

Dopo l’anticipazione dei singoli DNA e Scrittore del Blocco e del freestyle Fuoco, Blackson è pronto per pubblicare il suo album Outsider. Un album che segue la crescita personale ed artistica del rapper italiano, ormai residente in Inghilterra da 6 anni. L’album Outsider è un miscuglio di tutte le influenze musicali dal 2015 fino ad oggi: Grime, Trap, Garage, Afro Trap.
Il concept di tutto il progetto è racchiuso nel singolo Outsider, dove Blackson parla del fatto che si sente sempre un pesce fuori d’acqua, sia in Italia che in Ghana. Nella copertina ha voluto raffigurare la cultura del face painting tipico della cultura Ghanese con il simbolo Adinkra dei coccodrilli siamesi, che sta a significare “l’unione nella diversità”. In questo disco il rapper ci racconta se stesso e la sua crescita come ragazzo nero che cerca di affermarsi in un mondo diverso, che stenta a volte ad accettare le diversità. Nel pezzo La fame empatizza con le persone italiane che hanno vissuto il suo stesso “struggle”, la sua stessa fatica nel cercare di affermarsi come uomo ed artista. Mentre nel pezzo Outsider (che dà il titolo all’album) Blackson ribadisce e sostiene con grande orgoglio la sua Africanità.
Lacasadelrap.com lo ha intervistato, fresco fresco dell’uscita del suo album.
Ciao Blackson, finalmente il tuo attesissimo album è arrivato, frutto di questi tuoi anni di ridefinizione artistica. Prima di tutto ci racconti un attimo come sei arrivato qui? Chi è Blackson?
Ciao a tutta la redazione e vi ringrazio molto per questa opportunità. Outsider rappresenta la mia scoperta del sound inglese e la mia riappropriazione della mia identità. Blackson è il figlio nero incompreso del rap italiano che si è reso conto delle sue origini e che vuole farne tesoro nella sua vita e nella sua musica.


Nel 2015 ti trasferisci a Londra, cosa cambia in te musicalmente? Come la musica inglese, o meglio il rap inglese, ha influito su di te?
Le cose che hanno cambiato il mio modo di fare ed ascoltare la musica sono parecchie. Il fatto che in UK il 90% della scena urban è composta da minoranze etniche provenienti dall’Africa, i Caraibi o l’Asia è stato uno spunto di parecchia riflessione. Ciò ha portato innovazione nella musica inglese attraverso contaminazioni culturali, creando stili unici come il Grime di Dizzee Rascal e Wiley e L’Afro pop degli NSG, per farvi degli esempi. Ciò ha portato me ad avere più consapevolezza delle mie potenzialità e del valore aggiunto che la mia cultura d’origine poteva portare nella mia musica. Quando stavo in Italia volevo fare rap come i rapper bianchi, ora voglio fare il rap come farebbe un nero.
Parlaci di Outsider, prima di tutto il titolo, molto importante, che cosa significa? DNA e Scrittore del Blocco sono i due singoli dell’album che hai fatto uscire nei mesi scorsi, sono anche i pezzi trainanti dell’album?
Outsider è come mi sento nel mondo, fuor d’acqua in tantissime situazioni, ma fiero della mia diversità e unicità. Spesso l’essere diversi per il mondo è sinonimo di inadeguatezza e di pregiudizio, ma per me è un punto di forza se si trova la chiave di lettura giusta senza arroganza. Essere nato in Italia da genitori ghanesi e vivere in Inghilterra può esser visto come una perdita della propria identità, ma per me è ricchezza. E no, DNA e Scrittore del Blocco sono parti integranti dell’Album, ma i pezzi trainanti sono altri, credo che nel disco ci sia materiale per tutti gusti, e quindi che il pezzo trainante per uno non lo sia per qualcun altro.


