
Portare l’America in Italia è la missione dei Gorilla Sauce, ma forse è più giusto dire che vogliono importare dall’America quell’immaginario fatto di citazioni che, soprattutto attraverso il cinema, era stato precedentemente esportato dalla Sicilia. Non a caso, infatti, entrambi i genitori del celebre regista Martin Scorsese sono nati in provincia di Palermo. Di fatto, sin dalla cover e dal titolo del loro ultimo progetto è inequivocabilmente richiamato Quei bravi ragazzi, capolavoro in pellicola di Scorsese.
Bravi Picciotti è il nuovo lavoro del collettivo palermitano – di cui fanno parte Chef Monkee, Nevra, Issel, Frank Popa più svariati beatmaker e videomaker – pubblicato il 25 dicembre 2020. Un regalo natalizio lungo 23 brani in cui i componenti dei Gorilla Sauce si alternano al microfono accompagnati da diversi ospiti. Per fortuna gli assembramenti nelle canzoni non sono ancora vietati dai DPCM.
Abbiamo fatto due chiacchiere con Chef Monkee – frontman e fondatore del collettivo insieme a Nevra – per capire cosa si cela dietro la lavorazione di Bravi Picciotti. Buona lettura!
Bentornati su lacasadelrap.com! Dalla nostra ultima intervista ci sono stati importanti cambiamenti all’interno del collettivo Gorilla Sauce. Cosa è cambiato nel corso del 2020?
È un piacere essere di nuovo vostri ospiti. Il 2020 è stato un anno particolare per tutti, all’inizio eravamo carichi per la nuova stagione forti anche di due nuovi compagni, Frank Popa e Issel, che si sono uniti alla squadra. Poi sappiamo tutti cosa è successo e abbiamo dovuto modificare i nostri piani.
Il titolo e la cover del progetto riprendono a piene mani l’immaginario creato da Scorsese in Goodfellas – Quei bravi ragazzi. Come mai avete scelto questo immaginario come concept del mixtape?
Siamo tutti molto appassionati di cinema, ci sembrava figo richiamare questo immaginario soprattutto perché questo stereotipo del siciliano è stato ripreso da chiunque meno che da veri siciliani. Tutto è partito dall’idea della cover e dal fatto che fossimo in quattro, esattamente come nel famoso scatto di Quei Bravi Ragazzi da cui abbiamo preso la posa.
A Palermo, purtroppo, l’immaginario da cui avete attinto non è solo, appunto, immaginario. Come vivete la città da questo punto di vista? Pensate che rispetto ad anni fa le cose stiano cambiando per il meglio?
Questa è una bella domanda. Credo che le cose siano cambiate, che la violenza sia meno plateale rispetto ad un tempo, ma è ancora presente un certo tipo di clima. Chiunque viva questa città un po’ lo respira. Tuttavia, le nuove generazioni condannano assolutamente certi comportamenti e credo che parlarne/parodiarli come abbiamo fatto noi aiuti a smontarli.
Rimaniamo sempre su Palermo, ma spostiamoci sul versante musicale. Quale pensate sia il vostro peso all’interno della scena palermitana e quale il peso di un progetto corposo come Bravi Picciotti?
Il nostro obiettivo è quello di imporci anche al di fuori della città di Palermo e di rappresentarla. Non abbiamo ancora il peso specifico di certi artisti che hanno fatto la storia, ma nel nostro piccolo abbiamo portato un sound riconoscibile. 23 tracce significa volere andare controtendenza in un periodo di musica a porzioni ridotte.

Nel progetto, oltre ai componenti dei Gorilla Sauce, ci sono vari featuring. Come avete scelto i nomi da coinvolgere?
Abbiamo chiamato prima di tutto gli amici con cui avevamo già collaborato e non. Poi altri ragazzi che abbiamo scoperto e che spaccano, come Mated e Genia.
Mi incuriosisce sapere come avete lavorato a questo progetto: mettere tante teste insieme, tra rapper e producer, non è mai facile. Non oso immaginare poi con una pandemia in corso.
È stato più facile di quello che sembra: i rapper sono stati tutti celeri nell’inviare le loro strofe. In alcuni momenti c’era da uscire pazzi perché, in più o meno un mese, è stato quasi tutto registrato, mixato e masterizzato. Tra di noi di Gorilla Sauce c’è molta alchimia e alla fine lo abbiamo chiuso.
Bravi Picciotti è fondamentalmente un biglietto da visita del collettivo. Qual è l’obiettivo che vi siete prefissati di raggiungere con questo progetto?
L’obiettivo di questo progetto era di imporci come uno dei collettivi più forti che ci sono in città e di essere un antipasto per quello che verrà. Lo abbiamo sottovalutato in corso d’opera, ma si è rivelato secondo me un ottimo biglietto da visita.
Con questo mixtape siete tornati ad essere indipendenti. Quali sono i pro e i contro di non avere un’etichetta dietro?
Approfitto di questa domanda per chiarire alcuni concetti. Facevamo parte di una realtà come collaboratori e come amici. In realtà non c’era nessuna etichetta dietro, tutte le nostre produzioni sono sempre state opera nostra: non abbiamo mai ricevuto budget o cose del genere. Spingevamo quella realtà e apponevamo il logo in maniera puramente simbolica, Gorilla Sauce esisteva già. Siamo sempre stati indipendenti come lo siamo ora, ed è dura fare tutto con le proprie forze, ma allo stesso tempo è una grande soddisfazione. Nel bene o nel male è tutta farina del nostro sacco.

Adesso poniamo uno sguardo al futuro. Cosa c’è nel 2021 dei Gorilla? Sia a livello di collettivo che di solisti. Potete svelarci qualcosa?
Nel 2021 speriamo intanto che si possa ritornare sul palco. Abbiamo tanta musica pronta, ogni artista del collettivo sta lavorando ai propri progetti solisti! Non è da escludere che ci riuniremo ancora, lavoriamo nello stesso studio.
Grazie dell’intervista come sempre. Continuate ad ascoltare Bravi Picciotti e tenete d’occhio tutti i nostri profili, presto ci sarà da divertirsi!