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Intervista

Malakay pubblica “Monster cries solo in the heaven”: un pianto di libertà; l’intervista

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Malakay pubblica il suo nuovo album Monster cries solo in the heaven e, dal 12 Maggio è disponibile su tutte le piattaforme digitali. Anticipato dai singoli Millennium ghetto Monster cries solo in the heaven questo album è un lavoro che trabocca di influenze elettroniche, hip hop, trap e r’n’b, ed è uno storytelling di un viaggio interiore che punta alla rinascita dell’artista.

Video Clip Malakay Monsters cry solo in heaven

Il brano racchiude 8 canzoni che suonano come singoli episodi di una serie tv, con il voice over a fare da narratore esterno al racconto e un’estetica cinematografica ricercata. 

Ad aprire l’album troviamo le voci di 2thedarknback che celebrano il ritorno alla vita dopo la tempesta, mentre i talkbox e le influenze ambient accompagnano lo sgomento di Millennium ghetto, e ancora le sonorità lo-fi di Monster cries solo in the heaven, gli echi delle produzioni che ricordano WondaGurl e 070 Shake in Fragile e Mike Dean e Timbaland in Peaceful presidential l’unico brano strumentale del disco.

Molto particolare poi è la voce distorta in stile Amazing di Kanye West, accompagnata solo da un 808 e dagli stomps, per raccontare in Coma l’immobilità di una relazione, seguono le strofe serrate di Higer love, l’amore massimo, che guarda alle produzioni di J.Cole e Baby Keem fino a chiudere con la filastrocca trap cantata con Bluem. Per concludere il brani Grazie, storia di un uomo e del suo amore struggente.

Il disco è lo specchio di un artista che non teme di abbracciare le proprie debolezze e i propri fallimenti inglobando uno scenario musicale che ci catapulta in un universo dove i grandi riferimenti dell’hip hop americano dominano il panorama, su tutti Kanye West e Timbaland fino ai più recenti J. Cole, Baby Keem, WondaGurl e 070 Shake. 

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Fuori dagli schemi del suo genere musicale che lo vorrebbe più assertivo, il cantautore e producer sardo affida il racconto della sua maturità a un album intimo e si percepisce un velato senso di malinconia personale e generazionale e a una pluralità di linguaggi artistici che tengono insieme un’estetica raffinata e uno stile cinematografico ricercato. Prima di procedere ascoltiamo insieme Malakay su Spotify.

Ascolta Malakay su Spotify

Ciao Malakay e benvenuto su lacasadelrap.com! Parlaci un po’ di questo progetto e delle sue sonorità: il disco è molto melodico, ma comunque impreziosito da testi che virano sul rap. Come ti sei avvicinato a questo genere e come mai hai optato per questo sound?

Ho iniziato a lavorare alle produzioni dell’album durante il primo lockdown, avendo molto tempo libero ho iniziato a sperimentare e a far suonare i beat in modo differente rispetto a prima. Volevo creare qualcosa di nuovo che suonasse molto distante dal rap in Italia in questo momento ed è venuta naturale questa tinta melodica che senti nell’album. Per me questo è il rap, fatto a mio modo!

Malakay
Malakay

Anche l’estetica in generale del progetto è molto raffinata e ricercata. Rappresenta in pieno il tuo stile ed è tutto molto coerente con la tua personalità. Qual è stato il processo creativo? E come si è sviluppata la produzione di questo tuo lavoro?

Da quando ho iniziato a lavorare all’album avevo chiaro in mente quale fosse la sua rappresentazione visuale. Sapevo di avere una parte musicale molto nuova e particolare e volevo che la gente, una volta visto tutto il concept visivo, potesse avere piú chiaro in mente cosa immaginarsi nel momento dell’ascolto.

Come quando senti un album di Tyler The Creator e riesci ad immaginarlo nel tempo e nello spazio con il suo colbacco a fare cosa strane, volevo che chi ascoltasse il mio album potesse immaginarmi con un abito bianco in una prigione di fiori.

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Tutto il disco si sviluppa su un concept che si percepisce essere molto strutturato: ti va di parlarci un poi del concept attorno a cui ruota questo progetto?

Il concept dell’album ruota tutto attorno alla rinascita. Il brano di apertura, 2thedarknback, è una citazione alla slang “to the moon and back” che si dicono gli innamorati negli States per dimostrare quanto si ama una persona: cosi tanto da andare alla luna e ritorno. Io ho preso questo concetto e l’ho esteso alla mia condizione, quindi fino a toccare in fondo e indietro.

Da li in poi è tutta una narrazione su come mi sono sentito negli ultimi due anni e come sono tornato a stare bene.

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Malakay

Parliamo un po’ delle canzoni presenti nel disco: personalmente sono stata molto colpita da “Fragile”. Hai scritto un testo molto riflessivo e profondo. Cosa ti ha portati a scrivere una canzone così pregna di emozioni?

Ho scritto fragile in un momento non proprio bellissimo della mia vita. Era un periodo in cui avevo perso fiducia in me stesso e mi sentivo di aver perso il controllo su quello che stavo facendo. Istintivamente ho scritto un brano che invece mi esortasse a non essere piu cosi fragile come in quel momento. “Non sarò piu fragile, mai più” è il mantra che mi ripeto tutt’ora e che mi sono imposto di seguire.

È stato anche il primo pezzo che ho scritto dell’album, da quel momento ho deciso di uscire dai social per un bel pò e di smettere di guardare quello che stavano facendo gli altri per focalizzarmi su quello che volevo fare io.

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All’interno del disco sono presenti diverse sonorità che spaziano dall’r’n’b alla musica trap. Cosa ne pensi della piega che ha preso la musica in Italia? Pensi sia la sperimentazione la chiave di volta per il prossimo futuro della musica italiana?

Penso che sia un bel momento per il mercato Urban italiano. D’altra parte è tutto veramente saturo e ripetitivo. Penso che in questo momento storico essere originali sia l’unica chiave per distinguersi, anche perché i mezzi per fare musica di buon livello sono ormai accessibili a tutti e quello che cambia è il gusto con il quale ci si approccia.

Tutti possono aprire una daw e, dopo 2 o 3 tutorial su YouTube, fare anche un bel pezzo che però suonerà uguale ad altri 1000. La chiave, secondo me, è fare qualcosa di originale che nessuno sa di volere, anche dal punto di vista dell’immagine.

Questo è il tuo primo disco, nonché il primo progetto dopo vari singoli. Senti di essere cambiato musicalmente ed umanamente da quei primi singoli? Cosa ti aspetti dalla pubblicazione di questo progetto?

Si assolutamente, dico sempre ai miei amici che esistono due Malakay: pre e post pandemia! Penso che la creazione di questo disco e tutto quello che è successo in parallelo nella mia vita mi abbiano fatto crescere in maniera esponenziale sia sul lato musicale che umano.

Ora so con chiarezza quello che voglio dalla vita e dalla musica e, sembra scontato ma è vero, sapere quello che vuoi è l’unico modo per capire come ottenerlo. Spero prima di tutto di portare questo album in tour e che mi apra la strada per poterne fare altri senza dovermi porre limiti sulla creatività. Sembra banale ma è tutto quello che desidero.

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