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Recensione

Kendrick Lamar si apre in “Mr Morale and the Big Steppers”

kendrick lamar

L’oracolo dell’hip-hop Kendrick Lamar ritorna indossando una corona di spine per la sua ultima profezia: una sorprendente meditazione sulla paternità, la famiglia e l’amicizia. Il nuovo album di Kendrick Lamar Mr.Morale and the Big Steppers è un altro lavoro molto introspettivo, con ospiti speciali, come Florence Welch, Beth Gibbons, Summer Walker e Sampha – ha una delicatezza e una tenerezza che non hanno precedenti offerta dal rapper di Compton.  Il biglietto da visita di Lamar è l’hip-hop consapevole: introspettivo, politicamente astuto, con giochi di parole intelligenti e musicalità che contiene influenze jazz e soul.

L’album si svolge come una sessione di terapia aperta, piena dei pensieri crudi e non filtrati, di uno dei più grandi rapper che abbiano mai preso in mano il microfono. Questi pensieri sono vulnerabili, non curati e, per lo shock di alcuni fan, politicamente scorretti e ignoranti.

La lotta di Kendrick con la cultura dell’annullamento è radicata nella sua paura di dire la cosa sbagliata e nelle sue insicurezze se le persone continueranno a seguirlo anche se non farà più pezzi iconici come Alright e DNA.

Da sempre i rapper hanno rimato sulle sfide che devono affrontare quotidianamente, a causa dell’oppressione sistemica e delle disuguaglianze socio-politiche, superando quegli ostacoli con grinta, tenacia e forza mentale. Il rap è poesia, dopo tutto, espressiva e profondamente emotiva al suo interno.

Tuttavia, gli artisti storicamente sono stati più inclini a descrivere il mondo esterno piuttosto che ad analizzare, come gli eventi traumatici che alterano la vita, hanno avuto un impatto sulla loro salute mentale.

Per alcuni, immergersi troppo nel proprio io emotivo può far correre il rischio di essere considerati poco forti. Andare in terapia, in particolare, è un argomento che molti artisti hanno evitato nella loro musica, in quanto troppo lontano culturalmente, e difficile da trattare.

Uno degli esempi più visibili di un rapper che affronta la terapia in un album è stato Jay-Z in 4:44, dove ha affrontato la sua infedeltà, il trauma familiare e l’ego personale. Il rapper britannico Dave ha pubblicato il suo album a tema psicoterapia, Psychodrama nel 2019 e Stormzy aveva un intero album sulle corone pesanti, Heavy is the Head, ma l’immersione profonda di Lamar nel suo album rimane vitale e spettacolare.

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Testi

Pubblicato come doppio album, Mr. Morale & The Big Steppers assume un concetto ambizioso, guidandoci attraverso la psiche di Kendrick, con la sua partner di lunga data Whitney Alford come narratore.

Father Time si distingue nell’album, per la volontà di Kendrick di aprirsi ed essere più vulnerabile, su alcuni dei problemi di salute personale e mentale, riflettendo anche su i problemi che ha avuto col padre e l’educazione severa ricevuta, che l’hanno indurito e reso per lui più difficile esprimere emozioni in età adulta.

Lamar pensa che “the political correct” stia soffocando l’hip-hop e che i rapper non esprimano le loro opinioni come facevano una volta per paura del contraccolpo dei social media. Questo viene fuori in Worldwide Steppers, ma anche in Saviour e N95.

I media sono la nuova religione, hai ucciso la coscienza / La tua gelosia è troppo pretenziosa, hai ucciso i risultati

Nella penultima traccia dell’album, Mother I Sober, Kendrick affronta il suo dolore allo scoperto. Si apre su generazioni di abusi nella sua famiglia e offre i suoi pensieri sui demoni nascosti dell’industria musicale, dichiarando che “ogni altro rapper ha abusato sessualmente”. La natura dell’affermazione è eloquente.

Kendrick lotta con il controllo, una risposta al trauma piuttosto normale. Mentre sblocca lentamente la presa che ha mantenuto sulla sua narrativa per tutti questi anni, sembra come se si stesse aggrappando ad altre storie come guardrail.

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Kendrick Lamar

Anche in Count Me Out come in Mother I Sober, il rapper discute abilmente di argomenti, come la spiritualità e il trauma familiare. Un pò più in maniera maldestra e controversa, nel pezzo dedicato alla zia trasgender Auntie Diaries.

Alcuni fan hanno accolto la canzone come un inno pro-LGBTQ, nell’hip-hop, uno sviluppo rivoluzionario, per un genere che ha contribuito a lungo ad alimentare le fiamme dell’odio verso le persone omosessuali, altri invece trovano il testo incentrato su un linguaggio ancora culturalmente ignorante verso l’equità dei generi e con troppi insulti omofobici, anche se le intenzioni di Kendrick sono sincere ed oneste.

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Alla fine, i traumi si fondono liberamente tutti insieme. Il trauma nero, la madre, la compagna e la zia di Kendrick, gli orrori della schiavitù, si combinano tutti insieme facendoti chiedere a chi, esattamente, tutto questo “dumping” di traumi fosse destinato.

