
Il 26 febbraio 2021 è stato pubblicato su tutte le piattaforme digitali ME, il nuovo EP di Sace.
L’artista apriliano ormai è conosciuto da tutta la scena italiana grazie alla sua attitudine e al suo talento che gli hanno permesso di collaborare negli anni con pesi massimi come: En?gma, Primo Brown, Johnny Marsiglia, Big Joe, Bassi Maestro, Sick Luke e Dj Shocca.
Nelle 6 tracce, la voglia di rivalsa è filo conduttore della narrazione raccontata attraverso episodi autobiografici e riferimenti all’attualità. L’EP si pone l’obbiettivo di mettere al centro una scrittura ricca di significati e di contenuto, così che l’ascoltatore si possa immedesimare e che i suoi coetanei possano trarre dalle sue parole spunti di riflessione importanti.
Abbiamo contattato Sace per parlare con lui di quello che è indubbiamente il lavoro più introspettivo della sua carriera.
ME è un lavoro compatto e coeso: 6 tracce musicalmente varie ma tematicamente coerenti. Come lo hai realizzato? I brani erano già in cantiere e hai pensato di riunirli in un’opera unica oppure sei partito dall’idea dell’EP per poi comporre le canzoni?
In realtà alcuni erano già in cantiere, ad esempio Giovani Pazzi, Me e 04011 li ho scritti nel 2018 circa. Questi brani non sono mai usciti perché in quel periodo, spinto anche un po’ dalla label con cui avevo firmato, iniziai a sperimentare su sonorità differenti, infatti da lì a poco sono usciti pezzi come Benvenuti in Italia, Anaconda e Maria.
Prima che scoppiasse il covid, l’idea era di far uscire dei singoli cadenzati da delle tempistiche ben precise ma il lockdown ci ha costretto (come tutti, d’altronde) a premere il tasto pausa e a capire come poter agire. In quei mesi di stallo ho scritto Persi nel mondo e 24K, mentre Oro nero viaggia a metà tra i due periodi, poiché la iniziai un anno e mezzo fa con l’idea di farci un featuring, ma quando Diemond, il mio produttore, ha reso noto a tutto il team che era uno dei pezzi più forti, mi convinsi e decisi di dar vita alla seconda strofa. Un giorno in studio ci siamo ritrovati con questi 6 brani tra le mani, concepiti singolarmente e non con l’idea di dar vita ad un progetto, eppure le tematiche ed il sound si sposavano perfettamente tra loro, da qui nasce la voglia e l’esigenza di racchiudere tutto in un unico pacchetto.

I testi esaltano la tecnica senza rinunciare a dei forti messaggi. Pensi che i contenuti e il messaggio abbiano perso rilevanza agli occhi del grande pubblico? Se sì, pensi che in futuro le cose possano cambiare?
Prima dell’uscita di Persona di Marracash, la risposta sarebbe stata molto diversa, fortunatamente quel disco in un momento storico come questo, oltre ad aver alzato nuovamente il livello nel game, ha dato prova che il pubblico è disposto ad ascoltare anche dischi più impegnati, non a caso quell’album è divenuto il successo per eccellenza del 2020. Per quanto riguarda il futuro è difficile da dire, il mercato corre sempre più velocemente e non tutti gli artisti possono permettersi periodi di stallo di uno o più anni, quindi la presenza di dischi vuoti sarà inevitabile ed il pubblico ormai abituato a queste uscite frenetiche continuerà a cibarsene e a lamentarsene contemporaneamente.
Nella tua discografia notiamo Giovane e forte, una vera e propria trilogia sotto forma di EP. Pensi che possa essere lo stesso destino di ME? Sono in programma altri episodi oppure hai in mente in futuro di pubblicare un album?
ME è un progetto a sé che segna un nuovo inizio e che oltre a porsi l’obbiettivo di rappresentare e spronare i miei coetanei, vuole gettare una volta per tutte delle basi solide per un percorso che in realtà è ancora tutto da scoprire e in cui non intendo ripetermi. Le persone che mi seguono non dovranno aspettarsi un progetto simile a quest’ultimo, amo sperimentare e mettermi continuamente in gioco, anche se questo comporta molti rischi e più tempo per poter definire la mia identità. In futuro c’è sicuramente la voglia di fare un album, ma dopo un progetto così serio come quest’ultimo pubblicato, ho voglia di divertirmi e di mostrare le altre mille sfaccettature che mi caratterizzano – e che solo ora sto riuscendo a tirar fuori grazie all’aiuto del mio team. Il tutto è racchiuso in un progetto abbastanza particolare che sto ultimando in questo periodo e che presto vedrà la luce.
In 04011 parli di come reagiresti ottenendo un disco d’oro. È aperto (e acceso) il dibattito riguardo le certificazioni che ormai vengono conferite dando molto peso agli amati e odiati numeri su Internet. Secondo te hanno ancora senso per rappresentare il successo di un pezzo? In caso negativo, quale può essere un parametro più realistico?
