Intorno ad aprile, Frah Quintale nasconde per tutta Milano dei fiori arancioni, una specie di caccia al tesoro per i fan (a loro insaputa), con la finalità di annunciare il nuovo disco. Non c’era modo più green di presentare Banzai (Lato Arancio). Chi l’avrebbe mai detto? È passato un anno dall’uscita della prima parte del progetto, Banzai (Lato Blu). L’artista bresciano chiude, con questo capitolo, il progetto che ci ha accompagnato per tutto il 2020.
Sorge spontanea la domanda: cosa sarà cambiato nella seconda parte del progetto? Molto, veramente molto.
Con la seconda, ed ultima metà di Banzai, Frah Quintale vuole delineare ulteriormente l’eterogeneità delle due parti del suo disco ponendo delle solide differenze. Il contrasto fra i due capitoli è forte: il nuovo Lato Arancio rappresenta un altro passo avanti verso la sperimentazione musicale con suoni nettamente meno “prudenti” rispetto il capitolo precedente che, al confronto, risulta essere più legato alle influenze della musica del passato. Avanti, tratterremo meglio l’argomento. Siate pazienti.
Tirando le somme, risulta un progetto troppo grande, troppo variegato e troppo colorato per essere racchiuso in un semplice disco. Il vinile dell’album verrà venduto dividendo le parti su due vinili differenti (indovinatene i colori), mantenendo gli artwork di ciascuno dei lati.
Testi
La prima differenza che salta subito all’occhio sta nella parte testuale dei due lati. Il Lato Arancio si concentra maggiormente nel racconto delle atmosfere relazionali, piuttosto che concentrarsi su un’autoanalisi o malinconica introspezione, come nel caso del capitolo precedente.
L’arancio è un colore caldo sempre più tendente allo scurirsi, dà un’accezione particolarmente allegra, ne descrive l’essenza di questa metà del disco. Le atmosfere nelle quali ci catapulta l’artista sono estive, degne della più calda delle stagioni.
Racconta l’estate nella sua bellezza, allegria e divertimento, pur mantenendo un occhio di riguardo sul lato nostalgico di essa, tra il dolce e l’amaro di una relazione. Troviamo anche parentesi introspettive in brani come Giorni Da Solo, dove si racconta il proseguimento della ricerca della serenità, iniziata nel Lato Blu, in un contesto caotico vissuto dall’artista (e da tutti noi, ovviamente). Proprio per questo, la scelta dell’estate non è una casualità: indica la libertà, una fuoriuscita da se stessi. Il disco rappresenta la metafora di una ripartenza.
Difatti, il singolo che ha anticipato l’uscita dell’album è Si Può Darsi, pubblicato il 23 aprile. Il brano racconta del tanto atteso ritorno della normalità, nella sua piena leggerezza, “dopo un anno da dimenticare”.
Il primo giorno di vacanze dopo
Un anno da dimenticare
Un fine settimana colorato
Leggero come queste droghe
La penna vola sopra i fogli sparsi
Disegno scrivo le mie strofe
E forse ti ho pensata sì può darsi
Sì può darsi
Punto forte di quest’ultima metà del disco è il featuring con Franco126, nel brano Chicchi Di Riso. Efficace collaborazione, però non così tanto inaspettata, dopo aver individuato la presenza celata di Frah nel pezzo Miopia, nel disco Multisala dell’artista romano.
E mi hai fregato già dal primo ciao
O forse anche da prima
Chissà magari già in un’altra vita
Hai lasciato solo un grande caos
E niente è come prima
Non credo che ci sia una via d’uscita
Poi, improvvisamente, quella musicalità energica, quei testi spensierati e vivaci cadono in una malinconia tanto potente quanto tutte le tracce del disco messe insieme. Stiamo parlando di uno dei brani meglio riusciti dell’album, ovvero Se Avessi Saputo. La duratura chiave allegra mantenuta dal disco, si spegne del tutto nel pezzo che chiude, definitivamente, l’intero progetto; sussegue un forte senso nostalgico dell’artista ed un evidente pentimento, chiaramente a sfondo relazionale.
Strumentali
Arancio, come quell’intervallo di colori che prosegue a partire dal sole di mezzogiorno fino al tramonto.
Le strumentali del disco iniziano con una delle tracce più cariche e colorate di tutto l’album: Le Sigarette. Un calore ed energia irradiante che andranno a calmarsi per lasciar spazio ad un tramonto musicale, come quello che si avverte ascoltando lo scurirsi delle atmosfere delle strumentali, a partire dalla penultima traccia Sempre Bene, brano che dà ufficialmente il via alla chiusura del disco, nonché inizio del tramonto dell’intero progetto, che avviene ufficialmente con il brano Se Avessi Saputo. Che pugno nello stomaco!
La chitarra classica, accompagnata da un climax crescente di musica elettronica (che ricorda particolarmente lo stile de Iosonouncane) chiudono l’album con uno scenario di fortissimo impatto. Veramente inaspettata come conclusione di un disco che, da un anno a questa parte, ha puntato sulla leggerezza e sonorità dance.
Fatto sta che, in questo capitolo della microsaga di Banzai, Frah e Ceri hanno dato il meglio di loro stessi: i suoni delle strumentali sono freschissimi, con una sorta di approccio alla psichedelia, pur mantenendo a braccetto quella attitudine pop che riesce sempre ad incuriosire il grande pubblico.
Stile
È tipico di un progetto firmato Frah Quintale la combinazione fra musica, colori e graffiti. Come abbiamo potuto vedere dal profilo Instagram dell’artista, ad ogni brano è stata dedicata un’illustrazione che ne riassume il contenuto testuale, attraverso l’uso di colori caldi (chiaramente, con il predominio dell’arancione). Questo stile che spazia tra arte e musica è puramente riconoscibile nelle vesti di Frah, uno stile creativo e più che versatile.
Sembra impossibile che Frah volesse osare ulteriormente dopo il Lato Blu, ma l’artista ci dimostra come quello della prima metà del disco fosse solo un assaggio della sperimentazione racchiusa nella totalità del progetto. Alcuni suoni sono dispersivi, ipnotizzanti e, a volte, meno affini all’ascoltatore medio, rispetto il progetto precedente. Il Lato Arancio si presta maggiormente ad una creatività sonora, ed è proprio questo il punto di forza e l’ambizione dietro il progetto.