La mamma piangeva, le mettevano le mani addosso, erano legami familiari

Ho sentito tutto, avrei dovuto prendere una pistola, ma avevo solo cinque anni

Lo sento ancora pesare sul mio cuore, la mia prima decisione difficile

Nell’ombra aggrappato alla mia anima come la mia unica critica

Kendrick Lamar
Kendrick Lamar

Strumentali

ll pezzo d’apertura United in Grief apre con Kendrick che ci racconta se stesso. Un ritmico breakbeat scorre lievemente, sotto una calda melodia di pianoforte mentre il wordsmith di Compton, schiarisce efficacemente tutto il suo repertorio, scatenando un flusso conscious, che per la prima volta nella sua carriera, attraversa i settori più protetti della sua mente. Crown, si appoggia delicatamente su pianoforti caldi che Kendrick lascia confondersi nell’aria.

Worldwide Steppers ha un ritmo tremolante, che colpisce in pieno, grazie al suo campione morbido di Break Through del gruppo anni 60/70 Funkees. Qui, Lamar sta giocando a Baby Shark con la figlia, il sentimento del padre protettivo si manifesta in tutto il brano in maniera a volte forte, “ucciderei per lei”. Ama giocare con i contrasti, quindi in Die Hard lo troviamo con una linea di flauto dolce e una melodia beata.

Purple Hearts ha una strofa ospite di Ghostface Killah e un’apparizione tipicamente lussureggiante e languida della cantante R&B Summer Walker, con i pianoforti morbidi che fanno sentire l’amore (letteralmente) offrendo uno sfondo passionale e sensuale.

In tutto il disco, groove lussureggianti come in Quiet Storm si scontrano e si mescolano con tamburi bassi e i sottili synth elettronici, grazie anche all’abbondanza di molteplici producers.

In momenti come Silent Hill, prodotto da Beach Noise, Jahaan Sweet, Boi-1da e Sounwave, funziona. Nelle mani di qualsiasi altro rapper, la canzone non renderebbe, ma Kendrick trova un nuovo terreno, ripercorrendo orizzonti inesplorati.

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Prova tre diverse cadenze prima che Kodak Black, una collaborazione esemplare del ritmo, arrivi per fornire un perfetto rap melodico moderno.

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Kendrick Lamar

Stile

Nessuno sa stupire quanto Kendrick Lamar. Sempre più nella sua carriera, si è avvolto nel mistero, per poi emergere e poi svanire nuovamente.

Mentre gli anni successivi al suo album vincitore del Pulitzer 2017, DAMN, andavano e venivano senza un nuovo album, o anche solo una presenza coerente sui social media di cui parlare, quel mistero è diventato mitico.

Non era più un rapper, era un simbolo, una leggenda, un eroe metropolitano, un faro per l’America Nera. Anche se gli ascoltatori intrappolati al chiuso, da una pandemia insensata, hanno iniziato a riemergere, accolti di nuovo nel mondo, dai vaccini e dal clima più mite, Lamar sembrava contento di rimanere a casa, godendosi la solitudine, lontano da i problemi della vita di tutti giorni.

Ora è riemerso, come sbucato dal suo coocon rigeneratore, svegliatosi da un letargo pluriennale, ci offre un album sempre stile Kendrick, ma con meno consapevolezza di essere davvero lui colui che ci salverà da questo mondo.

La vulnerabilità che ha cosi paura di mostrare la sentiamo tutta. Le strazianti narrazioni personali di Lamar, comprese quelle su sua madre a cui era attaccato sin da bambino, e sui tentativi della sua fidanzata di convincerlo ad affrontare le sue disfunzioni, e problemi con il sesso, che sono sfociati in tradimenti a cui non è riuscito ad astenersi, ci offrono il rapper di Compton senza filtri e senza maschere dove nascondersi.

In questo album il rapper californiano, ci ha voluto dimostrare che è tornato, che c’era sempre stato e che nonostante la pressione degli anni passati ad essere “il rapper poeta modello”, a cui tutti devono aspirare, è anche sopratutto un essere umano con paure, problemi personali e relazionali, che fatica a volte a vivere e a conciliare con se stesso, in questo mondo imprevedibile che mette sempre alla prova.

8.7

Kendrick Lamar - Mr. Morale and the Big Steppers

Il contenuto dell'album, le idee, le rivelazioni e i tentativi di affrontare argomenti difficili lo rendono piuttosto avvincente, ma non è un album facile da ascoltare. Non è uno di quegli album da ascoltare in macchina o quando sei insieme a i tuoi amici. È sicuramente un lavoro molto interessante e prezioso: una seduta di psicoanalisi importante e dovuta anche alla crescita artistica e personale di Kendrick. Allo stesso tempo, può essere anche un ascolto piuttosto scomodo, come una sessione di terapia privata, che non avresti dovuto ascoltare, ma Kendrick ha voluto per forza renderci partecipi.

strumentali

8.0

testi

9.0

stile

9.0

Pro

  • Contenuti molto profondi e introspettivi che rivelano le paure dell'artista
  • Stiloso
  • Mix di generi

Contro

  • Un ascolto non facile
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