
Anni ’90, sei il ribelle del college. Tra l’allenamento di football e la lezione di chimica, il tuo hobby preferito è fare brutto con la band. Puro rock’n’roll, per urlare al mondo la tua incomprensione e la tua voglia di vivere. Quante vibes: la differenza è solo che siamo a Milano, non esistono i college e tutto quello che ho appena descritto ha partorito una cultura musicale che ancora oggi resta viva. Un po’ meno, nel nostro Paese. Rebel, esordio discografico di Naska, giovane artista marchigiano classe ’97, milanese d’adozione, ci catapulta subito in quell’immaginario dove i Blink-182 fanno da religione. Una proposta unica nel mercato discografico italiano, che riesce a farsi valere anche grazie alla sana contaminazione hip hop nei suoi lavori. Le aspettative per questa giovane promessa sono davvero alte: l’originalità ripaga sempre, così come la buona musica: entrambi i punti di forza coesistono nel suo personaggio.
Abbiamo avuto l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere con Naska per saperne di più su di lui e su Rebel, questa è la nostra intervista.
Ciao Diego! Benvenuto ne lacasadelrap.com. Grazie mille di essere qui.
Ho fatto un po’ di ricerche su di te prima di scrivere le domande: in un’intervista hai detto che hai iniziato facendo rap, dopodiché c’è stata questa svolta verso il Pop Punk. Come mai? E perché proprio questo genere?
È vero, ho iniziato con il rap semplicemente per la facilità di scaricare una base da YouTube, scrivere e registrare. In realtà, però, sono sempre stato più appassionato e legato al rock. Sì, ascoltavo qualcosa di rap, ma il punk rock è sempre stato in cima alle mie playlist; nel lontano 2016 però era troppo più complicato e servivano mille sbatti per registrare una batteria, una chitarra e un basso. Per questo ho iniziato con il rap (ride, ndr).
Milano non è la tua città natale ma la citi spesso nei tuoi brani. Qual è il tuo rapporto con lei?
Milano per me è sia il paese dei balocchi, sia una seconda mamma che mi ha accolto e mi ha messo davanti tante opportunità. Una di queste è stata quella di diventare indipendente. E non sto parlando della musica: indipendente nel senso che non vivevo più con i miei e quindi dovevo gestire la casa, pagare l’affitto, le bollette, trovarmi un lavoro ecc. Mi ha fatto diventare grande, ma allo stesso tempo divertire.
In alcuni pezzi di Rebel evidenzi la differenza tra la nostra generazione e quella dei nostri genitori. Il disco si apre con
“Non credo ai miei vicini che rientrano coi figli
Dai loro posti fissi, cazzi in gomma e crocefissi
Che accendono la tele’ perché non sanno che dirsi
Che il matrimonio è in crisi, ma non ditelo ai bambini…”
oppure in 7su7
“La gente che ci vede in giro, in faccia quel sorriso
Di chi pensa che per fortuna non è figlio mio
I giovani di oggi un futuro non ce l’hanno
Ti sposo prima che ci ammazzeranno”.
Anche il ritornello di Punkabbestia è iconico.
Sei davvero così poco ottimista nei confronti della nostra generazione o lo fai solo per scuotere un po’ le coscienze?
Lo faccio per far capire che, no non abbiamo un futuro, a meno che non ci mettiamo a cazzo duro a costruircelo. Non è facile e spesso saremo giudicati male, ma sti cazzi, i grandi ci giudicheranno sempre, perché quello a loro riesce molto bene. Come se non avessero mai sbagliato o fatto cazzate da giovani…. Poi c’è comunque sempre da ricordare che siamo cresciuti in epoche e tempi completamente diversi.

“Credo nel fuoco, nell’odio, nel pogo e nello sfogo“. Trovo la metafora della semplicità, del dialogo senza filtri. Riassumeresti così la tua musica?
La mia è musica per i giovani di oggi, che vogliono spaccare tutto, divertirsi, pogare e sfogarsi in un mondo che attualmente ci ha tenuti per un bel po’ segregati in casa. Credo che sia il modo migliore per rivolgermi a loro.
Quanto sei influenzato dalla tua community? Che rapporto hai con i tuoi fan?
Io ho un bellissimo rqapporto con la mia community, ci vediamo quasi giornalmente in diretta su Twitch per chiacchierare e divertirci. Devo molto a loro: nel periodo in cui ero indipendente mi hanno aiutato tantissimo per pagarmi mix, master, video ecc. In fondo ero uno scappato di casa che voleva fare punk rock senza un euro in tasca, quindi devo tanto ad ognuno di loro (ride, ndr).
Ti andrebbe di raccontare la tua esperienza con la promozione di Rebel nel metaverso? Com’è nata l’idea e, a posteriori, sei soddisfatto di com’è andata?
L’idea è nata da The Nemesis, l’app e il team di lavoro che ha creato il nostro ambiente nel metaverso. Insieme volavamo dare, oltre a tutto l’immaginario con la copertina, i video ecc, l’idea della confraternita, del mondo che avevo pensato quando ho dato un immagine al disco. Sono molto soddisfatto, poi è stata una figata fare un concerto punk nel metaverso!
Attualmente nel panorama musicale sei unico nel tuo genere. Sei nella tua comfort zone oppure senti già la necessità di evolverti?
Sono al 100% nella mia comfort zone, per ora non vedo la necessita di un’evoluzione. Devo far prima risorgere completamente questo genere. Poi si vedrà…
Ringraziamo Naska e il suo ufficio stampa per la disponibilità!
