Era il 9 marzo 2007 quando veniva pubblicato per Traffik Records il secondo lavoro da solista di Noyz Narcos: Verano Zombie. Un progetto che avrebbe radicalmente cambiato la concezione e l’attitude della scena urban locale. Dopo un grande successo quale Non dormire, il nome Noyz Narcos si fece sempre più forte e, con esso, quello del Truceklan; eppure, nessuno immaginava la potenza comunicativa che avrebbe avuto, da lì a poco, questo secondo disco.
Verano Zombie, infatti, era inteso da molti come lo storytelling dell’autentica street-life romana: linguaggio esplicito e riferimenti altrettanto palesi resero quest’album non solo musica, ma un autentico racconto di borgata. Senza ulteriori indugi è tempo di calarsi nel Tartaro infernale di questo fantastico disco firmato Doppia N…
La cornice
Prima di parlare di Noyz Narcos, è doveroso comprendere quale fosse il contesto musicale (e storico) sul quale si è imposto l’artista capitolino attraverso Verano Zombie. Siamo nel primo decennio dei Duemila: il mondo sta completamente cambiando a seguito dell’11 settembre 2001 e, ancor più, con la diffusione su larga scala del World Wide Web. Il rap esce da un periodo particolare: da un lato abbiamo i resti di rap delle posse dei centri sociali e, dall’altro, un suono che va via via sdoganandosi con Sottotono e Articolo 31.
Nel 2003 ci sarà la pubblicazione dell’album Mi Fist dei Dogo e, poco dopo, i Cor Veleno pubblicano Heavy Metal – il loro secondo album in studio. È evidente che qualcosa si sta muovendo, ma il rap è ancora relegato agli ambienti underground. La vera rivoluzione arriverà tra il 2005 e il 2006, periodo in cui vengono pubblicati alcuni degli evergreen del rap italiano. Milano è rappresentata dai Dogo e Mondo Marcio – rispettivamente Penna capitale e Solo un uomo; un giovane Fabri Fibra rilascia Tradimento, primo disco per Universal Music Italia e contenente la hit Applausi per Fibra; Bologna è nelle mani della PMC e di Fabiano detto Inoki; a Napoli il rap arriva alle masse attraverso i Co’ Sang (Luchè e ‘Ntò) e il loro primo disco ufficiale Chi more pe’ mme.
E nella Capitale? A Roma abbiamo le due colonne – Cor Veleno e Colle der Fomento – che rappresentano le voci più autorevoli della scena urban locale. In tutto questo, però, si inizia a parlare sempre più di un nuovo collettivo, un gruppo che parla di borgata e che descrive senza filtri la propria vita: nel 2005 viene pubblicato Non dormire, primo lavoro di Noyz Narcos e che vede la presenza di alcuni componenti del Truceklan – nato dall’unione di Truceboys e In The Panchine; del 2006 è invece la volta de La calda notte – disco del duo Noyz-Chicoria.
Nel 2007 arriviamo definitivamente alla consacrazione di Noyz Narcos come ottavo re di Roma con l’album Verano Zombie. Di lì a poco sarebbe nato il mito dell’horrorcore portato avanti da Noyz, e dal suo collettivo.
Noyz: dalla gente per la gente
L’importanza di Emanuele (Noyz Narcos) nel panorama urban – così come tutto il Truceklan – sta nell’essersi discostato profondamente da tutto l’immaginario hip hop che aveva contraddistinto il genere: se fino ad allora il rap aveva veicolato messaggi politici, raccontando la complessità del provenire da certi ambienti, con Noyz abbiamo un completo ribaltamento di posizione; il suo rap rivendica fieramente l’appartenenza alla vita di strada e, senza filtri o censure, abbraccia tutte le situazioni più squallide – prostituzione, droga – facendole proprie.
Già in Non dormire (2005) era evidente quella voglia brutale di descrivere la propria realtà attraverso un immaginario che trasuda hardcore e violenza: il suono duro delle basi è accompagnato da metriche e punchline che, sebbene imprecise, trasmettono autenticità proprio per il loro essere grette e grevi.
Se Non dormire è l’album di debutto, La calda notte segna il consolidamento di un nuova scena romana: tanto Noyz quanto Chicoria puntano a descrivere il vizio e, senza mezzi termini, raccontano le spaccature sociali all’interno di una Roma che è priva di collante fra le varie zone (e classi) che la compongono.
Verano Zombie: la profondità dell’abisso
Viaggio con biglietto solo andata e senza cuore
666 – Verano Zombie – Noyz Narcos
se c’è un inferno in ognuno di noi
benvenuto nell’inferno di Noyz
Il verso tratto dal brano 666 è quello che, in maniera più esplicita, racchiude tutta l’essenza dell’album Verano Zombie: se con i lavori precedenti – Non dormire, La calda notte – abbiamo la caduta nell’abisso, in questo viene raccontata tutta la profondità del buio Tartaro.
Lo scarto in Verano Zombie è evidente sin dal primo ascolto: il “riferimento a” presente in Non Dormire, diventa certosina descrizione di ogni esperienza, positiva o negativa che sia, nell’arco dei 28 anni di Noyz. Questo disco, che costituisce una pietra miliare tanto per Emanuele quanto per il rap in generale, crea definitivamente un nuovo sound e un nuovo immaginario: sangue, violenza e fiera appartenenza alla città di Roma; alcuni potrebbero obbiettare dicendo che tutto questo è puro hardcore. E invece no! Noyz è qualcosa di diverso dal solo hardcore: in lui convive un immaginario fantastico con tanti spunti tratti dalla cultura d’Oltreoceano (Nas, Necro), ma anche elementi originalissimi che trasmettono il profondo legame col Belpaese.
