

Lo scorso 17 settembre è uscito in digitale Dirty Routine E.P., il progetto in quattro tracce di DJ Fede e Poppa Gee.
Dopo aver conosciuto Poppa Gee ho deciso di realizzare questo Ep con lui su un’idea di entrambi. Lui ha un’attitudine super hip hop e l’ho trovato aderente alle cose che faccio io. Mi è sembrato giusto realizzare questa inedita collaborazione.
Il progetto è un benvenuto all’autunno per DJ Fede, che all’interno dei quattro brani di Dirty Routine E.P. ha voluto farsi accompagnare anche da altre due voci del panorama rap italiano: Jangy Leeon e Dope One. L’E.P. non poteva passare inosservato ai nostri occhi ed è per questo che abbiamo DJ Fede e Poppa Gee per porgli diverse domande e cercare di scavare nei segreti di questo piccolo gioiello artistico.
Fede, Secondo te la routine intesa come avere delle regole, una quotidianità ben stabilita, può portare al perfezionamento del proprio talento o rischia di appiattire tutto il processo creativo?
Dipende solo dall’impegno e dalla attitudine personale. Io lavoro tutti i giorni, 7 su 7, mi piace quello che faccio, è la mia passione, quindi per quanto rigarda me migliora il mio lavoro. Ma credo sia una questione assolutamente personale.
Nonostante la tua vasta esperienza, c’è ancora qualcosa, durante la stesura di un progetto, che ti resta ostile da realizzare o da portare a termine?
Portare a termine un progetto, sopratutto un album, è sempre difficile, magari devi mettere assieme 15 me e 6/7 DJ, tutti che giustamente hanno la loro vita e loro progetti da portare a termine, quindi ci vuole molta pazienza. nel frattempo cerco di portare avanti altri prgetti, ne ho sempre almeno un paio aprti in parallelo, così
quando un dei due è in stallo vado avanti con l’altro, faccio fatica a stare fermo ad aspettare.


Volevamo invece chiedere a Poppa Gee: Hai avuto la possibilità, con questo progetto, di lavorare al fianco di un pilastro della scena italiana ma anche internazionale. Quale credi sia stata la tua skill che lo ha reso possibile? Quali sono i tuoi punti di forza?
Innanzitutto sono molto contento che DJ Fede, il quale ha lavorato con dei mostri del rap italiano e non, abbia accettato di farlo anche con me. Nonostante i sui mille progetti è riuscito a trovare il tempo di portare a termine questo Ep. Penso che chiunque mi ascolti, pur magari non apprezzandomi oppure perché predilige un altro tipo di rap, riesca a percepire fin da subito la mia passione per questa cultura sotto ogni suo aspetto. Inoltre credo che il mio rap oggi si inserisca appieno nel filone neoclassico che, per semplificare, grazie a Griselda & Co., è ritornato in auge in America e anche qui in Italia. Sia io, e credo anche Fede, ascoltiamo e prendiamo ispirazione da quella wave.
Dove ti collochi in questo vasto panorama artistico? Cosa vuoi comunicare con la tua musica e a cosa miri, quali sono insomma i tuoi obiettivi?
Come ripeto spesso ho iniziato a fare rap abbastanza tardi: prima mi dedicavo solo al writing. Ed ho incominciato quando quello che ascoltavo ha iniziato a piacermi sempre meno fino a disgustarmi del tutto. La mia è stata sempre un’attitudine strettamente hardcore alla faccenda. Il mio obiettivo infatti è sempre stato quello di mostrare agli altri rappers quanto valgo. Estremizzando, potrei dire che non mi rivolgo a tutti, ma solo a chi era e tutt’oggi è in questo viaggio, chi conosce e ama l’hip hop e le sue discipline. In una mia canzone dico: “Non me ne frega un cazzo a me del disco d’oro/ voglio fare un disco che resti nel tempo“. Più che i numeri e le views mi interessano i props di chi questa cosa la sa fare bene, la conosce e la rispetta.


Riguardo invece l’EP: Da dove nasce la scelta di realizzarlo di sole 4 tracce? E come mai avete scelto proprio Jangy Leeon e Dope One come featuring?
La dimensione contenuta dell’EP è dovuta all’esigua quantità di tempo che avevamo a disposizione. Entrambi lavoravamo contemporaneamente su altri progetti ma, dal momento che tra di noi c’era sintonia, siamo comunque riusciti a ritagliarci dei momenti per collaborare. Jangy Leeon e Dope One sono due rapper forti, entrambi possiedono uno stile maturo e ben riconoscibile.
Dirty Routine ha un sound molto hip hop ed underground, qual è quindi secondo voi il futuro di questo genere o se preferite, del rap in generale? Come si evolverà a livello di sonorità e stili?
Non si può sapere come cambiaranno le cose, la tendenza sembra che ci riporti ad un suono classico un po’ modernizzato e rallentato, questo ovviamente mi avvicina a deriva, dicisamente meglio del periodo trap, non era per nulla nelle mie corde, che sembra stia volgendo al termine.
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