
Touché ha soli 17 anni, e dimostra nel suo album Il minorenne + bastardo una maturità degna di pochi. Questo è il debutto di una delle promesse del rap game italiano. Dopo alcuni singoli di successo finalmente l’artista di origini marocchine ha svelato il suo primo progetto, disponibile dal 5 novembre 2021 su tutte le piattaforme digitali. Il minorenne + bastardo raccoglie la storia di Amine – vero nome dell’artista: un ragazzo con un passato complesso, cresciuto in un contesto sicuramente non facile ma che, soprattutto, attraverso la musica ha deciso di emanciparsi e cambiare direzione.
Ad accompagnare Touché in questo viaggio tantissimi ospiti: ebbene si, perché il giovane talento di origini marocchine è stato già notato da molti artisti anche di una certa caratura a livello internazionale – ne avevamo già parlato qui. Sicuramente quella di Touché è una musica in grado di esprimere tanto, sia a livello emotivo quanto di critica sociale: il giovane rapper si racconta in tutta la sua verità. Abbiamo deciso di intervistare Touché proprio per capire ancora più a fondo la sua storia. Schiacchia play e ascolta Il minorenne + bastardo.
Hai 17 anni e hai cambiato radicalmente la tua vita, con determinazione ed impegno: queste rinunce che esprimi anche nel disco, quale impatto hanno avuto sulla tua persona?
Sono cresciuto, sento di essere cambiato, a volte ho pensato di essere cambiato troppo. Però oggi sono tornato in natura, con la mia gente e con i problemi di prima. Questo mi rende me stesso.
Un valore importante per Touché è la famiglia. La tua famiglia appunto come ha vissuto la decisione di vivere solo di musica?
Ovviamente all’inizio la vedevano come una grande cazzata, una luce che vedevo solo io. Rinunciai alla scuola e loro non erano d’accordo ma in qualche modo riuscii a convincerli. Volevo fare questo e nessuno poteva farmi cambiare idea.
Come ti sei avvicinato al rap? C’è stato magari un brano che ti ha fatto innamorare di questo stile musicale?
E stato naturale. Ero in una situazione in cui avevo qualcosa tra le mani, non sapevo se mi appartenesse ma sapevo che dovevo usarla. Quando andavo in studio sentivo il bisogno di dover essere sincero, dovevo raccontarmi al microfono. Non per farlo sapere agli altri, ma per ricordare a me stesso da dove vengo.

Per quanto riguarda l’aspetto delle produzioni, hai collaborato con tanti producer di un certo livello: Crookers, TY1, Miller, Linch, No Label e Vaporstef. Una parte importante di Touché esce fuori proprio sulle produzioni di TY1: come vi siete conosciuti? E, soprattutto, come è stato lavorare con un professionista come lui?
Io e TY1 ci troviamo benissimo. Il fatto che sulle sue produzioni esca una parte importante di me è voluta proprio da me. Quando scrivo a TY1 so per certo che ho tra le mani un contenuto forte, e so che lui può far risaltare le mie parole al 100 per 100.
Touché è un ragazzo giovanissimo che si è trovato proiettato all’interno del rap game nel senso più complesso possibile: è stato difficile per te adattarsi a questo mondo, quando hai capito che la tua passione stava diventando lavoro?
So di avere un percorso diverso dagli altri. Mi sono ritrovato in questo mondo da solo, nessuno dei miei conoscenti non ne sapeva un cazzo, e anche le persone che mi sono affiancato nel lato musicale erano inesperte e ignoranti nel settore. Mi sono fatto forza e ho usato quello che avevo.

Come ti rapporti alle tanto citate classifiche FIMI di vendita: sei interessato ai numeri o porti avanti la tua idea di musica anche a discapito degli eventuali profitti?
Non so per quale motivo, ma ho guardato più il lato artistico nel mio primo progetto. Volevo fosse naturale, e che i risultati fossero dovuti dai miei sforzi. Ma forse più che una scelta è stata una conseguenza. Valgo di più.
Per fortuna voi artisti state per tornare nei club, nei locali, per performare i vostri lavori: hai già alcune date confermate? Qual è la sensazione che provi subito prima di un live?
Si stiamo organizzando. RESPONSABILITÀ.
