Marsilio è il vincitore della prima tappa del Lotto Per Mille: Punchline Edition Vol. 1, contest di freestyle tenutosi nella fantastica cornice del PYC all’interno di Villa Trabia a Palermo. La serata è stata presentata e intermezzata dai comici della Stand-up Comedy Sicilia. Il format, mensile e itinerante tra le location che Palermo offre, è stato organizzato da Picciotto, Zio Al e De Almeida con la collaborazione de lacasadelrap.com, Palermo Suona, Beatfull Festival e GhettOnline. Lo scopo di queste serate è quello di dare nuova linfa vitale agli eventi, dopo la pausa forzata della pandemia, offrendo ai giovani rapper siciliani (e non solo) un palco dal quale far sentire la propria voce.
Questa prima tappa del contest è stata vinta da Marsilio, giovanissimo rapper palermitano che sin da bambino studia musica e teatro. Nel 2018 si aggiudica un posto nella semifinale della tappa siciliana del Tecniche Perfette e nel 2021 ottiene un posto nella finale del concorso internazionale di scrittura Premio InediTO – colline di Torino, per la sezione testo-canzone. In parallelo, ha coltivato anche la carriera di attore teatrale recitando in diverse produzioni del Teatro Atlante come Il Decameron a Ballarò (2019), Ilios (2021) e alla rassegna teatrale Perfetti sconosciuti (2021).
Abbiamo preso la palla al balzo e lo abbiamo contattato per un’intervista, in modo da approfondire Marsilio sia come persona ma soprattutto come artista. Buona lettura!
Benvenuto su lacasadelrap.com! Come ti sei avvicinato al mondo del rap e in particolare al freestyle?
Il mio avvicinamento al genere ha una genesi bifronte. Da una parte è stato un incontro abbastanza canonico, mainstream: qualche video musicale visto su MTV da piccolo, Tranne Te passata col bluetooth a scuola, fino ad arrivare ai tredici anni quando ho ascoltato The Marshall Mathers LP e ho visto 8 Mile. Ho iniziato a scrivere le prime rime sui pezzi di Eminem mentre li ascoltavo e facevo ‘freestyle’ a casa immaginando Papa Doc al posto del riflesso nello specchio. Un inizio abbastanza classico. Ma il momento in cui mi sono veramente appassionato alle rime e al freestyle è stato guardando i video di Shade, che aveva da poco vinto MTV Spit e settimanalmente (in particolare ogni mercoledì, lo Shaday) pubblicava dei video in cui o cambiava 20 flow in un minuto o faceva freestyle in giro per la città… ce n’è uno dove canta sul Rondo alla Turca di Mozart. Dopodiché ho visto il video delle Lavanderie Ramone con Ensi, Shade e Fred De Palma e da quel momento il mio cervello ha iniziato a pensare qualsiasi cosa in rima.
Tetraheadrop è la crew alla quale appartieni. Cosa significa stare in una crew di freestyler?
Significa avere degli amici che condividono la tua stessa passione, in questo caso per l’improvvisazione. Per me, prima ancora che degli amici, Zio Al, Dev e KillJoy sono stati dei punti di riferimento per quanto riguardasse la scena rap locale. Ho appreso molto da loro fin dai miei primissimi esordi. Tutto è nato perché – prima ancora di essere un gruppo – iscrivendoci ai contest, finivamo sempre per incontrarci tra di noi nelle fasi finali delle competizioni; organizzavamo insieme le macchinate per partecipare ai contest di freestyle fuori Palermo, in giro per la Sicilia. Finché poi, dopo l’estate del 2018, in cui per la prima volta abbiamo partecipato al Tecniche Perfette, abbiamo deciso di darci un nome che ci identificasse come collettivo.
In che modo ti alleni nel fare freestyle?
A dire la verità non mi alleno un gran che… non sono un ottimo esempio. Mi piace fare freestyle libero, come sfogo e lasciando andare il flusso di coscienza. Più che un allenamento è un modo per verificare periodicamente se mi ricordo ancora come si fa (tipo Michael Jordan in Space Jam). Comunque, quando so di dover partecipare ad un contest e ci tengo a fare bella figura, qualche giorno prima della gara faccio delle sessioni di allenamento giornaliere anche di un’ora, nei modi più disparati: cambio tanti beat, mi metto alla prova su sonorità e bpm diversi, utilizzo il generatore di parole online oppure apro a caso il dizionario e via dicendo così, finché non riacquisto quella fluidità verbale e di pensiero che mi fa sentire pronto per il contest.
Oltre a fare improvvisazione, realizzi anche dei brani. Usi un approccio diverso quando scrivi un testo? Qual è la cosa che ti viene più “semplice” da fare?
Da un canto ti direi che si tratta di due mondi distinti e separati, dal momento che quando scrivo ho bisogno di concentrarmi particolarmente sulla scelta delle parole, della metrica e lavoro molto sui dettagli, al contrario di quando faccio freestyle e mi affido più alla rapidità del pensiero. D’altra parte certe intuizioni in fase di scrittura possono nascere anche da dei momenti di improvvisazione, in cui l’istinto mi porta a concepire delle rime ad effetto oppure delle melodie interessanti. Anche nel freestyle mi piace puntare all’utilizzo di un vocabolario e un rimario più ricchi e meno scontati o alla diminuzione degli intercalari (i vari “faccio questa roba… l’hai capito, quando rappo ecc…”, strumenti pur sempre utili per acquistare fluidità); magari non si tratta di dettagli indispensabili per vincere una sfida, ma che, personalmente, apprezzo e a cui presto attenzione quando ascolto un freestyler.