Da sempre per me il successo più grande è determinato dai live, sia dal punto di vista di performance che di risposta da parte del pubblico. Ci sono un sacco di artisti che sulle piattaforme digitali contano milioni e milioni di views, ma poi dal vivo non combinano granché. La rima del disco d’oro presente in 04011 vuole essere una metafora che tende a sottolineare quanto il successo, se arriverà, sarà di tutta la mia città e non solo personale. Appenderlo giù in quartiere, non per vanità ma per celebrare insieme il coronamento di un percorso lungo e tortuoso.
Come mai non sono presenti featuring? È stata una scelta data da ragioni artistiche legate alla natura introspettiva del lavoro o da ragioni più legate all’impossibilità di collaborare in studio con altre persone?
Questo progetto è cosi personale che non sentivo nessuno realmente così vicino a me da poterne prenderne parte ma soprattutto, visto che fino ad ora abbiamo parlato di voler mettere delle basi solide, volevo che fossero messe solo da me ed il mio team proprio per dare ai nostri ascoltatori un suono ed un racconto lineare e preciso di ciò che siamo e da dove stiamo ripartendo. Ora che questo passaggio così delicato ed importante è stato affrontato, sarò molto felice in futuro di collaborare con altri artisti.
“Tutti gli sbagli che hai commesso ti rendono ostaggio di te stesso” dici in Persi nel mondo. Quale sbaglio che hai fatto in passato sei riuscito a convertire in qualcosa di positivo nella tua musica?
In adolescenza è stata proprio la musica ad essere la chiave di volta che mi ha portato a dedicare tutto il mio tempo ad essa, piuttosto che continuare a stare in strada a fare cose poco raccomandabili. Di errori se ne fanno tanti ma quando questi ultimi vengono tramutati in una qualsiasi forma artistica, credo possa definirsi una vittoria ed un riscatto personale da non dare mai per scontato.

Le produzioni sono state affidate completamente a MDM e Diemond, come hai lavorato con loro durante la stesura delle tracce?
Con Mattia e James sono tre anni che lavoriamo a stretto contatto e più il tempo passa più c’è sintonia. L’unico brano che ho scritto in studio è 04011, tutti gli altri, ho prima scritto i testi e poi loro hanno dato vita al tappeto sonoro più adatto e che io avevo preso di riferimento. Ho seguito tutte le sessioni di composizione, mix e master dei brani, purtroppo per loro, sono abbastanza minuzioso quindi non amo lasciare nulla al caso. Il mio manager ricorda sempre con grande simpatia la sessione in cui abbiamo impiegato circa due ore e mezza sulla percezione che avevo di un colpo di cassa a metà della prima strofa di 04011 (ride).
ME ha un’attitudine real senza però rinunciare a sonorità moderne. Quali sono i tuoi ascolti in questo periodo? C’è per caso qualche artista inaspettato che segui e che ti ispira?
Purtroppo, ultimamente, tra le tante cose da fare non sto ascoltando molta musica, ma sono da sempre affascinato dal rap francese che senza dubbio mi ha influenzato a livello sonoro durante la stesura di ME. SCH, Sofiane, Uzi, Leto, Ninho, PNL e Kalash Criminel sono quelli che più mi piacciono.
Ascoltando Giovani pazzi si capisce che pensi che definire pazzi i giovani sia superficiale. Chi sono per te i veri pazzi?
Credo che il mondo sia un posto tanto bello quanto malato; malato non per causa naturale, ma per il modo in cui l’uomo ha posto le fondamenta in svariati campi sociali. Essere pazzi è solamente una conseguenza della condizione in cui veniamo sottoposti dalla società, eppure si punta sempre il dito sui giovani e non su chi ha messo quel giovane nella condizione di compiere determinate azioni… E di certo questa non vuole essere una scusante o uno specchio su cui potersi aggrappare, voglio semplicemente dire che molte cose andrebbero riformulate dalle radici e non limitarsi a tagliare i rami in eccesso.
Il momento è complicato per tutti, come pensi di affrontare i prossimi mesi? Hai in mente un modo con cui promuovere il tuo lavoro non potendo (almeno nel breve periodo) puntare ai live?
Per il momento ciò che più mi preme è far uscire musica con continuità senza fermarmi o farmi nuovamente frenare da terzi. Per quanto riguarda la promozione, in questo periodo abbiamo le mani legate, come tutti, ma non escludo qualche strategia fuori dagli schemi che potremmo tentare di mettere in atto dall’oggi al domani e su cui io ed i miei collaboratori stiamo ragionando.
Possiamo aspettarci qualche tuo featuring nei prossimi mesi nel disco di qualche altro artista?
Assolutamente sì.