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Intervista

Anastasio: “Non si può fondare un’intera carriera sulla rabbia”- L’intervista su “Mielemedicina”

Anastasio

Dopo due anni di silenzio dal precedente album di debutto Atto Zero, Anastasio torna sulla scena musicale italiana con Mielemedicina, che dal 25 febbraio è disponibile in tutti gli store digitali e fisici. Ad aprire la strada al nuovo album, il singolo Assurdo, un brano ricco di riferimenti autobiografici e al contempo una finestra sull’approccio alla vita dell’autore.

Mielemedicina è il risultato di una crescita personale, che lo ha portato a sentirsi addosso un “nuovo io” e a voler scrivere quanto vissuto fino ad ora utilizzando la musica come espressione, attraverso una scrittura che si pone a metà tra il pop e il rap. Nell’album spiccano i nomi di Stefano Bollani in Tubature e Boosta in L’uomo, il cosmo.

Abbiamo deciso di porre alcune domande ad Anastasio, per farci raccontare e comprendere meglio questo nuovo progetto molto maturo e carico di riferimenti e immagini molto particolari.

Ascolta Mielemedicina su Spotify

Ciao Anastasio. Sono passati due anni dal tuo primo album, uscito purtroppo a ridosso del primo lockdown. Come hai vissuto questo periodo? È stato produttivo per la tua musica?

Qualsiasi cosa che succede serve alla mia musica, in quanto elaborazione di ciò che ho vissuto nella mia vita. Perciò questi due anni sono serviti e li ho usati per scrivere, ragionare ed evolvere il mio stile. Anche perché vorrei fare un album sempre diverso da quello precedente, e credo di esserci riuscito.

Inizialmente con Assurdo e ora con il nuovo album, com’è per te ritornare in gioco?

È sempre bello tornare in gioco, alla fine lo faccio proprio per questo. Il bello di fare musica è far uscire musica, è la parte più soddisfacente quando poi rilasci la tua creazione. Vorrei far uscire una canzone al giorno, però non sempre ho la penna calda.

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Il 25 febbraio hai pubblicato Mielemedicina. Come mai la scelta di questo nome?

È innanzitutto un album dolce-amaro, dolce come il miele e amaro come la medicina. Poi metaforicamente la dolcezza, il miele indica la musica e la medicina sono le parole. Trae spunto da una metafora di Lucrezio: “Così come il medico cosparge il bordo del bicchiere con il miele per far bere la medicina al bambino, così faccio io con i miei bei versi per far arrivare a voi la medicina amara della morale”.

Anastasio

A livello di produzione, con chi hai lavorato a questo progetto? E come sono nate le collaborazioni con Stefano Bollani e Boosta?

A livello di produzione ho lavorato con diversi musicisti, i pezzi sono quasi tutti firmati Stefano Tartaglini (Stabber). Marco Azara che ha fatto delle chitarre meravigliose, soprattutto quella di Assurdo; Angelo Trabace, un pianista bravissimo, Domenico Cambareri che ha curato le chitarre de L’Impero che Muore. La collaborazione con Stefano Bollani è stata veramente fantastica, ci siamo davvero divertiti e abbiamo tirato fuori una chicca. Ci siamo conosciuti nel suo programma Via dei Matti n° 0, in quanto mi aveva invitato come ospite e da lì è nata un’intesa, diventata poi anche musicale. Anche con Boosta è stato molto bello, perché è stato circa due anni fa nel suo studio. Lui ha composto l’intro di piano de L’Uomo, il cosmo che ha tracciato la strada per il resto della canzone.

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Più melodie e meno rap, hai deciso di discostarti del tutto dall’immaginario del rapper e avvicinarti a quello del cantautore?

Io non decido le cose, me le faccio capitare e questo era lo stile che mi veniva più naturale in quest’album. Mi sono presentato usando il rap, ma l’immaginario dietro a questo genere è sempre stato abbastanza lontano da me. La mia cifra è sempre stata più melodica, più cantautoriale.

Ho ritrovato un Anastasio più addolcito rispetto a due anni fa, soprattutto nei testi, che sembrano anche più maturi. Cosa è cambiato dall’uscita di Atto Zero?

Non è cambiato niente nella mia vita, nessun evento particolare, nasce semplicemente da una maturazione artistica e sul fatto che non si può fare un’intera carriera sulla rabbia. Erroneamente hanno pensato che Rosso di rabbia fosse un brano sulla rabbia, ma in realtà era una parodia di questa. Adesso ho preferito filtrare certi temi, facendoli venire fuori in maniera più dolce, ma non meno efficace.

Anastasio
Anastasio, foto di Valerio Nico

Nelle tue canzoni ci sono riferimenti a Bukowski, Baudelaire e Massimo Ferretti. Che legame hai con la letteratura e quanto li lasci influenzare da ciò che leggi?

Dipende da ciò che leggo, molto spesso nella lettura ho trovato rifugio. Non sono un lettore accanito, però ho dei periodi in cui prendo in mano letteratura più o meno complessa. La poesia mi ha aiutato tanto nella stesura di questo album, perché cercavo di migliorare e raffinare il mio stile. Alcuni poeti, quelli più pop, mi hanno fatto capire che è questa la strada che voglio prendere perché non mi interessa fare un prodotto di nicchia, però voglio che ogni parola sia pesata al punto giusto.

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Tra tutti i brani, L’Uomo, il cosmo mi è sembrato quello più complicato a livello di scrittura. Com’è nato e come mai la scelta di affrontare un tema così impegnativo?

È il più lungo e richiede una maggiore immersione rispetto agli altri, ma ho trattato questa tematica con parole semplici. Questo brano nasce per pura ispirazione, dopo aver parlato di questi temi con un amico. Ho voluto onorare questo momento intenso, trattando il tema della morte e della paura per il tempo che passa e cancella tutto. L’ho scritto perché andava fatto.

Ad aprile inizierà il tuo tour, sei pronto a ricominciare con i live? Cosa puoi anticiparci a riguardo?

Sono pronto, carico a molla. Il live è già arrangiato dall’anno scorso, con l’aggiunta dei brani di Mielemedicina. Non vedo l’ora di suonare, perché penso che il live sia la mia principale destinazione. Sarà un live molto suonato, come già in precedenza.

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