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Approfondimento

20 anni di Turbe giovanili: dal Teatro dell’Assurdo al (nuovo) Caos

CV Fibra turbe

Il rap è solo un mezzo, non è l’obiettivo finale. È il mezzo più efficace per veicolare un messaggio, è la forma d’arte compiuta con più ribellione, la musica più ribelle che sia mai stata creata. 

Fabrizio Tarducci, in arte Fabri Fibra (Dietrologia – I soldi non finiscono mai, pp.31, Rizzoli Editore)

Dopo il recente Caos, torniamo a parlare di Fabri Fibra. E non lo facciamo semplicemente pour parler, ma per una ragione ben precisa: quest’anno Turbe giovanili, un classico dell’hip hop italiano, compie 20 anni. Dopo la ristampa – a sorpresa – del vinile, non potevamo che cogliere la sfida e soffermarci un attimo su questa pietra miliare della musica rap italiana.

fibra fabri

Perché è così importante Turbe giovanili? Come mai Fabri Fibra ha avuto un tale impatto sulla cultura pop italiana? A tutte queste domande non c’è una risposta semplice. Fabrizio Tarducci (a.k.a. Fabri Fibra) è sempre stata una figura ambigua, controversa, politicamente scorretta: semplicemente un gigante della musica italiana – e non solo del rap. Tra rapporti familiari intricati e dissing più o meno recenti ha saputo costruire una carriera basata su un talento con pochi eguali in Italia.

Da quel Turbe Giovanili, passando per i vari lavori, fino ad arrivare al recente Caos abbiamo assistito all’evoluzione di un artista unico nel suo genere che attraverso un linguaggio semplice ed immediato è riuscito a cantare – e a rappresentare – un’intera generazione.

Arrivi e partenze: il legame con Neffa

Per capire bene il ruolo che Turbe giovanili ha avuto all’interno del panorama musicale italiano – e ancor più nell’hip hop della penisola – è necessario comprendere il contorno che delimita il “prima” e “dopo-Turbe giovanili“.

Non è un caso se abbiamo deciso di titolare questo paragrafo “Arrivi e partenze” (titolo del terzo album ufficiale di Neffa). Non dimentichiamoci infatti che il ruolo dell’ex-Sangue Misto all’interno di Turbe giovanili è cruciale, essendo il produttore di tutti beat presenti – fatta eccezione per Ma che persona prodotta da DJ Lato.

neffa

D’altro canto, Neffa usciva da un periodo piuttosto complicato: aveva quasi completamente messo fine alla sua “parentesi” nel mondo del rap – dopo il successo underground con SxM dei Sangue Misto, dopo l’EP Chicopisco, dopo Neffa e i messaggeri della dopa e 107 elementi. Con Arrivi e partenze dava inizio proprio ad una nuova fase del suo processo musicale, certo, non ancora del tutto sradicato da quella matrice rap che aveva caratterizzato gli anni precedenti, ma sicuramente più vicina a musicalità funk e soul.

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Forse, però, non era ancora giunto il momento di mettere un punto ad uno dei capitoli più belli della musica rap italiana. E dunque cosa fa Neffa? Decide di “reinventarsi”, realizzando (quasi) tutte le basi di quel capolavoro che è Turbe giovanili.

neffa2

Il suono che Fibra e Neffa proporranno è nuovo, irriverente, distante dal rap politico che alla fine degli anni ’90 dilagava nei centri sociali, ma anche più intimo e riflessivo rispetto alle hit frenetiche come Domani smetto o Italiano medio degli Articolo 31.

Le basi che avevo pronte le ho date a Fibra, che poi ci ha fatto Turbe Giovanili.

Neffa su Turbe giovanili (tratto dall’intervista di Matteo Contigliozzi, Vice)

E subito dopo questa citazione, è doveroso farne seguire un’altra di come Fabri Fibra abbia reagito a questi beat:

Neffa mi telefonò dicendomi che aveva qualcosa di pronto, abbiamo avuto modo di parlare, di scambiarci qualche punto di vista, e così lui mi disse che aveva delle basi e che se volevo potevo fare un salto da lui a Bologna per sentire, per veder cosa si poteva fare. (…) presi le basi e realizzai questo album, in cui le basi sono tutte sue – di Neffa intendo – a parte l’ultima che è di DJ Lato.

Fabri Fibra su Turbe giovanili (tratto dall’intervista su HOTMC)

Fabri Fibra e il Teatro dell’assurdo

Il teatro dell’assurdo è quel movimento culturale che ha promosso nella metà del secolo scorso un particolare tipo di drammaturgia tesa a sottolineare l’instabilità della condizione umana; ciò veniva messo in luce mediante l’abbandono di mezzi espressivi logici e/o razionali. Fondamentale in tutto questo citare Becket e il suo Aspettando Godot.

