“L’espressione esperienza extracorporea, nota anche con le sigle OBE e talvolta OOBE (dall’inglese out of body experience), sta a indicare tutte quelle esperienze, la cui interpretazione rimane controversa, nelle quali una persona percepisce di “uscire” dal proprio corpo fisico, cioè di proiettare la propria coscienza oltre i confini corporei”. Questa è la spiegazione che troverete su Wikipedia alla voce “esperienza extracorporea”. A questa esperienza deve il nome il nuovo album di Mace per Island Records/Universal Music Italia.
Dopo aver collezionato, nel corso degli anni, una serie di successi producendo brani come, tra i tanti, Pamplona di Fabri Fibra, Mezzanotte di Ghemon e Non ci sei tu di Gué Pequeno, Mace con OBE (Out of Body Experience) decide di mettersi totalmente in gioco. E lo fa con un disco composto da 17 tracce e una serie di featuring che, semplicemente alla vista, possono lasciare senza parole. Ce lo racconta anche lo stesso Mace in un’intervista, che potete leggere qui, ma passiamo subito alle nostre impressioni sull’album.
Allo stupore per l’accostamento della FSK Satellite con Irama, in Ragazzi Nella Nebbia, pubblicato l’estate scorsa, si aggiunge la curiosità quasi spiazzante per l’unione sotto la stessa traccia di Colapesce e Chiello.
Nel disco, inoltre, sono presenti artisti di generazioni diverse, tra vecchie leve e next big thing della scena rap e urban. Troviamo così artisti come Carl Brave, Rosa Chemical, Rkomi e Madame. Ma anche Joan Thiele, Psicologi e Ketama126.
Presenza costante nel disco inoltre è Venerus, che hai già lavorato in più di un’occasione con Mace e che in questo progetto discografico conferma il suo fruttuoso sodalizio con il produttore milanese.
A fare da file rouge tra i brani è il tema del viaggio, fisico e spirituale. Le produzioni realizzate da Mace sono influenzate proprio dai suoi viaggi in giro per il mondo. Il tema, così, viene esplorato attraverso il connubio tra generazioni e sensibilità artistiche diverse e spesso distanti tra loro.
Testi
In OBE la prima cosa che appare chiara è il lavoro sinergico tra Mace e gli artisti. Che sia Gué Pequeno o Rkomi, Madame o Rosa Chemical, quello che emerge è che questo è un vero e proprio producer album, dove sono gli artisti che quasi si mettono “al servizio” del producer, e non viceversa.
Ogni artista “presta” la penna ai beat realizzati dal produttore milanese e il risultato è un vero proprio racconto che parla di viaggi, amore, allucinazioni e sogni lucidi.
Le voci, comunque, sono così variegate e di artisti spesso anche distanti tra loro che non solo è difficile annoiarsi, ma è ancora più complicato riuscire a trovare qualcuno che strida in mezzo agli altri.
Strumentali
Le strumentali e i beat presenti in OBE riconfermano la cifra stilistica di Mace, un producer capace di stupire e che non conosce il significato della parola “banale”. Ogni canzone è un vero e proprio viaggio, con sonorità sempre differenti e che vanno a creare quello che potremmo definire un lungo “flusso di coscienza”, un viaggio onirico che potrebbe tranquillamente stare in piedi senza parti cantante.
Stile
Descrivere lo stile di Mace è quasi impossibile. Eclettico e creativo a dei livelli forse mai toccati da nessun altro in Italia, in OBE riesce a superare se stesso, dando vita ad un producer album che è destinato a rimanere nelle orecchie dei fan, e non solo, per molto tempo. Le influenze assorbite durante i suoi numerosi viaggi, comunque, sono assolutamente palpabili. Dall’eco della black music all’elettronica inglese, il produttore “riversa” nel suo album di debutto il suo vastissimo, e invidiabile, bagaglio musicale.
La vera perla del disco che racchiude e racconta perfettamente chi è, in questo momento Mace, è la traccia che chiude il disco: Hallucination. Un brano strumentale che chiude OBE e fa da ciliegina sulla torta ad uno dei producer album più interessanti e caleidoscopici degli ultimi anni.