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Intervista

“NICOLÁS”, l’album che mette a nudo Egreen. L’intervista!

Egreen

C’è spazio per la consapevolezza e le promesse da confermare a se stesso. C’è spazio per le dediche alle persone che, avendo lasciato più tagli, meritano più barre. C’è spazio per le macerie, anche quelle dell’amore, ma non ce n’è per gli orpelli, per i beat radiokiller a tutti i costi, per le collaborazioni senza un background condiviso, frutto di strategie di marketing.

Avevamo immaginato tutto questo già ascoltando Incubi, il singolo che ha anticipato l’uscita di NICOLÁS, e Egreen ce lo ha confermato. L’album che ha pubblicato il 25 febbraio 2022 da indipendente è il suo decimo progetto discografico, nonché il più introspettivo. È senza featuring. La produzione è stata affidata a DJ Shocca, Big Joe, Zonta, Seife, Wokem Bemo, Neazy Nez e Cope. Godetevi l’ascolto di NICOLÁS e scoprite cosa ci ha raccontato!

Questo disco è una bella discesa negli inferi personali di Egreen. Viene fuori tanto di te e non solo perché si chiama NICOLÁS. Ci vuole coraggio oggi a fare un album così?

Ho vissuto due anni non facili, in cui mi sono trovato letteralmente bloccato in Colombia per un anno intero. Così ho sentito che il momento giusto per parlare di certe cose fosse adesso.

Nicòlas è un disco senza troppi orpelli. Come se dicesse “riprendiamoci il diritto di dire quello che abbiamo dentro, anche quando non è qualcosa di positivo“..

Non è sempre rose e fiori. Io sono sempre stato abbastanza cupo e sinceramente non ho idea di quanto questo approccio introspettivo possa interessare al pubblico. Ma è stato spontaneo per me tirare fuori questi contenuti.

Si nota che la tua musica è un’esigenza personale e non una strategia. In Fuck That tu scrivi “perderò dei followers“. Credi che sarà così?

Il periodo di promozione di un disco in genere è il momento più spensierato, quello in cui concentrarsi sull’uscita del progetto ma il mio ha coinciso con il periodo in cui sono dovuto tornare in Italia.

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Sia per questo sia per i contenuti, che non so quanto piacciano in questo momento, credo che se non ne perderò, di certo non aumenteranno.

Adesso gli argomenti sono tutti molto legati a temi come ostentazione del successo, denaro e ascesa sociale. Pensi che anche tu avresti parlato di questi argomenti se avessi cominciato a fare musica oggi?

Anche vent’anni fa il rap ostentava l’opulenza. Tupac ha fatto una campagna fotografica per Versace, ad esempio, ma sull’altro piatto della bilancia c’era anche un contrappeso o per produzioni o per idee socio-politiche.

Certo, c’era la show, ma anche più sostanza che faceva da contraltare…

Sì, appunto! Adesso non saprei mettermi nei panni del me stesso quindicenne.

Egreen
Egreen – Nicolás

In Skyline scrivi “Questa è la stessa m**** che mi ha cambiato la vita 20 anni fa“. Hai lo stesso rapporto con la musica che avevi vent’anni fa?

No, perché altrimenti vorrebbe dire che non sono maturato. Certo, però, rimane qualcosa che mi mangia dentro, esattamente come allora. Capita a me capita come anche ad altre persone che hanno cominciato nello stesso momento storico; anche se non saprei dirti in quanti siamo rimasti. Alla base c’è la stessa scintilla di quando ho cominciato ed è quella che mi ha fatto tirare fuori questo disco.

Infatti nel disco scrivi “Ho pensato di smettere di rappare“. Cos’è che non ti ha fatto mai smettere?

L’amore. La scrittura è stata sempre una costante per me, è stata il mio specchio, il mio psicologo. Lo faccio in modo fisiologico.

A proposito di scrittura ti domando come avviene per te il processo creativo. In Matematica dici di passare due giorni su un testo. Per Nicolas oggi funziona ancora così?

