
In occasione dell’uscita dell’album Il ritorno del vero, pubblicato il 25 giugno 2021 per Believe, Side Baby ci ha confessato che con i suoi brani vuol lasciare un testamento dei suoi sentimenti, che con il pezzo giusto parteciperebbe anche a Sanremo e ci ha raccontato di quando non riusciva a vivere di musica.
È questo infatti il vero significato di “trapper diventato rapper”. Gli abbiamo chiesto come è rinata davvero l’amicizia e la collaborazione con Tony Effe dopo la sua uscita dalla Dark Polo Gang, che ruolo ha la madre, presente per la seconda volta in un suo album, e che rapporto ha con gli haters. Continua a leggere l‘intervista per sapere di più sul secondo disco solista di Arturo Bruni.
La figura di tua madre è presente in tutto il disco: nella prima traccia scrivi “Chiedilo a mia madre”. Uno dei brani si intitola Mamma e lì la ringrazi “pubblicamente”. Un altro pezzo lo hai intitolato Tutù, il nomignolo con cui ti chiama lei. E aveva partecipato anche all’album Arturo. Come è presente nella tua vita?
Quando parlo della mia famiglia è la prima persona a cui penso, ma in generale tutta la mia famiglia mi supporta dall’inizio. Mi sono stati vicini e hanno creduto in me, nella mia musica, e per questo gli sono molto legato e li ringrazierò sempre.
Una collaborazione con Tony Effe a 5 anni di distanza dall’ultimo brano insieme è dovuta a scelte di business o all’amicizia? Ti va di raccontarci che legame senti di avere con lui?
Io e Tony siamo molto amici fin da piccoli, ci ha sempre legato un profondo rapporto. Con lui mi racconto, mi confido e mi diverto. Lui è più grande di me e quando ero piccolo lo vedevo quasi come un fratello maggiore, e ancora oggi è uno dei legami più stretti che ho.
Molti definiscono te e Tony “Romolo e Remo”. Siete simbolo dell’immaginario romano. Ci racconti un aspetto della città di Roma con cui ti identifichi? Qualcosa che più di ogni altra senti tua?
La città di Roma è parte di me, io sono quello, è il posto in cui sono nato e cresciuto ed è un pezzo della mia vita e della mia storia.

In Non sei capace avevi detto “trapper diventato rapper. Arrivo e scompari”. Ti riferivi alla scena che contestavi? Qui riprendi questa rima, ma aggiungi “l’ho fatto davvero”. Cosa è cambiato da allora? E chi vuoi essere da adesso in poi?
In passato, a volte, mi sono ritrovato a guadagnare in altri modi. Mi riferivo alla trap inteso come luogo in cui si vende la droga, prima non riuscivo a vivere di musica, mentre oggi è il mio lavoro oltre ad essere la mia passione.
Nell’album parli di nemici. Senti di avere davvero tanti haters? Come vivi l’interazione con loro?
Mi dispiace per loro e non solo dei miei, parlo in generale, passano le giornate a commentare i video di persone che teoricamente non apprezzano, ma mi ricordano quando da ragazzino ti piace una ragazza e per farti notare la tratti male.
Tranne alcuni brani, ti abbiamo ascoltato quasi sempre con Sick Luke, che nell’album definisci “fratello”. C’è un altro producer con cui vorresti collaborare?
In passato ho collaborato con altri producer come Mace e Night Skinny. Luke è il producer con cui sono nato e cresciuto, ma mi piace sperimentare. In particolare – al momento – mi piacerebbe collaborare con producer internazionali, sono contento che stiano tornando i beat scuri che da sempre mi affascinano molto.
“Sto trappando a Roma Sud mentre tu sei a Sanremo”… E se ti chiedessero di partecipare?
Ora come ora non parteciperei, ma semplicemente perché non ho brani adatti. In generale però non escluderei Sanremo, non è una cosa che snobbo, anzi, con il pezzo giusto parteciperei.
Cosa speri di lasciare con la tua musica?
Un testamento di quello che penso e provo. Sono grato a chi decide di ascoltarlo e di apprezzarlo.