

Siamo qui è il primo album ufficiale del collettivo Keepalata disponile da martedì 28 settembre su tutte le piattaforme digitali, pubblicato da Aldebaran Records. Brigante, Cario M, DonGocò e Libberà, pubblicano per la prima volta un full length ufficiale composto da tredici brani e una bonus track (disponibile solo per la release digitale): tutto questo è Keepalata!
Quasi interamente composto, prodotto e arrangiato da Libberà – al secolo, Liberale Piraino – il disco è una mappa dei vari territori esplorati negli anni di attività dai componenti della crew. Tanto i testi quanto le produzioni spaziano in diverse sonorità arrivando a toccare (anche) poli opposti: dalla cronaca contemporanea alle riflessioni esistenziali, dal linguaggio di strada ai viaggi spirituali, dal clubbing al conscious. Musicalmente si passa dalle voci di Romina, Cristiana de Bonis ed Emanuela Valiante, al violoncello di Pavlo Cartaginese, dal basso Andrea Mandarino al sax di Sebastiano Forti. Non meno importanti sono gli scratch di Deva e l’insert rappato dell’MC statunitense Jobu.
Come raccontano i membri della crew Keepalata, Siamo qui può avere diverse interpretazioni: “siamo arrivati a questo” nei nostri percorsi artistici e di crescita, ma anche “nonostante tutto siamo qui”. Un disco che trasuda cultura e unicità, in grado di trasmettere alcuni valori autentici dell’hip hop italiano.
Per prima cosa vorrei chiedervi come nasce il progetto Keepalata? singolarmente avete tutti carriere soliste, come mai avete deciso di creare questo nuovo progetto assieme?
Abbiamo iniziato il viaggio nel rap insieme e fin dai primi giorni abbiamo collaborato e progettato di collaborare. Negli anni siamo riusciti a fare dei progetti insieme, ma mai un lavoro di lunga misura e ufficiale ben curato come Siamo qui. Questo perché abbiamo stili molto diversi: mi riferisco al rap, ma è specchio di alcune differenze più in generale. Abbiamo tempi di produzione e modalità di lavorazione molto diverse e mantenere lo stesso passo non è facile. Il lockdown ci è stato molto utile, ci ha permesso di sincronizzare gli orologi che di solito hanno “fusi” molto diversi!
Keepalata è un gruppo abbastanza eterogeneo in termini di stile: ognuno dei singoli componenti però riesce a dare qualcosa di proprio e di unico. Qual è la chiave della vostra sintonia musicale?
La diversità è sicuramente la ricchezza. Abbiamo la provocazione, la riflessività, l’emotività, il fresco e il caldo. Tutte cose! La sintonia viene dal gusto per il “diverso da sé” che arricchisce e completa quello che ognuno ha in sé.
Sentite di poter rappresentare la Calabria come formazione rap? E soprattutto pensate che questo vostro lavoro possa rappresentare la terra da cui provenite?
Non possiamo rappresentare la Calabria tout court: siamo tutti cosentini, e la Calabria è molto grande e ricca. Siamo qui rappresenta bene alcuni aspetti della nostra zona, una terra con una cultura di riferimento molto forte e radicata (nel bene e nel male) ma al contempo ricca di contaminazioni.
Le sonorità del disco sono estremamente variegate: dai synth fino al sampling, e anche alcuni scratch. Avete avuto a livello musicale delle personalità che vi hanno ispirato in termini di sound e di scrittura?
Per il sound curato quasi interamente da Libberà sicuramente tra i riferimenti ci sono Travis Scott ma anche Michael Jackson, James Brown ,ed inaspettatamente anche musica italiana degli anni ’50. Per i testi Libberá ha un attitudine più cinematografica ed è molto ispirato dall’arte in genere e dalla storia dell’umanità. Cario Brigante e DonGocò sono sicuramente più ispirati dal rap anni ’90 e dal cantautorato italiano.
Un ritornello che mi ha particolarmente ispirato è quello del brano Generazione: “La mia generazione non canta, non pensa, non parla, non cambia. Il mio futuro, no, non è in banca no chems, no cam, no bamba“.
Questo pezzo racconta la triste attitudine della nostra generazione a rinunciare nel perseguimento dei propri obiettivi. Vuole essere un invito a non rassegnarsi, nonostante le difficoltà delle circostanze attuali. Un invito che parte da un’attenta critica degli ostacoli che ci impediscono di portare a termine i nostri percorsi così da poterli trasformare attraverso la musica e l’arte.


A proposito di questo, voi che avete una solida esperienza in questo settore, quanto è cambiata la l’hip hop e l’approccio del pubblico? Si può parlare effettivamente di evoluzione del genere?
Sicuramente si, aldilà dei gusti e dei legami affettivi di ognuno di noi; che l’hip hop sia cresciuto e si sia contaminato è una prerogativa di questa stessa cultra. È la sua naturale evoluzione, poi ovvio alcune declinazioni lasceranno presto spazio ad altro, altre resteranno sotto traccia, ma saranno un bagaglio culturale sintomo di una movimento sempre più in crescita. Non c’è contaminazione negativa e non bisognerebbe spaventarsi finché si mantiene saldo in contatto con le origini. Poi le sveltine finiranno, ma si saprà solo dopo.
I campioni dei beat sono l’unione di sampling arabeggianti con classici suoni funk: tra le produzioni spicca il nome di Brigante. Vi va di parlare di come è nata questa collaborazione? Come si è incastrato Libberà all’interno del progetto Keepalata?
Brigante produce da molto, ma per questo lavoro il desiderio era di utilizzare solo produzioni di Libberà. Poi sono uscite fuori queste 3 idee di Brigante che andavano a completare un po’ il lavoro: toccavano delle note che mancavano grazie anche l’attitudine un po’ più old school, ma rinfrescate ancora dallo zampino di Libberà. E allora sono stati ben integrati nel lavoro.


Per concludere, qual è il futuro di Keepalata dopo la pubblicazione di questo primo album? Ora che si è potuto riaprire, quando potremo vedervi esibire live?
Stiamo mettendo insieme un po’ di possibili date e speriamo di portare dal vivo Siamo qui quanto prima. Intanto abbiamo tante novità tra cui, vi anticipiamo, che a breve uscirà un nuovo video, molto diverso dal primo, di un brano solita del disco. Connettevi a Keepalata, noi Siamo qui!