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Intervista

Inoki presenta Medioego: “Farò molto di più di quello che avete appena ascoltato”

inoki medioego

Negli ultimi anni il nome di Fabiano Ballarin in arte Inoki è stato troppo spesso associato a leggende metropolitane, dissing più giornalistici che reali e scazzi con colleghi. La realtà, però, è come al solito molto diversa da come appare e Fabiano in questi anni ha solo continuato a vivere la vita vera, ha cambiato tantissime città e non ha mai smesso di fare musica.

A sei anni di distanza dall’ultimo album in studio, Inoki torna sulla scena oggi, venerdì 15 gennaio, con un nuovo progetto discografico, pubblicato per Asian Fake/Sony Music Italy: Medioego è il suo nome. All’interno 18 tracce, 9 produttori e 4 ospiti: da un lato nomi storici dell’hip hop italiano, quali DJ Shocca, Stabber o Big Joe, dall’altro tanti ragazzi della nuova scuola come Tedua, Chris Nolan, Garelli, Chryverde, Sine e l’inaspettata Big Mama. Nel mezzo le due produzioni di Salmo (in Underground e Hype), la voce di Noemi in una delle tracce più sorprendenti del disco (Ispirazione), e una rinnovata consapevolezza del rapper classe 1979 a far da collante a questo rischioso ma ben riuscito incrocio generazionale. 

Medioego non è una rivoluzione copernicana, questo sia ben chiaro: nonostante segni un primo tentativo di Inoki di aprirsi ad alcune sonorità moderne, come ci conferma la tracklist del disco, il rapper nomade ci rappa sopra con la stessa grinta che lo contraddistingueva nel 1992 quando ha iniziato, senza snaturarsi, senza rinnegare alcunché. Il rapper nativo di Ostia è tornato con un progetto lontano anni luce da quello che probabilmente si aspettano i suoi fan, per ribadire di non essere solo il rapper di BoloByNight e per dimostrare a tutti quelli che lo consideravano finito che questa roba la sa fare ancora alla grande.

Dopo aver aperto l’intervista raccontandoci della sua vita negli ultimi sei anni e di come abbia continuato a fare rap solo grazie al supporto della sua gente, Inoki si addentra subito a parlare dei disco.
“Medioego non è un arrivo per me, ma solo una partenza” – ci rivela con grande carica – “ho ripreso un bel ritmo, scrivo tanto (pensa che ho scartato quasi il doppio delle canzoni che sono presenti nell’album) e sono pronto a fare molto di più di quello che avete appena ascoltato”.
Tra un aneddoto e l’altro, Fabiano ammette altre intriganti rivelazioni: il rispetto e l’ammirazione nei confronti di Tedua, l’apertura mentale che gli ha permesso di adeguarsi ai suoni e ai linguaggi della nuova generazione, senza risparmiare genuine critiche a qualche ragazzo che intraprende oggi la strada del rap per moda o per soldi, indice, a giudizio del rapper, della società estremamente capitalista nella quale viviamo. 

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Inoki

Come te lo vivi personalmente questo “Medioego” che è l’attualità?

Me lo vivo cercando di sopravvivere, cercando di uscirne tutt’intero, più sano di mente e di corpo possibile. Ammetto che è veramente difficile in questo periodo.

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Hai portato nello stesso disco nomi storici dell’hip hop italiano, ma anche tanti ragazzi della nuova scuola. A livello professionale, nel lavorare insieme ai pezzi, come ti è apparso questo confronto generazionale?

Bisogna dire che questi ragazzi sono bravi, sanno lavorare e hanno dei ritmi veramente incredibili. Su questo aspetto sono stato io che ho avuto da imparare da loro. A livello professionale, alle persone con cui ho lavorato posso solo fargli i complimenti: no cap, per usare un gergo loro! 

Con alcune tracce impressionanti da un punto di vista tecnico (penso ad esempio a Schiavi) mi hai riportato con la mente a quegli anni in cui l’hip hop era veramente denuncia sociale, era lotta ai poteri forti.
Secondo te perché oggi che comunque i problemi ci sono, forse non come nel ‘92 quando hai iniziato tu, ma ci sono eccome, il rap ha perso quello stimolo e anche quella voce sociale di un tempo?

I problemi ci sono e anzi a me sembrano sempre più gravi. Quello che manca è una coscienza politica; oggi l’unico ideale è quello di fare i soldi, mentre mancano ideali di uguaglianza, ideali sociali, un po’ di antirazzismo, un po’ di ideali di rispetto verso la donna o verso la famiglia. Questi ragazzi ne hanno invece tanto bisogno e questo si sente anche nelle loro canzoni: magari non hanno il coraggio di dirle certe cose, ma dentro ce le hanno, dentro sono consapevoli che continuando di ‘sto passo si va verso l’autodistruzione. L’ho notato perché tante volte hanno usato me per dire cose che vorrebbero dire ma gli manca il coraggio per farlo. 

