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Intervista

Nicola Siciliano si racconta attraverso la sua Napoli: l’intervista

nicola siciliano, napoli 51

Nicola Siciliano ha pubblicato Napoli 51 per Sony Music, la continuazione diretta di Napoli 51: Primo contatto (uscito quest’estate, ndr). A soli diciotto anni, il rapper napoletano mette in piedi un progetto di grosse dimensioni, che in questa seconda parte si arricchisce anche di diversi featuring di primo livello come Nitro, Clementino, Vegas Jones, Ketama126 e Rocco Hunt. Il filo conduttore, come si può ben capire dal titolo, è la sua Napoli e la voglia di raccogliere l’eredità di tante generazioni di artisti che hanno scritto la storia musicale della città.

Abbiamo fatto due chiacchiere con Nicola Siciliano per farci raccontare qualcosa in più del suo disco e delle scelte che stanno dietro all’intero progetto.

Diciotto anni e già un album in major pubblicato in due parti, come ci si sente ad essere l’enfant prodige del rap napoletano? Senti la responsabilità di rappresentare una città che ha fatto molto per la musica italiana (rap e non solo)?

Certo. Con questo album ho voluto rappresentare la mia città, la Napoli che è riuscita ad integrare al suo interno le nuove generazioni di artisti, anche sperimentando fra i vari generi. E questo si vede chiaramente dal titolo e dalla scelta musicale presente nel disco.

Se nella prima parte dell’album avevi portato qualche grosso nome nelle produzioni, nella seconda ci sono carichi da novanta anche nei feat. Come è stato lavorare con alcuni dei più importanti rapper della scena?

Per me è stato un sogno che si è avverato, anche perché alcuni di questi artisti li ascoltavo da quanto ero piccolo ed è grazie a loro che ho intrapreso la strada del rap. Poi con ognuno di loro ho un bel rapporto personale, quindi posso dire che ci siamo trovati bene a lavorare insieme, sviluppare nuove idee, concretizzare certe fantasie, etc. Ma prima di essere un sogno, queste collaborazioni hanno rappresentato un obiettivo e una soddisfazione per cui ho lavorato tanto.

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Come è nato questo progetto? Come mai hai scelto di pubblicare un album in due parti a pochi mesi di distanza l’una dall’altra?

Ho deciso di pubblicare un album in due parti per far capire a 360 gradi chi è Nicola Siciliano, oltre che per mostrare una certa varietà artistica a livello di testi, di produzioni, argomenti, fantasie, visioni. E un po’ questo il concept dell’album diviso in due parti. Napoli 51: Primo contatto rappresenta il primo approccio di un alieno con un nuovo mondo che poi si sviluppa e completa in Napoli 51. Poi, il fatto di pubblicarli in così breve tempo è stata una mia scelta, perché avevo già tutti i brani a terra e quindi abbiamo iniziato a lavorare per costruire questo tipo di progetto.

nicola siciliano napoli 51

L’album è stato realizzato durante un momento molto particolare per il nostro paese e per il mondo intero. Questa situazione surreale in cui ci ritroviamo (lockdown, restrizioni, chiusure) ha influenzato in qualche modo la tua produzione musicale?

Credo proprio di sì. La situazione contingente mi ha influenzato molto, anche perché, a parte quattro brani, l’intero album è stato scritto, prodotto e realizzato durante il lockdown. Per me è stato un periodo molto produttivo. Fra i vari aspetti di questa situazione io ho cercato di cogliere quello che mi ha spinto a lavorare ancora più intensamente.

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Passiamo a qualche domanda più strettamente musicale. Napoli 51 è più variegato rispetto al lavoro precedente. Volevi aggiungere qualcosa di nuovo nel tuo percorso artistico con la seconda parte, anche al livello di beat dato che hai prodotto tutti i brani, o è solo la naturale continuazione di Napoli 51: Primo contatto?

Napoli 51: Primo contatto, come ho detto prima, è solo l’approccio. Mentre la seconda parte è quella più sviluppata, anche più curata se vogliamo. Lo si vede nei feat, ma anche in tanti altri aspetti di Napoli 51. La prima parte era solo un’introduzione, la seconda è il corpo principale dell’album.

Raccontaci un po’ quali sono i tuoi riferimenti musicali nella scena italiana ed internazionale.

Sono appassionato della trap americana, che ormai ascolto da diversi anni. Mi piacciono molto artisti come Travis Scott, Roddy Ricch, ma in genere ascolto tutti i generi musicali. Mi interesso poco della scena italiana. C’è un ragazzo, BLANCO, che sta uscendo ora e mi piace molto. Per il resto, ascolto raramente rapper italiani.

In Zen la produzione ha delle forti componenti jazz. E quando si parla di jazz e Napoli non si può non menzionare Pino Daniele. C’è qualcosa di lui in questo brano e in generale in Nicola Siciliano?

Certo. Anche molte frasi di Zen sono ispirate a lui. Tralasciando il fatto che è un brano molto sperimentale, ho preso lui come riferimento anche per certe tematiche, per alcune frasi che lui usava per rappresentare la città. Cerco di seguire le sue orme in qualche modo.

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Cosa ci dobbiamo aspettare ora da Nicola Siciliano? Dobbiamo attendere la terza parte di Napoli 51 o si passa ad un nuovo progetto?

C’è diversa roba che bolle in pentola e che farò uscire prossimamente. Per il resto, solo il futuro saprà dircelo.

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