Oltre ad essere un rapper, sei anche un attore di teatro. Cosa c’è di simile tra queste due discipline artistiche e cosa invece si trova totalmente agli antipodi?
Ad essere sincero, non mi viene in mente qualcosa di totalmente inconciliabile tra le due arti. Mi piace mescolare le due cose e trovare vari punti di contatto. L’elemento che, almeno nel mio caso, lega maggiormente questi mondi è la presenza scenica; a cominciare dai piccoli dettagli come non dare le spalle al pubblico, fino ad arrivare alla padronanza del proprio corpo sul palco, ritengo che siano tutti insegnamenti importanti per intrattenere e preziosi per comunicare. La componente centrale del mio modo di comunicare è il testo, la parola e, affinché questa arrivi alle altre persone, ho bisogno di entrare in relazione con il pubblico; per farlo il Marsilio rapper prende in prestito alcune tecniche messe in pratica dal Marsilio attore. Può anche avvenire lo scambio inverso, in ambito teatrale.
Prima parlavamo dei brani, hai intenzione di fare uscire un progetto nel futuro?
Sì, sto lavorando a un progetto riguardo al quale non posso dire ancora molto, se non che ho già diversi brani in cantiere e sto continuando a scrivere. Sicuramente mi sentirete in coppia con Rexar alias Jonathan Raneri, un producer emergente e molto talentuoso della mia città. Inoltre, insieme ad un gruppo di amici e musicisti locali stiamo da poco avviando una realtà laboratoriale, di cui, anche in questo caso, non posso ancora parlare approfonditamente, ma della quale sentirete presto parlare. Posso anticipare che si tratta di un gruppo di lavoro che spazia oltre il genere musicale del rap e che è coordinato da Christian Picciotto.
Quali sono le battle più importanti della tua carriera fino ad ora?
La prima da menzionare è sicuramente quella con Il Dottore, tenutasi nell’ambito della tappa siciliana della XV edizione del Tecniche Perfette (2018). Questa sfida ha un significato importante per la mia esperienza da freestyler, per tanti motivi: innanzitutto è stata la mia prima battle in trasferta, la mia prima (e al momento unica) partecipazione al Tecniche Perfette e, soprattutto… non capita tutti i giorni di potersi misurare con il proprio freestyler preferito (di allora e di adesso)! Ricordo ancora che, subito dopo aver rappato i miei 30 secondi di selezione, ero sicuro di non essere passato alla fase successiva; quando poi hanno chiamato Il Dottore e Marsilio sul palco per l’ultima sfida del primo turno, ero al settimo cielo. È stato il mio battesimo del fuoco.
La seconda sfida è Dev vs Marsilio, la semifinale della prima edizione del THD contest (2019). Praticamente un derby, dato che Dev, oltre a essere uno dei punchliner più tosti che io abbia mai sfidato, è mio compagno di crew. Sebbene siano passati già un paio d’anni, riguardando il video di questa sfida apprezzo ancora il flow serrato con cui ho cavalcato la base e una mia rima in particolare, che mi fa sorridere: a un certo punto della battle Dev menziona mia madre in una barra (classico topic delle sfide di freestyle; la madre dell’avversario, non la mia in particolare… spero) e il mio cervello di riflesso ha partorito la rima in questione: “è un obbrobrio / questo è morto, lo mando all’obitorio / insulti mia madre? sta diventando lesbica / così puoi giocarti il doppio del repertorio”. Chissà, magari un giorno la riciclo per fare il remix di Viva la mamma di Bennato.
Un’altra battle interessante è quella in cui ho sfidato Hasma, un freestyler catanese, nella finale del Beatfull Contest (2020). Come ogni finale che si rispetti, anche questa si è svolta con un giro della morte: 15 minuti di bastonate in rima, botta e risposta, mica una passeggiata! In special modo quando l’avversario è in forma, come in questo caso. La ricordo come un’impresa impegnativa.
Dulcis in fundo, quella che reputo la mia performance migliore in una battle: la finale del THD contest con Zio Al (2019). Anche in questo caso un derby, anche in questo caso un estenuante giro della morte con un avversario molto impegnativo, nonché attualmente una punta di diamante del freestyle siciliano. Due anni non sembrano tanti, eppure riguardando il video della sfida noto diversi punti deboli che, con il tempo e l’esperienza, ho fortificato: la gestione della voce, la presenza scenica ecc… Eppure tutt’ora riascolto con stupore certe punchline, certe rime rigirate che mi sono venute in mente in quella sfida e penso: “Ma come cavolo ho fatto? ‘Sta rima sembra scritta!”. Parliamo pur sempre di rime appartenenti al contesto di una sfida di freestyle… probabilmente nel Canzoniere di Petrarca non troverete versi ispirati come “Sopra il beat / Tu ti seghi con la matematica: cerchi la xxx”, ma, appunto, in quella circostanza trovo che anche queste rime abbiano il loro perché.
Un saluto alla redazione e a tutti i lettori de lacasadelrap.com. È stato un piacere. Alla prossima!