Per quanti non la conoscessero, l’opera citata è intesa come il massimo esempio di questo tipo di drammaturgia in cui i due protagonisti – Vladimir ed Estragon – vivono nella speranza di essere ricevuti dal signor Godot. I due personaggi sono sottoposti ad un’attesa estenuante che costringe loro a subire il freddo, la fame – in questo si afferma una sorta di nichilismo struggente e malinconico, da cui i due non riescono a sfuggire.

teatro dellassurdo
Aspettando Godot

L’attesa si protrae e, con essa, anche le difficoltà. Il modo per affrontare la situazione? Semplice: parlano di sciocchezze, banalità, arrivano a litigare e addirittura pensano al suicido. Ogni giorno di attesa è interrotto dall’arrivo di un messo il quale comunicherà l’assenza del signor Godot.

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I due iterano nel susseguirsi dei giorni le medesime azioni, aspettando incessantemente. In cosa sta “l’assurdo”? Nel fatto che le loro azioni sono limitate all’imprecazione, alla rottura, alla discussione; la situazione rimane statica ed è scandita dal solo cadere di foglie e dal soffio di vento. Non c’è mai un’autentica re-azione (un’azione per smuovere quella staticità)!

fabri fibra

E non è proprio questo malessere a caratterizzare le “Turbe giovanili” di Fabri Fibra? Direi che in quel “primo Fibra” – ma anche nel successivo Mr.Simpatia – prevale questa sorta di noia nichilista. Una noia, appunto, che non si traduce mai in azione concreta, quanto piuttosto nella descrizione di uno stato di costante disagio nei confronti del prossimo e della situazione: tutto è fermo, immobile, pietrificato e mai pacificato.

Avrei potuto fare il cinema, avrei potuto fare il circo
Cosa cerco, qui mi sfidano come un breaker nel cerchio
E alla fine c’è un inizio, e all’inizio c’è una fine
Di qualunque tipo sia questo viaggio
Restiamo personaggi di passaggio

Fabri Fibra – Personaggi di passaggio

Ho scelto di citare Personaggi di passaggio perché ritengo sia il brano che meglio descrive il modus vivendi di Fibra in quel determinato periodo: il costante utilizzo del condizionale (ad esempio) ci pone di fronte ad un’azione che pur potendo essere, non sarà mai. Non si verificherà a causa di quella noia che non lascia spazio all’azione.

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Altra frase importantissima: “E alla fine c’è un inizio, e all’inizio c’è una fine“; è da notare questa costante circolarità di situazione: nulla si risolve, ma tutto si ripete incessantemente.

E perché avviene questo? Semplice! Perché “siamo personaggi di passaggio” e mai autentici protagonisti. Esattamente come in Aspettando Godot Vladimir ed Estragon hanno senso di esistere in virtù del loro “aspettare il signor Godot“, allo stesso modo Fabri Fibra in Turbe giovanili è alienato rispetto al resto che lo circonda. Cosa rimane? Il nulla e un solitario malessere di un cantastorie che scrive dettato dalla noia.

Da Turbe giovanili a Caos

Abbiamo deciso di chiudere in questo modo proprio per sottolineare quanto sia importante Caos all’interno della carriera di Fabri Fibra. Caos è la destinazione finale di un viaggio cominciato con Turbe giovanili. Fra lunghe attese e avvincenti capitoli musicali, il menestrello delle turbe giovanili corona la carriera ordinando – e presentando – il suo “Caos”. Se Turbe era l’espressione in musica di quel disordine incompreso e verso cui l’artista si sentiva estraneo, Caos è la presa di coscienza, l’azione che determina controllo, ponendo ordine nel disordine.

In virtù di quanto detto fino a questo momento, dunque, Caos assume sfumature inedite: è il cerchio che si chiude dopo un lungo tormento – ed è proprio per questo che molti lo hanno etichettato come “l’album della maturità di Fabri Fibra“. Attenzione però! Non stiamo dicendo che i due lavori sono simili, piuttosto condividono un filo conduttore: un percorso – lungo praticamente 20 anni – che attesta la maturità di uno degli artisti più iconici della scena rap italiana.

caos cover

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La musica mi accompagna sin dall'infanzia. Ho studiato la musica classica e lavorato sull'elettronica. Ogni suono è un colore sulla tela della quotidinità: "una vita senza musica non è vita."
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