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I Neo13 raccontano Tredici

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In questa puntata di Zoom In, la prima del 2022, i nostri ospiti sono i Neo13. Collettivo torinese formato dalle voci di Slumpthinidle & Reakira e dalle produzioni di Karashò, nato nel 2017 e legato a quella corrente stilistica che si trova a suo agio nel mescolare elementi provenienti da correnti apparentemente lontanissime quali: trap, metal e scream, dando vita ad un mix originale che fa della violenza e della distruzione il loro tratto distintivo. I tre componenti del collettivo ci raccontano traccia dopo traccia il loro manifesto musicale: Tredici.

01 – Enter the Matrix

Karashò: prima traccia dell’album, ma ultima ad essere realizzata. Tutto il disco era pronto, mancava solo l’intro giusto; avevamo un paio di proposte, ma nessuna ci convinceva a pieno. Un pomeriggio ci trovavamo io e Slump nello studio nuovo, ho iniziato a comporre questo beat che sembrava uscito dalla soundtrack di qualche film fantascientifico. Lui poco dopo registra questo monologo, quasi un flusso di coscienza, senza che avessi ancora messo la drum al pezzo. Era fighissimo, ci piaceva, bisognava solo dargli una quadra per renderlo una canzone. Qualche giorno dopo mi sono trovato per caso in studio con Reakira, gli ho fatto ascoltare il pezzo e nel mentre ho avuto l’illuminazione: ho recuperato l’accapella di Welcome To Machine dei Pink Floyd, e ho recuperato la frase “welcome my son, welcome to machine”. Da lì, in un’ora abbiamo chiuso il pezzo. Fatto l’export lo mandai a Slump, mi ricordo che ci ha risposto con un video in cui era sui pattini quasi in lacrime: aver chiuso quella traccia sanciva anche la chiusura di Tredici.

02 – North Side

Slumpthinidle: mi ricordo che era l’autunno del 2020 e iniziava a esserci odore di lockdown nell’aria. Ci trovavamo nello studio vecchio tutti e tre, e qualche giorno prima io e Karashò avevamo discusso del fatto che, a forza di sperimentare e provare a fare musica più melodica, non stavamo più facendo tracce trap metal nude e crude, che erano poi il nostro marchio di fabbrica. La cosa in verità ci mandava quasi in paranoia, perché abbiamo addirittura pensato di non essere più in grado di farne. Quel pomeriggio è bastato un sample di chitarra, Karashò inizia a produrre il beat, io – prima ancora che finisse la struttura – registro ritornello e strofa, poco dopo registra anche Reakira, e io e Karashò rimaniamo sconvolti, perché non lo sentivamo così in forma da un bel po’. Morale della favola, in tre ore avevamo un hit trap metal, capendo che tutto sommato era ancora il nostro pane quotidiano.

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03 – Scam sulla scam

Reakira: stavamo facendo la seconda sessione in montagna, novembre 2020: il disco stava prendendo forma, avevamo molte tracce belle, ma sentivamo la mancanza di almeno un banger duro e puro. Una mattina io e Slump ci svegliamo con Karashò che stava già producendo un beattone. In quei giorni stava cercando di fare roba un po’ più bounce, senza però riuscirci in pieno. quella mattina invece ci stava riuscendo alla grande, e io e Slump ci siamo messi subito a scrivere. Nel pomeriggio lui aveva bridge e ritornello, io avevo strofa e un bridge con l’autotune. Abbiamo capito subito subito che il pezzo era molto potente, ma col passare dei giorni ci rendiamo conto che l’autotune stonava col resto della traccia. La seconda strofa l’ho registrata direttamente da Krokodil Studio, senza farla sentire agli altri, e tutti i presenti nella stanza si sono gasati. Il titolo fino all’ultimo doveva essere Dies Irae, perché il sample iniziale e i cori sono per l’appunto del brano di Mozart. Grazie a dio, però, ogni tanto rinsaviamo e capiamo che le cose più semplici sono le migliori.

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04 – Test Drive

Karashò: eravamo nel mezzo del lockdown dell’autunno 2020, io e Slump eravamo per qualche giorno ospiti a casa di nostre amiche. Non avevamo niente, se non il mio PC e una cassa bluetooth. Quei giorni di coprifuoco e freddo mi ispiravano a fare beat più apocalittici del solito. Nel frattempo, Slump mi parlava di come voleva cambiare tipo di scrittura e smettere di scrivere solo punchline e scream, per iniziare anche a scrivere di vita vera, a portare contenuti reali. Ha scritto la strofa sul balcone, era molto figa, ma non avevamo modo di registrarla. Settimane dopo, durante la seconda session in montagna, la registriamo, facendola sentire per la prima volta a Reakira. Lui impazzisce e registra un top line incredibile per la sua strofa, ma che di fatto erano solo versi strani, però con una melodia e un flow incredibile. Sono serviti poi mesi per trovare delle parole con senso compiuto da affidare a quei versi, ma quando l’ha registrata eravamo tutti gasati .

