
Nuovo appuntamento con la rubrica Ladies First. Come sempre, siamo felicissimi di aggiornarvi e farvi scoprire quelle piccole realtà artistiche che stanno prendendo piede sul suolo italiano. I progetti stanno aumentando notevolmente e questo non può che farci piacere.
Oggi lasciamo la parola ad Eleonora La Monica, in arte Leyla, rapper romana classe ‘99. Nel 2016 inizia un percorso nella musica da solista, ma a luglio del 2017 dà vita ad un nuovo progetto musicale con il duo The Line Punch, a cui fa seguito il primo EP pubblicato nel 2018. Successivamente riprende la carriera da solista, pubblicando per l’etichetta Honiro Ent. È stata anche una dei sette protagonisti dell’EP Disco 1, dove sei artisti e un produttore si sono “rinchiusi” nella stessa casa per otto giorni, con l’unico obiettivo di fare musica. Sono due le canzoni in cui è coinvolta, la prima è Arrivista con Cannella, Matteo Alieno e Francesco Morrone, la seconda è Lame affilate con Grein. Il 16 ottobre pubblica per Honiro Rookies il suo primo album solista, VIVA, sul quale abbiamo voluto fare quattro chiacchiere direttamente con l’artista.
Ciao Leyla, benvenuta nella nostra rubrica. Raccontaci un po’ di te!
Ciao a tutti! Io sono Eleonora, in arte Leyla, sono una rapper romana classe ’99 ed è appena uscito il mio primissimo album VIVA per Honiro Rookies.
Come ti sei approcciata alla musica e quali sono i tuoi punti di riferimento?
Ho iniziato a fare musica verso i quindici/sedici anni, avevo bisogno di mettere nero su bianco ciò che stavo provando. Ero in un periodo abbastanza difficile della mia vita e dovevo imparare a gestire al meglio le mie emozioni, la musica mi ha aiutata molto in questo.
I miei punti di riferimento sono tanti e tutti diversi. Sono un’appassionata del rap, quindi non potrei non citare Eminem, Drake, Kendrick Lamar, Kanye West, ma anche Marracash o Salmo, guardando all’Italia, però ascolto davvero di tutto, quindi non escludo neanche un Michael Jackson, ad esempio, o gli Eagles, i Queen.
Sei stata una delle protagoniste dell’EP Disco 1, com’è stata questa esperienza e cosa ti ha lasciato?
Abbiamo vissuto una situazione molto particolare. Siamo partiti praticamente senza conoscerci, per chiuderci in una casa sperduta nel nulla a fare musica ventiquattr’ore su ventiquattro. È stato fenomenale. Vedere altri artisti al lavoro ti permette di guardare le cose da una prospettiva diversa, conoscere un nuovo tipo di approccio alla musica, per me è stato fondamentale.

Il 16 ottobre 2020 hai pubblicato il tuo disco d’esordio VIVA. Un nome semplice, ma molto evocativo. Qual è il suo significato?
Diciamo che il significato è per lo più racchiuso nell’ultimo brano del disco, che è appunto la titletrack. Quando ho chiuso l’album ho sentito una scossa per tutto il corpo, mi sono sentita davvero più viva che mai, quindi ho voluto fissare quel momento. Fare musica per me è veramente una questione di vita o di morte, mi sento vuota se mi fermo per troppo tempo. Sono viva grazie alla mia musica, a questo progetto e a quelli futuri.
Un album molto particolare, con sonorità molto diverse tra loro e sperimentazioni vocali. A cosa sono legate queste scelte?
Ai miei ascolti più che ad ogni altra cosa. Non sono un’ascoltatrice “standard”, di quelle in fissa con un genere e basta. Spazio molto, ma non sono neanche tipa da radio, piuttosto cerco ogni giorno artisti, progetti e dischi diversi, che possano lasciarmi qualcosa, da cui imparare cose nuove, ed è proprio da questo tipo di ricerca che nasce VIVA. Non mi sarei mai perdonata se mi fossi limitata alla mia comfort zone.
Due collaborazioni all’interno del tuo album, in Quanto costa con Derua e in Rapide con Sciabola. Come sono nati questi pezzi?
Con DeRua volevamo riportare in piedi, anche solo per un attimo, i The Line Punch. Per noi è molto naturale fare musica insieme, veniamo da un duo, ma siamo anche compagni di vita, mi sarebbe sembrato assurdo non averlo nel mio primo disco. Quando gli ho presentato la mia strofa è bastato un pomeriggio per ricevere la sua risposta, sembrava davvero di essere tornati indietro nel tempo.
Con Sciabola ci conosciamo da tempo ormai. Abbiamo collaborato la prima volta anni fa, quando ancora esistevano i The Line Punch, proprio su una base di Rambla, quindi averli tutti e tre nel disco è stato un po’ come tornare indietro nel tempo. È un amico prima di tutto, ma anche un artista che stimo moltissimo. Anche con lui è stato estremamente semplice lavorare, dopo avergli mandato il brano è bastato un giorno per ricevere la sua strofa fatta e finita. Vado molto fiera del nostro brano, nato con semplicità disarmante nonostante la distanza e il periodo poco propizio (è nata proprio durante il lockdown).

Quali sono stati i riscontri da parte del pubblico e degli addetti ai lavori?
Sembra stia piacendo molto, chi mi segue già da un po’ ha apprezzato il mio non essere ripetitiva, rimanendo comunque me stessa, chi invece mi ha scoperta adesso è rimasto colpito dall’assurda omogeneità del disco nella sua totale non-omogeneità e dalle barre che ho tirato fuori. Obiettivo raggiunto direi.
Questo album è senza dubbio un punto di partenza, ora qual è l’obiettivo?
Riuscire a vivere di questo, ovviamente. So che non sarà facile, che la strada è ancora lunga e tutta in salita, ma so anche di essere una tipa testarda, di quelle che se si mettono in testa un obiettivo sono poi disposte a fare di tutto pur di raggiungerlo.