La storia di Mondo Marcio è una delle più affascinanti del rap game italiano: non solo perché segnata da alti e bassi, da dissing e canzoni che hanno cambiato il modo di intendere il genere rap in Italia. È una delle storie più belle perché Marcio è stato il precursore di un rap in grado di parlare (e piacere) a chiunque. Prima che ottenesse il successo nazional-popolare con Solo un uomo e Generazione X, Gianmarco Marcello aveva già una sua bella cerchia di fan che lo seguivano assiduamente, tra battle di freestyle e mixtape venduti “al dettaglio”.
II modo di rappare e di raccontare la sua vita era qualcosa di talmente innovativo per quegli anni – indossare un durag o un cappello New Era ai tempi significava essere etichettati come “diversi” – che finì per affascinare praticamente chiunque. Il 24 febbraio 2022 sono stati pubblicati per Mondo Records, i primissimi lavori dell’artista: l’omonimo Mondo Marcio e Fuori di qua. In merito a questa remastered ecco cosa dice Gianmarco:
Da tempo volevo ristampare i miei primi due album sotto la mia etichetta, Mondo Records. Per un artista, riacquisire i propri master è una cosa importante che pochi riescono a fare. Vuol dire riappropriarsi di una parte di te, e farla uscire come dici tu. Per me è un bel traguardo. “
Mondo Marcio
Proprio da queste affermazioni è importante partire. Come detto all’inizio, la storia (artistica e non) di Mondo Marcio è stata molto complessa. Gianmarco è sempre stato un cultore dell’innovazione: con queste due remastered ha deciso di non fare eccezione, infatti, accanto alla buona musica, Marcio ha deciso di proporre una collezione esclusiva di NFT.
In collaborazione con UNIVRZ – una giovane realtà italiana specializzata nella realizzazione di NFT – è stato realizzato un remake delle celebri grafiche dei due albumi rimasterizzati, ad opera dell’artista statiunitense Cameron Burns. Grazie a questi NFT sarà possibile accedere ad un’esperienza tutta nuova che vede protagonisti i tanti fan amanti della musica di Mondo Marcio – per saperne di più clicca qui!
Per tutte queste ragioni abbiamo deciso di parlare con il diretto interessato; di rivolgere a Mondo Marcio tutte quelle domande che chiunque si pone in merito alla sua figura, ma che nessuno gli ha mai rivolto. Prima di proseguire nell’intervista, non perdere l’occasione di riascoltare alcuni dei brani più iconici di questo artista!
Ciao Marcio, benvenuto su lacasadelrap.com! Sembra una vita fa quando hai pubblicato Mondo Marcio e Fuori di qua, che sono di fatto fra i cult del rap italiano. A distanza di tutto questo tempo come ti senti riascoltando questi due lavori?
È strano perché mi sembra che entrambi gli album siano usciti ieri. Penso sia dovuto all’intensità con cui ho vissuto quel periodo: era pieno di emozioni forti e di “prime volte”: il primo show, il primo album, il primo confronto con il pubblico.
Credo che alla maturità e alla consapevolezza di oggi corrispondano l’emozione genuina e i sentimenti veri di ieri, buttati fuori senza filtri. Entrambi gli album sono pieni di emozioni: credo sia questo che li fa durare nel tempo, e che li rende attuali.
È stata dura portare avanti la tua idea di musica in un periodo in cui il rap stava in una fase di profonda depressione? D’altronde il personaggio “Mondo Marcio” ha svecchiato tantissimo la scena in quel momento..
Credo che quello che abbia funzionato e che abbia reso tutto più forte e convincente sia che prima ancora del progetto c’era una necessità personale, una vera vocazione, un bisogno impellente di fare sentire al mondo come stavo e di farlo nella maniera più efficace.
Non avevo business plan o progetti dettagliati, non avevo nemmeno un manager. Ho letteralmente “seguito la stella“, e basta. E ha funzionato.
Quando hai scritto brani come Non so volare avevi idea di quanto sarebbero state impattanti a livello culturale e per la tua carriera?
Ho capito nel tempo che le canzoni che scrivi sono tue finché non le pubblichi, e dopo diventano di tutti. Questo rende l’esperienza meno personale da un certo punto di vista, nel senso che io ho scritto cose che poi altri hanno interpretato diversamente.
Al tempo stesso è meraviglioso vedere come un seme piantato possa far fiorire così tanti altri momenti e pensieri ed emozioni che a volte vengono ricordati per sempre. Penso che il successo dei miei primi album sia stata una vittoria per tutto il rap italiano, oltre che per me.
Mondo Marcio e Fuori di qua sono due tra i miei migliori album e che meritano di avere nuova vita per poter parlare a un pubblico che negli anni ha imparato a conoscere e apprezzare il rap.
Bassi Maestro è stata una colonna fondamentale del tuo percorso artistico. Cosa pensi abbia così tanto apprezzato di quel primo Mondo Marcio? Cosa ha determinato invece i vari “dissing” del passato?
Non posso parlare per Bassi, chiaramente, ma penso che quello che sia arrivato a lui è la persona che c’era dietro le canzoni. A volte nel rap si tende a mostrare più un personaggio che a mostrarsi davvero per come si è. Credo che sia stata apprezzata quella genuinità da parte mia.
Non sono un fan dei dissing a caso, per attirare attenzione. È stato divertente confrontarmi con altri artisti, fa anche parte del gioco: nel rap c’è molta competizione e cerchiamo tutti di essere il numero 1, da sempre. Sarebbe strano se non fosse così.
Facciamo un salto nel passato: pensi che il periodo del Festivalbar con Generazione X, sia stato uno dei momenti più felici della tua vita? E, tornando ad oggi, come mai hai deciso di inserire delle testimonianze – Paola Zukar, Max Brigante e i tanti artisti – nella remastered di Fuori di qua?
Il periodo del Festivalbar 2006-2007 è stato un periodo molto bello: ho conosciuto tante cose nuove per la prima volta. I primi tour “ufficiali” con decine di migliaia di persone, la fama nazional-popolare, ma è stato anche difficile da gestire: alla fine non avevo nemmeno 20 anni.
Negli anni ho imparato a conoscermi meglio e ad apprezzare davvero quello che avevo: oggi mi godo molto di più le cose che ho. Per quanto riguarda le varie testimonianze, volevo che la storia di Fuori di qua non fosse raccontata solo da me, ma anche da chi ha vissuto quel periodo con me, anche se a distanza.
Se dovessi ricominciare tutto da capo e dovessi salvare solo un disco dalla tua intera discografia (considerando anche mixtape, webtape, i dischi ufficiali e non), qual è il disco che ti ha reso più orgoglioso? Penso a Nella bocca della tigre con le voci di Mina...
Come fai a scegliere uno tra i tuoi figli (ride, NdR)? È molto difficile. Sicuramente lavorare con Mina è stato un sogno. Sono molto contento di album come UOMO!, Cose dell’altro Mondo, o Solo un uomo.
Sono molto affezionato ai miei primi due album per ovvi motivi. Ma il mio disco preferito è quello nuovo! E manca molto meno di quello che immagini (ride, NdR)!