Si non è cambiato molto negli anni. La differenza è che sono più metodico, meno maledetto e più professionale, nel senso che non sempre scrivo di notte mentre fumo o bevo.

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Di quello che scrivo butto via davvero poco e a limare i testi posso metterci un giorno o una settimana. Scrivo ancora con carta e penna.

Egreen
Egreen – Nicolás

Come mai non ci sono collaborazioni nel disco? È forse perché si tratta di un progetto intimo?

Si, nessuno sapeva perché ero andato via e perché ero in Colombia. In passato ho lavorato con tanta gente ma adesso non mi andava. Questa tendenza di riempire i dischi di featuring, fa sembrare gli album una camera dei deputati al Parlamento.

Avere qualcuno nel disco vuol dire aver vissuto qualcosa con quell’artista. Io potrei volere Guè o Noyz in un album, semplicemente perché in entrambi i casi avrei dei motivi, altrimenti è offensivo nei confronti della musica e la vedo una tendenza che non mi appartiene, fuori dal mio tempo.

A proposito di questo essere “fuori dal proprio tempo”.. In Nicòlas troviamo scratch, boombap: pensi che la musica sia rimasta quella?

L’identità di questo genere musicale è rimasta la stessa. Non si può prescindere da essa, nonostante sia cambiato tutto.

Chiudi l’album dicendo che non ti sei mai goduto quello che hai ricevuto. Parli del rap o di altro? Ti riferisci a un dono della vita?

Mi riferisco alla musica e alle cose belle che ho ricevuto dalla mia carriera. Ad ogni traguardo ho pensato al successivo.

Insomma non ti sei mai arrestato, non sei mai gustato un traguardo raggiunto..

Proprio così. Io, come ci siamo detti, sono un campione mondiale del viversi male le cose.

Hai scritto un brano che si chiama Il ballo del perdente. Cosa diresti ai “secondi” e a chi si sente mai arrivato?

Direi “qualsiasi sia la tua passione formati, sappi che non sarà facile e che il mondo è fatto di numeri due e non di numeri uno“; sebbene, come dicevamo prima parlando della finta vita felice condivisa sui social, sembrino tutti numeri uno.

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Nicolás è l’album in cui hai deciso di metterti a nudo. In questo racconto personale sembra esserci spazio anche per le macerie lasciate dall’amore. Chi è la persona a cui spesso ti rivolgi nei brani?

Quando dico “ti sto per dedicare un disco intero” parlo di una persona con cui ho avuto una relazione che è finita.

Quando scrivi “Sono morto quattro volte e mi sono rialzato quattro ma tu non c’eri” è come se dicessi: mi sono rialzato ma non mi hai aiutato tu a farlo..

Questo invece è riferito a mia madre.

È bello che tu abbia deciso di parlare di argomenti così intimi – penso ai vari Diario di bordo; in questo modo, il disco riesce a differenziarsi da tutti gli altri progetti poiché fortemente identitario e personale..

I tre Diari di bordo sono tre parentesi legate alla mia situazione sentimentale ed emotiva.

Questo emerge, soprattutto se si ascoltando in sequenza. In Diario di bordo PT.1 (cos’è rimasto?) parli di smettere di fare musica per gli altri. È questa la consapevolezza da cui nasce l’album?

Non vedo né progetti né ed approcci nell’underground che mi piacciono. Onestamente, mai come adesso, sarà che ho perso il treno con la major, non è più una mia priorità essere riconosciuto o essere apprezzato da altri.

Tornerò quando avrò fatto pace con l’amarezza di questi giorni“. Hai fatto pace con i tuoi fantasmi oggi? Questo progetto significa questo per te?

Purtroppo no. Non ho fatto pace e non hai idea di quanto vorrei risponderti di sì, ma almeno adesso ne ho consapevolezza.

NICOLÁS
Egreen – Nicolás
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