

Dopo anni di collaborazioni, sia nei reciproci dischi che non, e la pubblicazione dell’intro Bromance e del singolo La più bella, da oggi, venerdì 22 Ottobre, è disponibile su tutte le piattaforme digitali il joint album di MECNA e COCO: BROMANCE. Un album che dà un senso alla formula 1+1 = 3, e al fatto che quando c’è sinergia il risultato è maggiore della somma dei componenti.
In questo dialogo musicale tra due artisti che si incontrano sulle basi come nella vita ci sono molti mediatori, tutti sulle produzioni: Lvnar, Iamseife e Alessandro Cianci, il dream team di Mecna, Sick Luke che lo ha già accompagnato in Neverland, l’enfant prodige Kina e Geeno, già più volte al fianco di CoCo.
Oltre ad aver avuto l’opportunità di ascoltare il progetto in anteprima, abbiamo avuto il piacere di partecipare – finalmente in presenza – al press day con Mecna e CoCo, in cui i due portavoce del dream rap italiano hanno tracciato i confini di un disco di cui parlavano da così tanto tempo da stentare quasi a credere di averlo realizzato.


Mecna e CoCo, un’introduzione a Bromance
Durante la conferenza, Mecna ha dichiarato che l’idea di un intero progetto collaborativo esisteva già dal 2017-2018, ma di non aver avuto modo di concretizzarla prima per questioni legate a tempi, dischi e geografie. In merito, CoCo ha ammesso che pubblicare nel frattempo due dischi ufficiali, ovvero Acquario e Floridiana, gli abbia dato molta consapevolezza in più nel suo approccio alla musica. Aspetto che anche Mecna ha condiviso, riconoscendo che negli ultimi anni l’esperienza di entrambi sia maturata e abbia portato al progetto un po’ di know-how in più.
Tra l’altro, le collaborazioni che hanno costellato gli anni trascorsi tra il desiderio di lavorare a un album insieme e il suo compimento, hanno portato a far creare quella che CoCo ha definito una sorta di fairy tale intorno ai loro featuring: ogni volta che lui non era presente in qualcosa di Mecna e Mecna non figurava in qualcosa di suo, i fan lo facevano notare.
E sono state proprio le fanbase, hanno svelato Mecna e CoCo, ad essere quasi un punto di riferimento nella scrittura dei testi, una sorta di energia positiva e non la raffigurazione di aspettative che sarebbero potute essere disattese. Mecna ha addirittura raccontato che gli è capitato di pensare “questo sarà il loro pezzo preferito”.
D’altronde, come lui stesso ha sottolineato, è come se loro due e i fan si conoscessero: le canzoni che il pubblico apprezza e in cui si riconosce sono pezzi in cui loro raccontano della propria quotidianità. Infatti, il rapper foggiano ha rimarcato che ciò di cui sia lui che CoCo parlano nei loro brani è proprio la loro vita normale, nonché titolo di una delle tracce più significative dell’album, perché descrive a pieno il loro rapporto conflittuale tra la voglia di essere artisti e la necessità di restare coi piedi per terra.
Una Bromance nella vita e nella musica
A proposito di somiglianze, Mecna e CoCo hanno raccontato tanto sulle affinità che li hanno portati a instaurare una bromance nella vita e nella musica. Per il rapper napoletano, ad averli uniti è, senza dubbio, una stima artistica e personale e anche l’essersi scoperti simili caratterialmente. Ha aggiunto, poi, che negli aspetti in cui differiscono, Mecna gli abbia dato una grossa mano: è stato come un fratello maggiore che gli ha insegnato che un po’ di istintività in più giova al processo creativo.
Dal canto suo, Mecna, ha riconosciuto di aver imparato da CoCo a ragionare un po’ di più sulle cose, per trovare un’altra soluzione. Come i due hanno riconosciuto, si sono completati: l’insicurezza di CoCo, a volte, si è rivelata fondata e andava seguita; altre volte, l’istintività di Mecna era quello che ci voleva. Insomma, quello che ci hanno dipinto con le parole è veramente un gioco di squadra che ha funzionato anche per differenze che li hanno arricchiti.
Riguardo al primo singolo dell’album, La più bella, CoCo ha confessato che, nonostante sentisse che avrebbe incontrato il gusto di molti, non si aspettasse un’esplosione del genere. Sulla scelta di riprendere nel pezzo il celebre ritornello di Sei la più bella del mondo di Raf, ha raccontato che è nata per la voglia di riprendere un qualcosa degli anni ’90, perché, dato Mecna e CoCo sono praticamente coetanei, cercavano qualcosa che riportasse alle prime esperienze della loro adolescenza. Entrambi, per giunta, si sono dichiarati legati a quella dimensione pop, anche solo per una questione di ricordo musicale, essendo cresciuti con le canzoni d’amore di MTV. Mecna ha aggiunto che, tra l’altro, a livello di sound, non vedessero l’ora di provare a rendere proprio il brano anche perché si incastrava perfettamente in un album del genere che, con umiltà, ha definito realizzabile solo da questo suo duo, in quanto espressione di un certo di rap non abbracciato da troppe altre realtà in Italia.
Sul finire della conferenza, conclusasi con la speranza di rincontrarsi in un futuro tour, abbiamo avuto la possibilità di fare qualche altra domanda a Mecna e CoCo, addentrandoci ancor di più nella loro bromance.