Ci sono anche alcuni featuring importanti nell’album, tra cui Miss Fritty, talento italiano, anche lei residente in terra anglosassone, e si sente tutta l’influenza inglese dal suo stile grime, e poi il grande rapper Amir Issaa, come sono nate queste collaborazioni tra di voi?
Approfitto per salutare Miss Fritty e Amir che prima di essere persone che stimo artisticamente sono anche dei mentori e amici a cui voglio bene. Le collaborazioni sono nate semplicemente dalla stima reciproca che c’è tra di noi. Sono del parere che se un artista si dà da fare arriverà a collaborare con persone che stima e che vede più in alto.
I pezzi dell’album hanno un sound molto inglese, che va dal grime all’afro rap, come pensi che possa essere accolto in Italia?
Penso che l’Italia sia pronta ad ascoltare il suono UK, anche perché dopo il fenomeno Pop Smoke, tutto il mondo ha iniziato a gravitare sulle sonorità UK Drill. Il problema è che questo possa solo rimanere una moda del momento, io non sono qua per fare polemica, ma sottolineo che è importante che ci sia cultura. Il Grime si può dire sia padre della UK Drill, pur sapendo che essa stessa è una evoluzione della Chicago Drill di 10 anni fa, i bpm e i suoni sono molto simili alla Grime e le tematiche toccate sono più o meno simili. Outsider farà storcere il naso agli ignoranti modaioli e incuriosirà chi ne vuole sapere di più.
Cosa pensi della scena italiana rap del momento, se devi fare un confronto con quella inglese, quali sono le differenze?
La differenza sostanziale è come dice Sfera Ebbasta: “In Italia chi fa 80k su YouTube se la tira come se avesse 80k nel conto in banca” mentre invece qui in UK non se la tira nessuno. Né quello che fa 80k views, e né quello con 80k in banca. Simple as that. Ho sghignazzato gomito a gomito con leggende della musica, con tour mondiali sotto la cintura, con una naturalezza che in Italia te la sogni. I fan, poi, da quanto ho potuto constatare, sono abbastanza ragionevoli proprio perché gli artisti si comportano in maniera umana nei loro confronti. Mentre invece in Italia, più che fan, abbiamo dei fanatici pronti a tutto di apparire. Forse sarebbe il caso che gli artisti italiani scendessero dal piedistallo in cui si mettono, facendo sì che i fan si rispecchino di più, e i fan dovrebbero imparare a rispettare di più gli artisti.


Quali sono gli artisti che hanno ispirato di più Blackson? E quali sono le nuove promesse del rap che pensi siano interessanti attualmente?
Gli artisti che mi hanno ispirato sono davvero tanti, DMX per la rabbia e la sua capacità di mostrare le sue vulnerabilità in musica, Sarkodie e Wiley entrambi per la tecnica, Kendrick Lamar e Bugzy Malone per lo storytelling. Ce ne sono davvero tanti perché ascolto davvero tanta musica. Ultimamente di italiano ascolto solo J Lord perché mi rivedo molto in lui, entrambi ghanesi, nati in Campania ed entrambi con più o meno la stessa storia.
Il tuo album è stato tutto autoprodotto da te, e so che la distribuzione dell’album l’hai lasciata ad un grande esperto, Don Ciccio, fondatore di Love University Records, nonché produttore e DJ di Mama Marjas e pioniere della black music in Italia dal 1990, come siete venuti a collaborare insieme?
La collaborazione con Don Ciccio è nata tramite Mama Marjas che 3 anni fa scovò un mio freestyle andato virale su Instagram. Da lì iniziammo a conoscerci meglio, a parlare di musica, di vita, amicizie in comune, fino a che mi introdusse a lui. Da subito ci fu un buon feeling e a distanza di poco tempo mi proposero di collaborare con l’etichetta per le mie prossime uscite. Da quel giorno ad oggi si sono aggiunte varie persone, e adesso abbiamo creato un team di collaboratori che cura il mio progetto.
Recentemente sei stato ospite in uno degli studi a Londra di Wiley The Godfather of Grime e hai partecipato con altri artisti a dei live freestyle, molto comuni tra i rapper inglesi, che esperienza è stata per te?
L’esperienza negli studi di Wiley è stata elettrizzante, non mi sentivo così in armonia con altri artisti da un sacco di tempo. Tramite Cris di Global Grime sono stati convocati diversi Grime MC’s da tutto il mondo ed io rappresentavo l’Italia. Si poteva percepire un’energia molto distinta, hai presente alle hip hop jam di una volta? Ecco, una cosa simile, ma molto più intensa e meno rigida. Eravamo tutti presi bene e Wiley era affascinato da quanto il suo genere abbia influenzato il mondo. Il suo sogno sarebbe di creare un tour mondiale e dare esposizione ai pionieri delle varie nazioni, quindi speriamo bene.