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Ascoltando la traccia Stanco di Medioego mi viene da porti una duplice domanda: pensi che ti sia stato riconosciuto tutto quello che hai fatto per l’hip hop italiano? Il Fabiano ragazzino, a 15-16 anni, trasportato oggi, avrebbe fatto ugualmente musica?

Non lo so, ma credo di sì. La vita mi ha incanalato in questa strada, ancora prima che io potessi sceglierla. Chissà verso cosa mi avrebbe spinto oggi. Per quanto riguarda la riconoscenza, ora come ora non mi interessa per niente: sotto certi punti di vista sì, sotto altri no, ma ti giuro che a me interessa solo esprimermi, fare musica e farla sempre al meglio delle mie capacità.

Di questi tempi tutti i live sono annullati – speriamo non per molto ancora. Una cosa che invece io personalmente non riesco mai ad immaginarmi è questa: come erano i live nei primi anni ’00? 

In realtà per me i live sono sempre rimasti uguali: i miei sicuro, quelli degli altri non posso assicurartelo perché ne vedo sempre meno. Quando però si sta insieme e ci si guarda negli occhi sotto un palco per me quella roba lì, quelle vibes che si creano, credo che sia uguale ai tempi degli antichi romani e sarà uguale anche tra duemila anni. Poi vabbè, la tecnologia ha aperto tante nuove strade, adesso i ragazzi magari usano l’autotune o mettono la canzone sotto, cose che io non avrei mai fatto e spero di non doverla fare mai. Se prima c’era più performance fisica ora credo ci sia più performance tecnologica, ma il feeling rimane.

Come può, secondo te, un artista star vicino al proprio pubblico in questo momento dove i live sono annullati, dove c’è impossibilità di vedersi e dove l’incertezza regna sovrana? 

Si usano i mezzi che ci sono, come tento di fare io: ho iniziato a usare Twitch, uso Instagram, il computer. Pensa se non ci fosse neanche la tecnologia in un momento del genere, io credo che daremo testate contro i muri 24h.

Medioego
Inoki

Sono convinto che il successo del rap in Italia negli ultimi anni, probabilmente inimmaginabile nel 1992 quando tu hai iniziato, sia in realtà un buon tornaconto per tutti, sia per chi vive nell’underground sia per chi vive nel mainstream. Cioè se Sfera ha successo, questo può per assurdo fare bene anche a te. Sei d’accordo su questo?

Be’, hai fatto un esempio molto estremo (ride, ndr.). È inevitabile che a livello di pubblico se la fetta si è allargata lo è per tutti. A livello di influenze, invece, fino a un certo punto: un percorso come quello di Salmo e della Machete, per esempio, mi ha aiutato molto, perché è più vicino al mio mondo. Però certo, più gente fa meglio è: rispetto per chiunque si metta a farlo. C’è anche da dire che con il successo del mainstream, l’underground ha sempre meno linfa vitale. 

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Come mai? 

Purtroppo prima eravamo spinti dalla passione, mentre ora il denaro gioca un ruolo importante. Da quando il RAL è diventato mainstream ogni altro canale è stato tagliato fuori. Costruire canali underground oggi è difficilissimo, io stesso ci ho provato e posso assicurare che non è facile. Capisci che è un po’ frustrante per un trentenne che magari lavora già otto ore al giorno, con una famiglia da portare avanti, e magari prova a spingere l’underground, trovarsi di fronte un ragazzino di quattordici anni che lo deride perché lui ha fatto i soldi e tu no. Per fortuna l’underground però esiste ancora, lì dove sei a Bologna ad esempio, ha sempre funzionato di più l’underground che il mainstream, ed è ancora così. Ci vuole tanto coraggio, soprattutto se non sei più un ragazzino, però io voglio mandare un messaggio alla gente che tiene vivo l’underground, un messaggio di rispetto, perché senza di loro non ci sarebbe niente. Se non c’è l’underground non c’è neanche il mainstream, come se non c’è il mainstream non c’è l’underground, è come uno yin e uno yang che hanno bisogno di essere bilanciato sempre il più possibile. Spero che adesso che io passo di qua, ci sia qualcun altro mi sostituisca nell’underground. 

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Studente, accanito lettore, alla continua ricerca di creatività. Dalla mentalità diversa da chi tergiversa.
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