A tu per tu con Mecna e CoCo
Ciao ragazzi! Nel disco, e in generale nei vostri percorsi artistici, rimarcate più volte il vostro sentirvi diversi da chi vi circonda, per attitudine e atteggiamenti. È stata questa diversità percepita a farvi sentire, di riflesso, più simili e a stimolarvi a fare musica insieme?
CoCo: «Sì, sicuramente! La nostra diversità è, per assurdo, molto simile, quindi, è stato uno dei motivi principali per cui ci siamo riconosciuti dall’inizio. Sin da quando io ho ascoltato il suo primo pezzo ho pensato che non fosse solo un pezzo che parlasse di cose mie, ma un pezzo che avrei scritto io stesso. Quindi, ci siamo connessi davvero da subito».
Mecna: «Mi ricordo quando al mio liceo incontrai un ragazzo che poi ha iniziato a fare rap con me e io capii subito che gli piaceva quel mondo, perché lo riconobbi in mezzo a tutti gli altri che erano vestiti normali. Lui, invece, aveva dei pantaloni larghi. È come se io, ad un concerto metal, abbia riconosciuto Corrado: l’unico con la maglia con disegnato sopra un cuore. Ci siamo riconosciuti e ci siamo scritti, capendo di essere veramente simili».
Anche nel vostro processo creativo ci sono delle affinità o avete dovuto cercare una formula totalmente nuova per approcciarvi alla scrittura dei brani?
Mecna: «Nel nostro processo creativo, ci sono sicuramente delle affinità e le abbiamo scoperte quando abbiamo iniziato a scrivere insieme. Semplicemente abbiamo lo stesso approccio: partiamo dall’ascoltare tantissime volte la strumentale, poi iniziamo a buttare giù delle idee, per poi andarle a definire e rifinire».
In alcune tracce vi spingete in dei territori sonori in cui magari uno dei due non era mai stato. Si può dire che questa scelta sia nata come una sorta di reazione al fatto di condividere molte reference musicali?
Mecna: «Io credo proprio di sì. In realtà, non ci siamo discostati tantissimo dal nostro background musicale, siamo rimasti sempre nel nostro ambito».
CoCo: «Forse lui ha fatto qualcosa che avevo fatto io e io ho fatto delle cose che aveva fatto lui».
Mecna: «Esatto, mi vengono in mente pezzi come Longsleeve, che io interpreto più come più suoi che miei. Una cosa che poteva fare più lui e cui io mi sono approcciato in questo album. Forse, se non ci fosse stata quella energia, quello stare insieme, non ci sarebbe stata la possibilità di scrivere in nuovo modo e confrontarsi con cose diverse. Lavorare insieme a questo progetto si è riversato in vari ambiti della creazione, anche quello del sound.»
Sia in questo album che nella vostra discografia si ritrovano molti riferimenti a luoghi, come se il vostro fosse una sorta di rap “geografico”. Scrivere questo album in Toscana ha avuto qualche tipo di influenza sui pezzi?
CoCo: «Abbiamo scelto di scrivere il disco in Toscana perché, essendo un po’ una terra di mezzo tra me e Corrado, tra Napoli e Milano, non era casa per nessuno dei due. Già questo ha influenzato la realizzazione delle tracce: eravamo solo noi contro noi stessi. È stata una bellissima esperienza e anche la prima volta in cui entrambi abbiamo lavorato a quattro mani su un progetto del genere. Il posto era molto suggestivo, eravamo immersi nel verde e nel nulla. Non c’erano supermercati e ristoranti: solo noi, i beat e la musica».
L’ultima domanda è per CoCo. In Alla fine parli della ricerca della perfezione e di quanto possa essere dannosa. Il fatto di essere immersi in una società della performance, in cui ognuno, attraverso i social, è, appunto, performer della propria identità sotto lo sguardo degli altri, ha mai influito su questa tua tendenza alla perfezione?
CoCo: «Io credo che i social siano al 50% un po’ dannosi per tutto quello che ci propinano, per tutta la finzione che ruota attorno a questo mondo. La mia ricerca della perfezione, però, per quanto i social mi possano influenzare psicologicamente nella mia vita di tutti i giorni, è più una challenge che ho con me stesso dal punto di vista musicale. Sono quel tipo di persona che non si accontenta quasi mai, che pretende sempre di più da se stesso e non si sente facilmente appagato. A volte odio addirittura la mia voce o son convinto di non aver dato ancora il massimo in un’esecuzione. Questa ricerca della perfezione, quindi, non è principalmente in base agli altri, ma nei confronti di un’idea, spesso sbagliata, che ho di me stesso».