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Digging in the web

Jaemes Dean ci racconta il suo immortale amore per la musica

Jaemes Dean

Torna Diggin In The Web, con l’unico obiettivo di dare uno spazio ai nomi più interessanti dell’underground italiano. L’artista di cui ti vogliamo parlare è Jaemes Dean, di origini svizzere, che ha pubblicato il 7 maggio 2021 il video ufficiale de Il Guerriero, singolo prodotto dallo stesso Jaemes Dean con mix e master a cura di John Muller.

Il brano è estremamente intimo e ci racconta di una grande perdita che l’artista ha dovuto affrontare nel lontano 2008. Conosciuto in passato con il nome d’arte MC Deux, ha iniziato la sua carriera nel 2005 col singolo Caro Diario, nominato successivamente come Miglior canzone newcomer del genere Urban al Diesel-U-Music Awards a Londra, organizzato dal brand di moda Diesel e sponsorizzato da Sony Music e Billboard. Da allora non abbiamo più avuto modo di ascoltare i suoi brani, poiché Jaemes Dean ha deciso di prendersi una pausa da tutto, ma con la pubblicazione di Il Guerriero, torna ufficialmente sulla scena.

Ciao Jaemes, benvenuto su lacasadelrap.com, presentati ai nostri lettori!

Ciao Chiara, grazie mille! Sono Sebastian Bellofiore Gubser, in arte Jaemes Dean. Sono nato in Svizzera da genitori italiani e dominicani, ho vissuto sia a Zurigo (Svizzera), che a Milano e a Santo Domingo (Repubblica Dominicana) in diversi momenti della mia vita. Attualmente vivo a New York. Mi sono trasferito qua per lavoro (lavoro per Google come Product Designer) circa un anno fa, e dopo mille giri ho deciso di tornare a comporre musica.

Da teenager ascoltavo musica metal. Megadeth, Metallica, Iron Maiden, Korn, Limp Bizkit. Poi più in là sono passato al death e al black metal. Grazie al metal ho cominciato a suonare la chitarra, e ho formato il mio primo gruppo musicale che poi mi ha permesso di muovermi in un altra direzione diversi anni dopo.

Conoscevo Eminem, e altri rapper, dal suo disco d’esordio Slim Shady LP, ma non fu prima di ascoltare Cose Preziose di Kaos, nel 2003, che capii veramente il potenziale del rap. Il modo in cui scriveva Kaos e il vibe che avevano i suoi pezzi mi avevano fatto vedere un lato del rap che non conoscevo e che mi affascinava tantissimo. Quindi cominciai a scrivere e a produrre.

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Circa nel 2005 lanciai il mio primo singolo Caro Dario che mi portò in finale della Diesel-U-Music Awards 2006 a Londra, organizzato appunto dalla marca italiana Diesel. Poco dopo però smisi e mi allontanai dalla musica.

Come tante altre volte nella mia vita, dopo così tanti anni nella musica, avevo fame di qualcosa di diverso e di nuovo. E volevo imparare a fare qualcos’altro. Quindi mi sono buttato nello sviluppo di app, nel design, e sono finito a lavorare per Google.

Vivendo all’estero sei meno condizionato dal panorama rap italiano, quali sono le influenze che hai ricevuto dagli States? 

Gli States in realtà li ho sempre seguiti molto da prima di spostarmi qua. Anzi, quando si è sciolta la Unlimited Struggle in Italia, ho smesso di seguire il rap italiano del tutto, per cui mi son perso tutta la nascita della trap in Italia. La trap l’ho conosciuta invece grazie a quella latino americana di Anuel AA, Bad Bunny, Farruko, Khea, Ozuna, ecc. Allontanandomi dal rap italiano ho scoperto invece tante altre scene che ho sempre ignorato, tra cui molto quella svedese, e poi anche quella danese e olandese, che sono le più forti escludendo quella francese, tedesca e inglese.

Non credo però che ci sia stato un grandissimo cambiamento per via dello spostamento. Ho sempre ascoltato classici come Little Brother, Premiere, Slum Village, Mos Def, Masta Ace, Guilty Simpson, e più recentemente J Cole e Joyner Lucas. Però ultimamente sto ascoltando davvero tanto gangsta rap tedesco, che prima addirittura disprezzavo. Cioè ho sempre seguito artisti come Fabian Römer, Curse, Blumentopf, Freundeskreis, Samy Deluxe, ecc. ma mai il gangsta rap. È anche vero che negli ultimi anni le sonorità sono cambiate parecchio. Tra i miei preferiti al momento, e che mi stanno influenzando tantissimo nella scrittura di nuova musica dal punto di vista musicale, ci sono: Kool Savas, Sido, Bushido, PA Sports, Vega, Metrickz e Samra.