05 – Hola

Slumpthinidle: secondo pezzo creato del disco, era gennaio 2020, prima del covid, prima di tutto. Non avevamo ancora uno studio, l’unico modo per fare musica era beccarsi di volta in volta a casa di qualcuno. Quel giorno eravamo io e Karashò nella mia vecchia casa a Mirafiori, Karashò ha iniziato a fare questo beat stranissimo, su cui però ho scritto delle metriche che convincevano entrambi. Ho registrato legando il microfono a un manichino che avevo in casa, che tutto sommato aveva l’altezza giusta per rimpiazzare l’asta. Alle vocals Karashò ha aggiunto dei suoni, in particolare il synth spezzato del ritornello, che lo rendeva una hit .

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06 – Gold Chain

Reakira: era la prima session in montagna da Karashò , eravamo un po’ in un periodo di stallo. Eravamo reduci di due mesi di lockdown e all’inizio ci faceva strano persino poterci parlare, musicalmente non sapevamo bene cosa combinare; avevamo fatto tanti provini, ma niente di eclatante. Dopo giorni di stallo e molta frustrazione, io e Slump abbiamo scritto su un beat che stava facendo Karashò, capendo subito che era il pezzo migliore di quei giorni. Di base è cloud rap, era un periodo in cui eravamo particolarmente fissati con l’esoterismo e il testo è tutto incentrato su quello. Sicuramente non è il miglior pezzo dell’album, ma è stato il pezzo chiave per la svolta che abbiamo dato alla nostra musica.

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07 – Lone Gone

Karashò: mi ricordo che quel pomeriggio, non so come mai, ero fissato dal grossbeattare tutto il beat, feci mille gruppi del beat e praticamente ogni quartina aveva un effetto diverso. Reakira ha registrato praticamente subito la sua parte, quella canzone ci sapeva di viaggio verso l’orizzonte al tramonto. Tutto era bello e ci piaceva, però al momento di esportare il beat crashò tutto e non siamo più riusciti ad aprirlo, per colpa del vahalla reverb craccato. Per fortuna tramite un magheggio costato mille scleri siamo riusciti a salvare il grosso a riavere il beat per intero.

08 – Six 1 Nine

Slumpthinidle: primissimo pezzo fatto del disco. Reakira aveva registrato quest’idea di ritornello su un type beat, a Capodanno 2020 Karashò si è presentato a Milano, dove stavamo festeggiando, per farci ascoltare la versione definitiva. C’erano anche Fiks e Theo della Sad, gasati anche loro, nonostante il pezzo fosse un rough senza master e con un mix pessimo. Forse l’unico brano di quel periodo che abbiamo tenuto quando abbiamo costruito la tracklist.

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09 – Rocco Morabito

Reakira: volevamo fare un pezzo con Faja di Krokodil House, lui e Karashò si erano beccati per fare qualche beat. Avevano campionato soundtrack di vecchi videogiochi, io ho scelto questo, con un sample di Max Payne; ci ho scritto subito su, mentre Slump ci ha messo di più, era alle prese con un blocco creativo. Faja è riuscito a dare un bounce più “americano” al sound del pezzo.

10 – Durango 95

Karashò: un giorno a caso ho chiuso questo beat un po’ arabeggiante, non ricordo se a me o a Reakira è venuto in mente di provare a metterci sopra delle barre di un vecchio testo. Avevamo circa un minuto di pezzo, tutto il resto è stato registrato praticamente in freestyle, alternandosi al microfono. Il titolo prende ispirazione dall’iconica vettura di Arancia Meccanica, che ci ha sempre ispirato molto. L’idea di fare un pezzo “ultraviolento” deriva molto dal nostro background, quando da ragazzini ascoltavamo il Truceklan e il rap hardcore.

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11 – Rust In Peace

Slumpthindile: il beat era incredibile, aveva questo synth che Karashò aveva suonato, che riprendeva L’estasi dell’oro di Ennio Morricone, infatti il progetto si chiamava Ennio Morricone (ride – ndr). È stato il primo pezzo in cui ogni parola e ogni concetto si riferiva ad esperienze di vita reale, il primo pezzo in cui ho parlato della morte di un mio caro amico, Manuel. L’idea del titolo è stata di Reakira, il problema è che a parte Karashò nessuno ha capito la citazione ai Megadeath, per tutti era “Rest in Peace”.

12 – Ricordi

Reakira: eravamo nel mezzo della prima session in montagna, qualche giorno prima Decoy ci aveva inviato questo beat incredibile. Era un sera particolare, tutti quanti avevamo delle vibes strane. Non ricordo se ho registrato prima io o Slump, ma è stato incredibile come, pur senza parlarci, entrambi avevamo scritto dello stesso argomento. La chicca finale qui è arrivata da Bluejeans, che ha sistemato la melodia del ritornello finale .

13 – Brividi

Karashò: qui Slump ha scritto quasi subito, mentre ReaReakira ha registrato l’idea del ritornello. Il pezzo è poi rimasto lì a metà per mesi, fino a quando un giorno non è spuntata una seconda strofa, che ci ha lasciato di stucco per quanto era potente.

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Classe '89, divoratore seriale di dischi e serie tv. Scrivo di rap per passione. Faccio l'hater per hobby.
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