Bisogna soffermarsi anche sul grande interesse cinematografico, proprio del rapper romano: nelle rime di Verano Zombie sono presenti molti riferimenti a pellicole cult ed, in particolare, alla figura di Alex DeLarge di Arancia Meccanica.
Non è assolutamente un caso tutto questo dal momento che, esattamente come nel film, l’immaginario descritto da Doppia N si fonda sulla demistificazione della violenza: uno spietato racconto che fa della brutalità, carnale e linguistica, il suo punto di forza.
La filosofia del Karashò
A Roma faccio un po’ di sano karashò
Karashò – Verano Zombie – Noyz Narcos
Prendo una scultura a cazzo dal comò
Nuovo Alex dell’hip-hop
Quello che ti dò è il lato peggiore che ho
Riprendiamo proprio dall’elemento che più di tutti rende evidente il forte legame tra Verano Zombie-Arancia Meccanica e Noyz-Alex DeLarge: la filosofia del Karashò.
Partiamo dall’origine di questa parola che prende le mosse dalla lingua Nasdat. Cos’è il Nasdat? Il Nasdat è una lingua artistica (non reale) dello scrittore Anthony Burgess, autore del testo A Clockwork Orange. Tale lingua si basa sull’inglese, ma trae ispirazione anche dal Cockney – lingua del proletariato britannico – dal russo e dal tedesco.
L’etimo di Karashò è tutt’altro che immediato, e la sua filosofia benché meno, se ci si limita all’aspetto più superficiale: l’origine sta nel termine russo “хорошо” (“korosho”) significante “molto bene”, “molto buono”; questa accezione è ancor più interessante se rapportata al significato attribuitogli all’interno del film: fare disordine nell’ordine, de-costruire nell’unità e annientare l’ideale (tanto di bellezza, quanto di armonia). Accostando i due significati – quello derivante dal russo e quello del film – cosa ne risulta? Distruggere è cosa davvero “molto buona”; una visione macabra, quanto cataritica, per chiunque assista al processo.
Tutto questo trova il perfetto connubio in Noyz Narcos: il termine Karashò ricorda anche una locuzione inglese, cioè “horror show”. È proprio questa l’accezione che viene sfruttata da Noyz nel suo processo di scrittura: a buon ragione, possiamo dire che lo scarto tra la narrativa di Emanuele Frasca e quella di Burgess sta proprio nella fattualità descrittiva. Mi spiego bene: mentre nelle vicende di Arancia meccanica abbiamo il racconto fantasioso, in Verano Zombie siamo di fronte alla violenza e al turpiloquio che si fanno contingenza e realtà; ciò avviene proprio attraverso le rime che cantano, senza filtro, le giornate del rapper romano.
La filosofia del Karashò (o dell’horror show) diventa simbologia e simbolo di Noyz Narcos: in Verano Zombie, Emanuele è de facto l’Ettore che sfida Achille, l’Ulisse che supera le colonne d’Ercole; l’anti-eroe che trasforma la fantasia irraggiungibile in realtà che già esiste. L’ immagine-Alex DeLarge è dunque superata attraverso l’esistenza della persona-Noyz: la violenza narrativa (Arancia Meccanica) si fa descrizione violenta nei versi di Emanuele (Verano Zombie).
Un’eredità pericolosa
Ragazzino non seguire la mia strada
Zoo de Roma – Monster – Noyz Narcos
Non venire, non dormire, non entrare dentro la mia vita odiata
Questi versi sono successivi a Verano Zombie, ma descrivono perfettamente il rapporto di Emanuele nei confronti del suo passato e della sua realtà: Noyz Narcos è da tutti considerato come una delle massime icone dello street real – e a conti fatti lo è; eppure, lui stesso disprezza il titolo di “esempio”.
A più riprese nei suoi testi vediamo comparire affermazioni come quella sopracitata; come mai? La risposta è di facile intuizione. Il racconto di Emanuele (anche in Verano Zombie) è un viaggio attraverso il buio, e non vuole essere altro che questo; descrizione e mai viatico. Noyz Narcos permette a chiunque di conoscere cosa significhi vivere un certo tipo di vita, ma non brama in alcun modo il ruolo di modello.
In merito a questo, Noyz ha più volte affermato di non avvertire alcuna responsabilità nei confronti dei suoi fan – proprio in virtù di quanto detto poco fa. Non spetta all’artista educare il pubblico su quello che sia giusto (o meno) fare; il compito di un buon artista – secondo il punto di vista di Noyz – è quello di riportare in modo veritiero le esperienze che hanno caratterizzato il suo percorso.
Non potremmo essere più d’accordo. Spesso si parla di rapper che incitano alla droga e alla violenza: ma come si può pensare che una descrizione, seppur dettagliata, possa veicolare un messaggio in tal senso? Bisogna prendere ogni canzone per quello che è: semplice musica. Non bisogna mai cercare altro in una canzone, se non il racconto personale di un uomo/donna che ha deciso di mettersi a nudo.
Veni, Vidi, Vici: l’ottavo re di Roma
Il percorso di Emanuele Frasca nel rap game è stato uno di quelli più interessanti e che, maggiormente, ha entusiasmato il pubblico: questo per una serie di ragioni quali la storia, l’immaginario e il ruolo che Noyz Narcos ha avuto all’interno del rap game; alcuni dei suoi album sono diventati dei veri e propri capisaldi della cultura hip hop nazionale e, l’ultimo, Enemy è l’ulteriore certificazione di quanto anche un populares come Noyz possa arrivare a dominare un grande impero: lunga vita all’ottavo re di Roma.