Jaemes Dean

Sappiamo che hai avuto un grande periodo di stop artistico, come mai hai deciso di riprendere proprio ora a fare musica? 

Sono una persona che si stanca quando gli manca la passione per quello che fa. E quando succede, io mollo. Elimino le perdite. Avevo intrapreso la strada della tecnologia e avevo creato un’app con un socio. Poi abbandonai il progetto perché mi venne un’idea migliore, cioè più lucrativa, ma questa poi si dimostrò parecchio più difficile di quanto avessi anticipato. Infine ne tentai una terza, ma capii che non sarei mai riuscito a portarla a termine con le persone con cui stavo lavorando. Nel frattempo però mi era passata la voglia e non mi divertivo più come all’inizio col mio primo progetto. L’amore era andato via. L’amore per la musica però non è mai andato da nessuna parte. L’unico momento in cui non ascolto musica e quando dormo. Per cui ho deciso di tornare a fare quello che mi piace fare.

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Ti va di raccontarci come nasce Il Guerriero e cosa vuoi comunicare?

In realtà questo brano l’ho scritto nel 2008, quando morì un caro amico con cui andavo al liceo. Era uno del gruppo e abbiamo fatto un casino di disastri assieme quando avevo 16-19 anni. L’ho tenuto conservato per parecchi anni ed era uno di quei pezzi che ho sempre voluto tirare fuori perché volevo che la sua famiglia lo sentisse e perché volevo liberarmi di questo segreto. Il beat che avevo usato prima, però, anche autoprodotto, era un altro e ho deciso di sostituirlo perché suonava troppo vecchio. Già questo so che non sarà abbastanza moderno per quello che gira oggi, ma è comunque un grande salto da ciò che facevo prima. Infatti è anche la prima volta che canto.

Il pezzo si chiama Il Guerriero perché questo era il soprannome che il padre aveva dato a Giuseppe. Ricordo che ne parlò nei giorni dei funerali, e mi rimase stampato nella memoria. Per cui ho deciso di scrivere attorno a questa idea e trasformarla in una storia. In alcuni passaggi del testo, infatti, mi immagino un guerriero che saluta amici e famiglia prima di andare in guerra. La sua guerra è la lotta contro (o per) la vita, che per finire perde. Poi sottolineo anche alcuni aspetti della sua personalità, come il fatto che avesse un sacco di princìpi; era una persona con idee e convinzioni molto precise, cosa che apprezzavo molto perché vedevo me stesso in questo suo aspetto.

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Infine, visto che non abbiamo avuto modo di farlo prima della sua partenza, concludo con un saluto: “un abbraccio, una firma, con tanto affetto, Seba”.

Il Guerriero Cover

Questo singolo farà da apripista ad un progetto più complesso, come un album o un EP? Puoi farci un piccolo spoiler?

No. Al momento ho un problema di identità musicale. So cosa voglio, so dove andare, ho un piano preciso, ma ci sono dei passaggi che ancora mi mancano. Ci sono produttori con cui voglio lavorare, a cui non ho ancora accesso che voglio mi aiutino a definire il mio suono. Ho bisogno di maturare a livello musicale e raggiungere un livello che mi permetta di essere veramente autentico. In questo momento so di  non esserlo, ma ho diversi limiti che non mi permettono di esserlo. Quando sarò arrivato lì, si potrà cominciare a parlare di album, o lavori più complessi. Per ora mi focalizzo a scrivere nuovo materiale, e a trovare la mia identità un pezzo alla volta.

Spoiler? No, quelli li faccio quando saranno più concrete, altrimenti sono solo aria e promesse. ;)

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Il mio primo incarico fu quello di costruire le navi che portarono gli Achei a Troia, ma con la crisi che c'è, ho preso a farne solo di carta e di dimensioni microscopiche. Assidua mangiatrice di lasagne e libri. Probabilmente sono l'anima gemella di Hannibal Lecter. Dite Mellon ed entrate.
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