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Intervista

Ture Most ci racconta la sua Sicilia con “Sanguigna”

Ture Most

Ture Most, rapper e artista poliedrico siciliano, ha pubblicato il suo terzo progetto musicale Soft Drink, composto da tre mini EP di tre pezzi ciascuno caratterizzati dai vari mood e stili diversi che rappresentano la personalità poliedrica dell’artista, offrendo atmosfere diverse.

Il primo volume ad essere pubblicato il 21 aprile è stato Pop Cola, le sonorità in questo volume sono caratterizzate da sfumature electro pop e synthwave, sotto la produzione costante del fratello R-Most. Il secondo volume, Gazzusa, è uscito il 28 maggio e ha un sapore più chill, è molto più vicino ai suoni hip hop  e ricorda una giornata di mare nuvolosa da cui è possibile vedere uno spiraglio di sole che fa ben sperare.

Il terzo volume, Sanguigna, pubblicato il 30 giugno racchiude tutta  la passione, le radici, il calore e il gusto agrodolce dell’arancia rossa di Sicilia, il tutto trasmesso con lo stravolgimento delle sonorità popolari, tra mandolini e 808, tra la chitarra elettrica e l’autotune.

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Ciao Ture, grazie per la disponibilità. Soft Drink è il tuo terzo lavoro, che hai fatto uscire in tre volumi diversi contenenti tre pezzi ciascuno. Come mai la decisione di suddividerli in tre volumi con tre brani e cosa rappresenta ogni volume? 

Penso che la mia musica sia una continua scoperta, che giorno dopo giorno segue un processo evolutivo, tant’è che i miei primi due progetti si presentano molto variegati in quanto a tematiche e sottogeneri trattati, e questo aspetto è un po’ croce e delizia. Croce, nel mercato musicale di oggi, che nella frenesia di catalogare vede spesso una monotonia di concept impacchettati in un certo modo con lo scopo di spremere determinate caratteristiche degli artisti; delizia, se ti piace sentire qualche cambio di passo all’interno di un progetto. Trovare la propria identità artistica è una ricerca raffinata che secondo me non si esaurisce dall’oggi al domani. Ad oggi penso che quello che faccio sia riconoscibile, ma nello stesso tempo non è la mia forma finale. Ci siamo dunque trovati con 9 brani dal diverso retrogusto musicale, sia per generi che per mood, così da impacchettare questo lavoro in tre Soft Drink, ognuno con il suo colore e con le sue caratteristiche. Dentro ci sono tre diverse sfumature del mio progetto, e tutto questo è stato veramente divertente perché, seppur facendo di necessità virtù, ho scoperto di amare questo tipo di concept a puntate. Si va dunque dal frizzante Pop Cola, all’agrodolce Gazzusa per poi chiudere con una calda e passionale Sanguigna.

Sei figlio d’arte, tuo padre era un cantautore e tuo fratello R-Most è un produttore rinomato che oltre a lavorare con te, ha collaborato con grossi artisti della scena come En?gma, Murubutu e Mattak. Come ha influito tutto questo nella tua crescita musicale? Inoltre, vieni anche dal paese di Franco Battiato, era quindi la musica per forza scritta nel tuo destino? 

La musica è una di quelle cose che c’è da sempre nella mia vita, mi è sempre piaciuto comporre brani, alle elementari ripetevo le poesie rappando, intorno ai 15 anni ho iniziato a scrivere i primi testi rap, poi ho deciso di sbrigarmi con l’università e laurearmi. Nel 2018 la musica è tornata prepotentemente, è diventata quella forza che avevo perso e che oggi mi fa svegliare con la voglia di lasciare una traccia di me su questo mondo, perché mi permette di esprimermi per come sono e perché quando fra 100 anni qualcuno premerà play su una mia traccia sarà come tornare in vita. A papà ho promesso di non mollare mai, avevo 19 anni quando è morto quindi non è arrivato a sentire quasi nulla di me, per quel poco che ha sentito però si è sempre complimentato con una certa fierezza, infatti è sempre presente nella mia musica. Roberto è mio fratello minore, con lui ci sbagliamo di 3 anni ma è come se fossimo gemelli, mettiamo l’anima su ogni lavoro e alla fine esce fuori solo quello che ci soddisfa. A Taboo siamo una coppia fortissima perché l’uno è nella mente dell’altro, la nostra musica ne è il risultato. E poi, come hai detto tu, questa terra ha dato i natali a tanti ottimi artisti a tal punto che sprecare queste vibes sarebbe un peccato, andiamo fieri delle nostre origini e condividerle con un inossidabile Maestro come Battiato non fa che renderci ulteriormente orgogliosi. Proprio in Sanguigna lo abbiamo omaggiato con una nostra reinterpretazione di Stranizza d’amuri, ci lavoravamo da 2 anni con la speranza di farglielo sentire, purtroppo non siamo arrivati in tempo ma in fondo abbiamo la speranza che anche chi sta dall’altra parte ci possa sentire.

