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Intervista

Il Maxtape di Nerone e il racconto di Massimilano: l’intervista

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Esce oggi, 26 marzo 2021, Maxtape, nuovo lavoro di Massimiliano Figlia (a.k.a. Nerone) per MH9. Un disco variegato e che nel suo essere allegro e spensierato lascia trasparire molti lati di una persona che ha dovuto lottare per raggiungere il successo ottenuto. Se all’inizio può spaventare un album di ben diciotto tracce, dati gli standard musicali odierni, si rimane piacevolmente sorpresi da un disco che si lascia ascoltare e con un workflow pressoché eccellente.

Dopo il recentissimo successo dovuto alla partecipazione del rapper milanese al programma Real Talk, Nerone ha finalmente rilasciato questo Maxtape: tante le collaborazioni – da Highsnob a Tormento, da Fibra a J-Ax; tutti hanno voluto dare il loro contributo ad un progetto portato avanti con genuina spontaneità, caratteristiche che fanno di Massimiliano un rapper autentico, che non ha bisogno di stereotipi o di patine decorative. Abbiamo deciso di parlare con lui per meglio spiegarci il suo percorso artistico e ciò che ha portato alla realizzazione del Maxtape. Prima di continuare, però, mettete in play questo disco e gustatevi della buona musica…

Questo disco è forte sia nei suoni che nelle rime proposte: come è nata l’idea di questo mixtape? C’era un concept definito alle spalle, vista anche una certa continuità di suoni club e moombathon?

Ma sai perché hai questa sensazione? Perché in realtà ne avevamo 35 di brani. Io spero in una repack: abbiamo ancora tanta musica ferma. Ho dovuto lasciare fuori un sacco di amici e c’è un sacco di altra gente che avrei voluto inserire dentro; per ovvi motivi non siamo riusciti a mettere tutti all’interno del disco. Il Maxtape nasce dopo il rinnovo del contratto con la mia etichetta discografica. Inizialmente avremmo dovuto fare un EP (5 o 6 brani), ma servivano dei singoli potenti. Da lì ho iniziato a guardarmi in giro: ho parlato con Fibra, con Clementino, Nitro, Gemitaiz, stavamo già dando forma al tutto. Dopo poco ci siamo resi subito conto che tanti avrebbero voluto partecipare a questo lavoro. Abbiamo fatto davvero un sacco di sessioni di studio.

In più mi sono accorto che con il tempo stava diventando qualcosa di più grosso, al che mi sono detto che avrei potuto contattare tutti quegli artisti con cui avrei sempre voluto collaborare, ma che per un motivo o per un altro non c’era mai stata occasione. Con ogni artista presente abbiamo fatto parecchie sessioni di studio e abbiamo trasformato l’EP in un mixtape: tutti volevano fare qualcosa insieme a noi e noi volevamo fare qualcosa insieme a tutti.

Fondamentalmente non c’è stato un concept intorno a questo disco, quanto piuttosto la dedizione costante nel mettersi in studio giorno dopo giorno. È stato comunque tutto bellissimo: ci siamo divertiti come i matti, soprattutto in questo periodo che ha messo in difficoltà un po’ tutti.

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Pensi che il periodo possa penalizzare la buona diffusione e comprensione del tape?

Ovvio! Questo lavoro sarà penalizzato come tutti quelli usciti in quarantena; persino quelli che hanno fatto il doppio platino, avrebbero potuto farne 4 di platino. Non si può suonare ed è questo il problema: nei club la musica non passa; le canzoni vengono ascoltate solo da casa e, quindi, ogni artista deve fare musica per “l’ascoltatore a casa”.

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Non avrei mai pensato di fare musica di questo tipo. Tutto ciò fa male all’artista (e qui, Nerone allude all’antica arte che vede contrapposto scalpello e vasellina…ndr). Nel nostro caso diciamo che la qualità del prodotto sarà il contrappeso per superare questa difficile situazione.

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Come nasce la collaborazione con Tormento e perché proprio lui in un brano come Nei casini ci vado io?

