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Approfondimento

Nei sogni tutti vorremmo essere Dargen D’Amico

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Vita da Dargen. Immagina di star lì, seduto in disparte, perso nella capacità caotica di pensieri che affollano la mente, di frame cronologicamente distorti della tua memoria e delle tante sfumature del tuo essere. È Capodanno, gli istanti inesorabili ti conducono verso il countdown di mezzanotte, mentre zii che vedi puntualmente due volte l’anno ti esortano, con un corteggiamento esasperato, a unirti alla ritualità sociale della gioia di danzare.

A quel punto parte un trenino, frastuono liberatorio mentre una catena ci tiene tutti mani in spalla. Adesso immagina che indossi occhiali da sole, immancabili come le vestigia di un supereroe, come il tuo alter ego che si trova dall’altra parte dei vetri. Immagina di chiamarti Dargen D’Amico e che quell’allure da momento tamarro, in cui il corpo richiama antichi sentimenti liberatori, sia Dove si balla.

Il viaggio di Dargen-Jacopo-D’Amico riparte, seppur in maniera romanzata, proprio da questo esatto momento: dal punto in cui una carriera costellata da nove dischi, sperimentazioni, decine tra produzioni e collaborazioni, rischia una lenta discesa verso l’oblio dove gli stimoli si perdono e resta un “Dargen chi?”. Invece Sanremo e il suo direttore artistico Amadeus, avevano bisogno di un cigno nero (quello che addietro erano stati Willie Peyote, Colapesce & DiMartino, Lo Stato Sociale, etc.), che rompesse gli schemi metrici e sonori rispetto alla confezione di tante canzoni. A quel punto, Dove si balla diventava il pezzo perfetto.

Dargen D’Amico, dove la hit nasconde qualcosa in più

Dove si balla è una canzone capace di stordire l’utente medio facendogli alzare il sedere dalla sedia. Le reference sono quelle della dance coatta all’italiana che tanto ha inciso nel panorama degli anni ’90 e 2000, ma capace subdolamente di parlare tra le righe di un paese alla deriva e della drammatica fenomenologia delle tratte migratorie (“Tra i rottami, balla / per restare a galla / negli incubi mediterranei”; e poi ancora “Che brutta fine, fermi al confine / la nostra storia che va a farsi benedire”). Una canzone che rilancia un artista unico nel suo genere, non soltanto per il clamore della kermesse canora, ma perché il palco dell’Ariston diventa in alcuni casi linfa vitale quando sei sul punto di smettere.

Proprio così: due anni di pandemia e i tratti anagrafici di un ragazzo di 41 anni che si sente forse distante dagli appeal di una seconda generazione hanno fatto pensare molto Dargen. Ma lui riparte da un tormentone che ha fatto storcere molti nasi della fanbase più antica, sonorità che riportano la ballabilità leggera e scanzonata che richiama album come D’io e Vivere aiuta a non morire, ma che si distacca rispetto allo sperimentalismo puro di dischi come Variazioni e Bir Tawil.

Nella stessa scia si muove anche l’album di fresca uscita – Nei sogni nessuno è monogamo – chiuso in appena due mesi a cavallo dell’esperienza sanremese. Un disco di dodici brani, distribuito da Universal e dalla “sua” Giada Mesi (etichetta indipendente fondata insieme al suo amico Francesco Gaudesi, beatmaker, fonico e aiuto management). Un disco variopinto nella sua chiave synth pop e rap che non vede nessun featuring, ma tante voci alla produzione (d.whale, D/\N/\, Edwyn Roberts, JVLI, Marco Zangirolami).

L’album si snoda attraverso una riflessione intima capace di aprire lo spoken tipico di Dargen come attraverso un diario. Si passa da ritratti di donna (Sei cannibale ma non sei cattiva), a descrizioni di fiamme sentimentali (come in Ma Noi e Ustica), passando da riflessioni sulla natura umana nelle sue condizioni sociali odierne (Gaza, Una Setta) alla ballabilità estrema e solare di pezzi come Dove Si Balla, Katì e Sangue Amaro.

Dargen D'amico
Dargen D’Amico

Nei sogni… di Dargen D’Amico

Attraverso l’articolazione di questo album si percepisce l’apertura poliedrica di un numero dieci della musica (come dieci diventano anche i suoi album). Dargen diventa di difficile collocazione, volendogli apporre etichette di genere: si è definito spesso “emo rap”, forse per quella sua vena malinconica con cui decanta le sue barre spesso intimiste e sentimentali, o “cantautorap” termine molteplicemente sdoganato negli ultimi anni in riferimento a penne rap più articolate o a rime finemente scritte. Ma lui è cantautorap per eccellenza, non soltanto perché i suoi riferimenti di sempre si chiamano Fabrizio De Andrè e Lucio Dalla (proprio in un suo videoclip Nostalgia Canaglia la dedica è con la realizzazione di un dipinto), ma anche per il rifacimento in chiave elettropop di pezzi storici della scuola cantautorale italiana come La Guerra di Piero o Impressioni di Settembre.

Dargen è autore sperimentale, dimostrandolo anche collaborando a suite musicale inedite per la scuola rap: musica orchestrale, come le collaborazioni con il pianista e musicista napoletano Emiliano Pepe o con la pianista Isabella Turso in Variazioni. Capace di mescolarsi e reinventarsi in tante diverse vite d’artista, non ponendosi mai confini di genere, dilagando da sonorità elettroniche e rap, alla trap, alla musica latina e al pop più mainstream. Capace di contribuire significativamente alla scena urban da almeno un ventennio, dal progetto 3 MC’s al cubo con Jake La Furia e Guè, anticipando la nascita dei Club Dogo (sarà poi uno dei produttori di Mi Fist) alla rinascita di Fedez che con Disumano scopre una nuova vita musicale.

Nel mezzo ci passano alcuni dei più significativi lavori dei Two Fingerz e Crookers, una delle migliori fasi di Fabri Fibra (quello di Controcultura) e le collaborazioni più varie con cui divertirsi liberamente e senza etichette (Marracash, Rancore, Pertubazione, J Ax, Andrea Nardinocchi, Don Joe, Shablo ma anche, come detto, rappresentanti della musica sinfonica e di orientamento classico).

Per adesso possiamo dire che quel ragazzo in disparte seduto sul divano in attesa del trenino di Capodanno ha deciso di tracciare una linea di bilancio che tutto sommato ha inciso non poco sul panorama artistico italiano e che per ora, in attesa anche del nuovo tour che partirà ad Aprile, ha deciso di non ritirarsi e di farci ballare ancora.

Ascolta Nei sogni nessuno è monogamo, il nuovo album di Dargen D’Amico

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