ture most

Una cosa molto particolare del tuo stile, oltre a non essere catalogabile, hai il talento di scrivere in siciliano nel tuo dialetto e in italiano, dove ti senti più a tuo agio? Sono importanti le tue radici? 

Scrivo in italiano e in siciliano perché ci sono concetti che penso esattamente in queste lingue, ragion per cui mi sento a mio agio proprio nella fluidità di poter scegliere il modo più veloce di dire la mia. Non nascondo che tra qualche tempo potrei optare per una terza lingua. Trovo che portare avanti queste radici sia molto importante anche nello stesso italiano, dove la mia dizione risente molto della ‘calata’ siciliana, e a me va bene così. Credo fortemente nel siciliano anche perché nella mia terra spopola il neomelodico napoletano, e mi chiedo perché non insistere con il mio di dialetto. Mi chiedono sempre se il siciliano può essere un limite alla comprensione, io rispondo che una hit dell’estate 2020, Jerusalema, è stata cantata in lingua venda, quindi l’importante è arrivare in qualche modo a prescindere dal dialetto o dalla lingua.

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Il tuo è un mix di stili che vanno dal rap ad influenze indie, a i suoni mediterranei della tua terra al blues e all’elettronica, quali sono le tue influenze musicali? Gli artisti stranieri o italiani che ti hanno influenzato maggiormente? 

Quando ero piccolissimo ascoltavo un sacco Bob Dylan e Francesco De Gregori grazie a mio papà che metteva ovunque la loro discografia, non male come inizio. A 13 anni circa poi ho scoperto il rap. Penso che Mondo Marcio sia stato senza dubbio il primo artista che ho iniziato ad ascoltare con consapevolezza ed individualità, per poi passare ad Eminem, Tupac, Notorious, 50 Cent e tanti altri grandi, ma sempre con un orecchio verso De Andrè, Jimi Hendrix, Rino Gaetano e tanti altri che a citarli tutti non ci entrerebbero. Dei più recenti sono stato colpito tanto dalla coppia Carl Brave x Franco 126, l’Achille Lauro di Pour l’amour e Lucio Corsi.

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Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai in mente qualche nuovo lavoro? Come mai nei tuoi lavori ci sono poche collaborazioni con artisti diversi (le poche sono con Mimi Sterrantino, Entropia e Tenshi), è forse una tua scelta personale su quello che vuoi comunicare al pubblico?

Sono già al lavoro per il nuovo progetto, sto capendo quello che più mi piace fare e non vedo l’ora di farvelo sentire, nello stesso tempo stiamo rinnovando il sound anche per quanto riguarda il live, parte fondamentale del mio progetto musicale visto che quando è possibile esco con la band. Riguardo le collaborazioni sono molto soddisfatto di quelle che ho scelto in Soft Drink, ognuno ha portato la giusta dose di freschezza, tecnica ed esperienza, così da aiutarmi al meglio col messaggio che voglio comunicare a chi mi ascolta. Rispetto al trend forse sono poche, ma penso che in questo caso siano giuste così, perché in ogni brano ho tanto di mio da dire e non sempre possiamo coinvolgere qualcun altro per esprimerci in maniera intima. Spero di collaborare in futuro con ognuno di loro, perché sono stati fantastici.

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