Io e Torme avevamo già fatto alcune cose insieme, ma mai solo io e lui. Ad esempio, ci siamo trovati insieme in una posse track del 2014, ed insieme a noi tanti altri; poi abbiamo fatto un pezzo io e Nitro più lui e Big Fish, quindi noi più Sottotono – nel brano Fuck’d Up. Ci siamo incontrati spesso poi, abbiamo aperto anche Eminem insieme a Milano. Ci siamo sempre detti che dovessimo fare delle robe insieme, ma non ci eravamo mai beccati.

In fase di ultimazione del disco avevo questo pezzo che era già finito – io in genere mando sempre i brani finiti – anche Bataclan aveva una seconda strofa, per dirti, e anche a Fibra mandai il pezzo completo e finito. Decisi di mandare questo pezzo a Tormento chiedendogli se gli andasse di fare la strofa, così è uscito il pezzo: lui ha fatto la strofa e il ritornello è mio; sarebbe stata un po’ una paraculata fargli fare il ritornello.

La gente a volte sembra non capire tutto questo: l’importanza che determinati artisti hanno per noi. Noi siamo cresciuti facendo (e ascoltando) questa roba e visto che al momento non si suona, i concerti non si fanno e (anche) i soldi sono meno, cerco di togliermi le mie soddisfazioni di voler collaborare con le persone che sento mi hanno dato tanto. La musica ti dà tanto, e quindi, ti dà tanto anche chi la fa, non ci sono cazzi. L’ho fatto per me: sono egoista.

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Vi siete mai trovati faccia a faccia in una battle?

No, non ci siamo mai sfidati! Anche perché tra noi c’è un salto generazionale troppo grande – credo che l’ultima battle di Tormento fosse stato il 2thebeat e quindi ero troppo piccolo per partecipare.

Quali sono le battle che ricordi con maggiore affetto?

La prima è l’evento di MTV agli MTV Digital Days: c’erano 4 capitani (tra cui Nitro e Shade) ed ognuno avrebbe dovuto portare 3 rapper, ognuno portò i suoi amici: fu proprio il nostro team composto da Kenzie e Debbit, oltre che da me, ad arrivare in finale. Avevamo battuto tutti e ci scontrammo tra di noi: alla fine l’ho vinta io!

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Un’altra è quella alla Reggia di Venaria: io avevo solo 23 anni e la reggia scoppiava. Poi ti dico anche Spit, però più l’anno in cui ho perso: lì è stato l’anno della svolta. Quella sconfitta mi ha portato a ripartecipare a Spit con la voglia di vincere: da quella vittoria decisi poi di abbandonare la vita nei villaggi e di dedicarmi completamente al rap.

Ancora, il Tecniche Perfette di Milano che era po’ il sogno: è stato parecchio emozionante vincere quell’edizione; era bello sentirsi il capo della mia città, anche se solo per un breve periodo.

Infine, la Battle Arena di Bologna perché era un contesto molto diverso dal mio: molto legato alle radici urban, e io avevo appena fatto Spit. Ricordo che mi prendevano tanto in giro chiedendomi se si dicesse “bettol” o “battol” e, alla fine, ho vinto io (segue uno spassionato consiglio a dirigersi verso le zone anali).

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Parlando di gare musicali penso al recente Sanremo: Willie Peyote e Madame, ma anche Ghemon o Annalisa con Neffa. Tanto rap, anche al festival della tradizione cantautorale italiana.

Chiamano quello che tira di più. Si devono arrangiare anche loro. Mi spiace solo che molti personaggi del rap non abbiano capito che loro (si riferisce alla direzione del Festival) hanno veramente bisogno di noi: non c’era bisogno di mettersi quella patina di sobrietà addosso. Bastava semplicemente andarci come siamo sempre stati. Se ti chiamano per Sanremo vuol dire che conoscono anche i pezzi che hai fatto in precedenza: per questo è stato inutile rompere il cazzo a Junior Cally; se gli rompete le scatole, dimostrate solo di non conoscere l’artista che avete chiamato – leggi il nostro articolo per approfondire. Se stiamo nell’idea che il rap è ciò che tira di più e che tutti lo vogliono, allora anche lui poteva andare nelle sue condizioni grezze senza doversi pulire, tanto lo avrebbero chiamato lo stesso.

