di nuovo, allora, si potrebbe dire fin qui. E d’altronde chi ascolta Mecna era proprio questo che si aspettava e desiderava: resoconti di disavventure interiori con cui poter versare qualche lacrima. Tuttavia, a livello complessivo, nei testi è presente anche una grande novità che poteva manifestarsi in modo sensato solo al sesto album, ovvero la riflessione sulla carriera. Ed è qui che si rivela l’altro significato del titolo, Mentre nessuno guarda, in riferimento ad un percorso artistico sviluppatosi a lungo lontano dalle luci della ribalta, ma che pian piano si è ritagliato sempre più spazio e ha dato vita ad un progetto in costante evoluzione.

Mentre Nessuno Guarda

Strumentali

La crescita di Mecna, ancor più che sul piano contenutistico dove si trovano molte conferme e poche sorprese, ha trovato respiro nelle produzioni e strumentali. Di questo bisogna ringraziare una squadra con cui negli ultimi anni il rapper ha condotto una ricerca sonora che lo ha portato a definire sempre più nettamente il suo suono. Si sta parlando di Lvnar, Iamseife e Alessandro Cianci che in questo caso hanno saputo muoversi tra la tessitura di tappeti sonori più cupi alla creazione di atmosfere house e uptempo. Ecco, allora, che i pezzi di Mecna non sono più solo da ascoltare dalle cuffiette in un giorno di pioggia come è prevalentemente accaduto fino ad ora, ma anche dalle casse dello stereo di un club, come era stato accennato in lavori più recenti. Sia Blue Karaoke che Neverland, infatti, possono essere ora visti come i primi passi verso un nuovo universo sonoro che in questo album ha rivelato ancora più sfaccettature e tutte più o meno convincenti.

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Stile

I cambiamenti dal punto di vista sonoro non potevano non essere accompagnati da mutamenti di stile. Se in passato, infatti, incastri, metriche e giochi di parole solitamente associati al mondo dell’hip hop erano protagonisti incontrastati e rendevano i testi più densi e articolati, ora forme espressive prese in prestito dal cantato fanno da padrone, delineando spesso testi meno carichi e più fluidi. A prima impressione, questo dà l’idea di trovarsi di fronte a storie raccontate in modo più banale o che, in generale, mancano di pienezza di significato. Un ascolto più approfondito, invece, rivela che quasi tutte quelle strofe che possono sembrare schiave dell’essere orecchiabili hanno qualcosa da raccontare. Basti pensare al ritornello di Vivere:

E non lo so, non ci ho pensato mai
Volevo solamente vivere
Mi chiedono: “Ma da che parte stai?”
Quando volevo solo vi-ve-re
Volevo solamente vivere (vi-ve-re)

Apparentemente, queste frasi sono il culmine di un singolo spensierato, ma in realtà parlano dell’avere il coraggio di prendere la vita come viene, senza provare a racchiuderla in schemi da cui, inevitabilmente, strariperebbe. Questo può provare quanta ricerca ci possa essere dietro alla scelta di utilizzare meno parole che non corrisponde quindi a fare meno fatica, ma spesso proprio al contrario. E, in più, ci ricorda anche quanto sia controproducente cercare di far rientrare la stessa musica di Mecna nei confini di un’etichetta ben precisa. La sua particolarità, infatti, resta anche in questo disco quella di restare sospesa tra il rap e il pop, in una dimensione in cui un rapper può e sa fare dell’esaltazione delle sue fragilità il suo vero punto di forza.

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Mecna

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7.2

Mecna - Mentre nessuno guarda

Oltre che restituirci il riflesso di un uomo che non ha timore di lasciare scoperti i suoi punti deboli, questo album ci fa scoprire un artista che non ha paura di fare delle scelte per potersi evolvere. Ciò che conta è che, nonostante questo conduca a dei cambiamenti, tutto avvenga sempre nel rispetto dei propri tratti caratteristici. Tratti che sono gli stessi degli artisti chiamati a collaborare in un progetto che, in virtù di questo, risulta tanto vario quanto coeso: approccio personale e capacità di scavare nella propria profondità con leggerezza.

Testi

7.0

Strumentali

7.0

Stile

7.5

Pro

  • collaborazioni azzeccate, in linea con l'approccio alla scrittura dell'artista
  • diversi pezzi per diversi mood
  • esplorazione sonora
  • capacità di scavare in profondità con semplicità a livello testuale
  • riconoscibilità nello stile

Contro

  • ridondanza nei testi, per quanto questa, alla fine, dia coerenza al progetto
  • ripetizione di temi già trattati in album precedenti
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