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Approfondimento

A cosa è dovuto il ritmo frenetico del settore musicale?

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Grazie alla rete, alle nuove piattaforme streaming e ai social la musica è in continua espansione, gli artisti sono sempre più numerosi e le canzoni e i progetti musicali intasano Spotify tra capolavori e pezzi spazzatura.

Il settore musicale, in forte crescita, ha garantito al mondo una quantità mai vista prima di dischi e singoli che, ogni venerdì, vengono lanciati nella mischia nel tentativo di spiccare lasciando un segno nella storia della musica, impresa che, in questo periodo, sembra sempre più difficile. I nuovi progetti nascono già con una data di scadenza che, in generale, costringe l’artista a proporre ogni anno diversi contenuti musicali influendo fortemente sulla qualità delle canzoni. La musica si è evoluta ed ora si basa sui numeri e sulla quantità, molti artisti fanno una fortuna in pochi anni di attività per poi scomparire nella monotonia e nella prevedibilità. Ma a cosa è dovuto questo “sovraffollamento musicale”?

musica spotify

Il ruolo dei social e dei media

Sicuramente questo ammassamento di brani è dovuto alle nuove tecnologie, alla rete e ai social che hanno dato la possibilità a tutti di farsi conoscere attraverso la musica sfruttando, molto spesso, un personaggio stravagante ed eccentrico presentato sui social per creare scalpore e per attirare l’attenzione.
Negli ultimi decenni, infatti, il web e i talent televisivi sono stati la culla dei nuovi talenti musicali che, in molti casi, si sono dimostrati delle meteore destinate a spegnersi in pochi anni per ritornare nell’anonimato. In particolare, in questi ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di nuovi rapper che hanno cercato di ricreare le tendenze musicali moderne per raggiungere il successo alimentando una scena italiana che risulta satura di copie di altri artisti.

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Il rap italiano ha visto una crescita esponenziale che possiamo attribuire alla nuova generazione di rapper tra cui Sfera Ebbasta, Ghali, Tedua, Izi e molti altri che sono stati in grado di rendere più commerciale un genere portato in auge da colossi come Club Dogo, Fabri Fibra, Marracash e Salmo che hanno creato le radici del successo dei colleghi.

Il 2020 musicale ha rappresentato un caso speciale nella pubblicazione dei dischi, in quanto è stato fortemente condizionato dalla pandemia da coronavirus che ha, ovviamente, compromesso molte delle uscite musicali per l’impossibilità di realizzare firmacopie e live per la promozione e la vendita del prodotto. Ed è proprio per questo motivo che quelle che stiamo passando sono delle settimane di fuoco per il mondo musicale che ha dato il via alla pubblicazione dei tanti progetti rimasti in sospeso. Dopo mesi di letargo, la voce della musica ha ripreso a farsi sentire accompagnando le nostre giornate con nuovi album che, però, si sovrappongono con altri riducendo la visibilità e la possibilità di successo.

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Il ruolo delle case discografiche

Altra causa importante è da ricercare nel cambiamento di ruolo all’interno del settore musicale delle case discografiche. Inizialmente i discografici erano come dei talent scout che ricercavano in tutta Italia talenti grezzi da far brillare, mentre ora, la casa discografica si occupa della promozione della musica dell’artista che, avendo già un discreto pubblico grazie ai social, ha un personaggio già creato e un progetto già avviato. Il mondo discografico rappresenta quindi un incremento del successo del cantante promuovendo i suoi prodotti, organizzando le uscite e scandendo il ritmo di lavoro dell’artista. L’etichetta diventa, perciò, una vera e propria industria che si arricchisce accaparrandosi i nuovi talenti facendoli fruttare pubblicando diversi dischi che definiranno le loro carriere, spesso brevi. Questo standard di pubblicazioni nasce in America, dove gli artisti sono molto attivi, garantendo – in certi casi – più di un album all’anno cavalcando il successo momentaneo, prima che la fiamma si spenga. Infatti, questa strategia di mercato porta l’ascoltatore a stufarsi del cantante che, dovendo pubblicare così spesso, realizza prodotti musicali molto simili che ricadono nella monotonia e nella stagnante ripetitività.

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Il ruolo del producer

Un mezzo che ha accelerato la produzione delle canzoni è certamente il computer che ha permesso a tutti di ricreare, attraverso software e programmi, qualsiasi tipo di suono. Il musicista e, più in particolare, il producer non ha più bisogno di possedere strumenti musicali per poter realizzare la propria musica che, invece, è riprodotta semplicemente da una macchina che possiede già tutte le possibili batterie, melodie e armonie. Difatti, il beatmaker lavora sempre dal computer utilizzando, in alcuni casi, una tastiera elettronica per realizzare gli accordi di base del pezzo che poi vengono impreziositi con effetti e armonizzazioni per poi essere inseriti all’interno del progetto. Ciò non significa che la realizzazione di un beat sia facile e che i producer di oggi abbiano meno talento dei musicisti. Il produttore, infatti, ha nella propria mente l’idea di una melodia che decora con diversi suoni di accompagnamento come se, ad ogni click del mouse, l’orchestra al suo servizio prendesse forma riproducendo l’idea iniziale. Ciò significa che realizzare un beat non è affatto semplice e dietro ad una base semplice possono nascondersi mille accorgimenti che riconosce solo l’orecchio più esperto. Questo processo, quindi, ha certamente velocizzato la produzione di canzoni, in quanto non vi è la necessità di avere diverse persone per la realizzazione di tutte le parti dell’accompagnamento ma un’unica persona, il producer, è in grado di realizzare il tutto anche in un tempo molto breve.

producer

In conclusione, la musica non è mai troppa. Se ci sono molti artisti significa che c’è anche un grande pubblico che ha bisogno ogni giorno dei loro contenuti e delle loro canzoni. Questa, però, non è una giustificazione per le numerosissime pubblicazioni che, in molti casi, sono di scarsa qualità. La musica e, più in particolare, un disco è il risultato di un percorso artistico e di maturazione che spesso richiede diverso tempo; quindi è giusto imporre questo ritmo frenetico agli artisti?

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Questo articolo è anche uno spunto per stimolare una riflessione sul settore, oltre che sugli artisti: il numero eccessivo di release serve per fare – per l’appunto – “numero” e cioè generare poco ma da tanti, o sarebbe più giusto tornare a un sistema discografico di vecchio stampo, selezionando moltissimo a monte, per generare revenues musicali costituite da guadagni alti, ma dovuti a pochi?

Staremo a vedere quale sarà il futuro della musica e della filosofia di mercato dietro di essa nei prossimi anni (o forse mesi)…

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