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Junior Cally al Festival di Sanremo nel 2020

Maxtape è un lavoro che punta molto sull’idea di far divertire, ma ci sono anche molti messaggi interessanti: fra questi mi è piaciuta molto l’idea di appartenenza in Radici. Ci parli del tuo legame e del perché hai optato per Clementino su questo brano?

Io e Clementino ci conosciamo da tantissimo tempo: nelle sue prime date a Milano addirittura l’ho aperto io (potevo avere 18 anni), probabilmente manco se lo ricorda; poi ci siamo incontrati diverse volte, abbiamo fatto feste e serate insieme. Abbiamo avuto l’opportunità di fare parecchi palchi: quando lui ha fatto il Tarantelle Tour mi ha chiamato sia per Bologna che per Milano; quando abbiamo finito quelle date lì ci siamo detti che avremmo dovuto fare qualcosa insieme. Sono sceso da lui per buttare giù Radici, e abbiamo fatto anche altri due brani – non so se usciranno o meno. Io e lui ci troviamo al volo, complici anche le nostre stesse radici al Sud, i miei sono siciliani da parte di papà e pugliesi da parte di mamma.

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Qual è il brano del Maxtape che a tuo avviso descrive meglio il progetto artistico “Nerone” ?

Penso che l’Intro rappresenti una buona parte di me, ma ci sono anche tanti altri brani che descrivono cosa io sia e cosa la musica rappresenti per me: Savage, Radici, o Nei casini ci vado io sono tutte canzoni che parlano di me. Ogni brano descrive una parte di Nerone e di Massimiliano.

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Come vedi il fatto che da molti genitori fare musica, o lavorare in questo ambiente, non venga visto esattamente come un lavoro?

La prima cosa che devi fare quando ci credi davvero è mantenerti e crearti un’autonomia: fin quando non ti guadagni da vivere con la musica, devi guadagnarti da vivere in qualche altro modo (possibilmente legale) e non devi arrenderti. Devi essere indipendente e quella fame deve darti la voglia di scrivere: tu devi tornare a casa la sera stanco dopo che ti sei fatto il culo e capire che l’unica cosa che rimane da fare non è uscire con gli amici a fumarsi le canne, ma mettersi giù e scrivere.

Quando vai a casa e scrivi stai già dimostrando che la tua passione vale più di tutto il resto, e quello è il primo step; per dimostrare ai tuoi genitori e a quelli con cui sei costretto a vivere, se non sei indipendente, che la musica è la tua strada devi renderti autonomo attraverso la musica.

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Io fin quando non ho vinto Spit ho continuato a lavorare: mio padre diceva che se fossi rimasto a casa, lui non mi avrebbe passato più moneta poiché quando ho deciso di non diplomarmi ho automaticamente optato per il lavoro; ti devi inventare un lavoro.

Inizi vincendo le battle a soldi: certo, va bene, ma non è uno stipendio costante. Quando apri una partita IVA, quando inizi a fare i primi concerti dimostri a quelli intorno a te che quello è il tuo lavoro. Innanzitutto, però, devi dimostrare a te stesso che tu sei quello: come? Portandoti allo stremo delle forze e capendo che sei disposto a farlo ad ogni costo. Una volta che l’hai dimostrato a te stesso, troverai la motivazione e la chiave per dimostrarlo agli altri.

Dal 2017 hai tirato fuori praticamente ogni anno almeno un disco ufficiale. Stai già pensando al prossimo?

Certo! Per ora non posso dirti nulla, se non di aspettare.

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Direttore e Caporedattore di questo fantastico portale. Classe '96. La musica mi accompagna sin dall'infanzia. Ho studiato la musica classica e lavorato sull'elettronica. Ogni suono è un colore sulla tela della quotidianità: "una vita senza musica non è vita."
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