

Ciao Fede e ciao Dafa, benritrovati su lacasadelrap.com! Con Fede ci siamo lasciati a Gennaio con “Suono sporco”, ed eccoci qui a parlare di un nuovo progetto: “1974” firmato Young Veterans. Cos’è il progetto Young Veterans? E come mai avete optato scelto una data/un anno per identificare il vostro primo progetto?
Dafa: Young Veterans è l’ossimoro perfetto. Due parole che tra loro fanno a cazzotti ma che, contestualizzate al mondo della musica, si sposano magicamente. 1974 è una enorme finestra che affaccia sugli anni 80. I miei anni 80. La Torino di quei tempi e i suoi quartieri. Ho raccontato a 48 anni ciò che hanno visto i miei occhi da adolescente. È stato un ottimo esercizio, ho dovuto scavare nei ricordi più profondi.
Dj Fede: Dafa ha spiegato perfettamente il significato di Young Veterans. Voglio solo aggiungere che il nostro approccio musicale è da “Veterans”, ma la voglia è da “Young”…credo che questa sia la leva perfetta per produrre buona musica e continuare a divertirsi facendolo.
Dafa la tua musica ha rappresentato in un certo senso il modo di intendere il rap in un periodo storico piuttosto particolare per il rap italiano: come vivi tutti i cambiamenti che il genere ha subito nel corso del tempo – penso alla svolta club, alle varie sonorità più pop o ancora all’ultimissimo fenomeno trap?
Dafa: È inevitabile che la musica subisca dei forti cambiamenti e inaspettate trasformazioni. Succede nel Rap come nel Rock, nella musica elettronica, nel Pop, anche nel Jazz. Ma trovo che questa qualità di suono, notevolmente evoluta nell’ultimo decennio, quasi ossessiva, abbia snaturato un po’ le cose. I giovani ignorano spudoratamente la cultura Hip Hop, e forse è meglio così.
Sanno che possono fare soldi facili con musica frivola e testi scadenti. Poi, sia mai…stiamo parlando di gusti personali, ma io non ascolto Trap, non ascolto Drill. Faccio fatica anche ad ascoltare artisti come Drake, J.Cole, o lo stesso Kendrick, pur riconoscendo le loro qualità. Sono semplicemente legato ad un’altro tipo di suono, di gusto. È tutto molto semplice.
Fede, che tu sia un fuoriclasse super produttivo penso che questo sia fuori di dubbio. Non basta produrre solo buona musica, ma bisogna saper produrre anche con costanza.Ci sono mai stati dei momenti in cui hai pensato di non avere più quell’ispirazione per continuare a fare quello che fai? Se si, come reagisci in quei momenti?
Dj Fede: La voglia di produrre non mi è mai passata. Ho avuto dei periodi in cui ho fatto più fatica a trovare dei sample vicini al mio gusto personale. A quel punto si è obbligati a fermarsi e continuare ad ascoltare musica finché non si trova il sample giusto. Magari ascolto 3 album e non trovo niente, poi nello stesso disco ci sono buone opportunità che spesso si trasformano in uno o due beatz buoni.
Fede, mi piace pensare che ci sia una sorta di continuità tra “Suono Sporco” e questo “1974” per Young Veterans. In verità, sono due lavori molto differenti, pur mantenendo un’unica matrice comune che l’hip hop fatto secondo i crismi. Se in Suono sporco ti sei confrontato con le nuove generazioni, in questo 1974 hai proposto (appunto) dei veterani del panorama rap italiano. Come valuti le due esperienze? Quali sono le principali differenze che hai riscontrato tra i “veterani” e i giovani talenti?
Dj Fede: Per me, con Young Veterans, è stata la prima volta in cui ho fatto un disco intero con un solo rapper, tra l’altro esperto e veloce a scrivere e a registrare. L’esperienza è stata molto positiva. Per quanto riguarda i miei album, quelli con tanti rapper, è sempre macchinosa la lavorazione, di base sono paziente e cerco di stare dietro a tutti. Non c’è una grande differenza tra veterani e giovani, la differenza sta tra chi è più ispirato e chi in quel momento non lo è. Tra chi è veloce e chi ti fa impazzire per fare il pezzo.


Dafa, la Title Track penso sia quasi un racconto di amore per questa cultura – e in generale un tirare le somme di quello che per voi la musica è stato. Partirei da questa frase: “Torno indietro nei giorni, throwback. Sogni indelebili Torno indietro, throwback. Giorni indimenticabili”! Mi chiedevo se alle volte sia legittimo avere nostalgia di un tempo passato o se, effettivamente sia più corretto guardare semplicemente al futuro con una maggiore consapevolezza – dopo essersi lasciati alle spalle ciò che è stato. Vivi con nostalgia quegli anni in cui il genere era di pochi? O apprezzi la svolta popolare che questa musica ha avuto?
Dafa: Credo che guardare al passato con nostalgia non sia un reato. Era tutto nuovo, c’era un mondo tutto da scoprire. Le emozioni erano forti, molto più forti. Le informazioni che ti arrivavano erano poche, compravi in edicola The Source o Aelle, che per noi erano come vangeli. Poi è arrivata Area Cronica, che non si trattava solo di un’etichetta indipendente, ma di un gruppo di amici che convivevano sotto lo stesso tetto.
Quei 4 anni li ricordo come i più formativi a livello umano e artistico della mia adolescenza. Vivevo e facevo musica con le persone che amavo. Era davvero un sogno che si realizzava.Oggi è tutto diverso, tutto più veloce, tutto maledettamente alla portata di mano, a tratti noioso. E se c’è stata una svolta popolare è anche grazie a solide fondamenta, dove si è potuto costruire qualcosa di importante.
Ho molto apprezzato il brano “Life Story”. È un pezzo autentico, e che trasuda genuinità. Fede volevo chiederti: come è stato rivivere certe emozioni? E poi, quanto è stato difficile cercare (e trovare) il suono giusto per questo tipo di canzone?
Dj Fede: In realtà io preparo i beatz prima e dopo i rapper, in questo caso Dafa scrive ispirato dal mood del beat. Quindi è la musica che suggerisce le parole. Quando ho sentito il pezzo ho pensato subito che sarebbe stato un singolo, con un po’ di esperienza te ne accorgi immediatamente sia della potenzialità del brano sia del fatto che rappresenta esattamente ciò che vuoi trasmettere con la tua musica.
Prima c’era una scena, ora non credo ci sia più. Ora ognuno fa la sua musica, un po’ come quelli del pop.
Per quanto riguarda il tuo rapporto con Dafa, penso che sia qualcosa di speciale. Vorrei che tu ci raccontassi un po’ di com’era la scena agli inizi: c’era molto più coesione tra DJ e rapper rispetto ad ora?
Dj Fede: Prima c’era una scena, ora non credo ci sia più. Ora ognuno fa la sua musica, un po’ come quelli del pop. La sensazione di far parte di un movimento, certi codici, legati all’abbigliamento, a certi punti d’incontro, alla cultura si sono persi.
Questo credo sia un peccato perchè era per tutti un modo per crescere artisticamente e scambiarsi informazioni.Farlo in maniera solitaria attraverso la rete non è la stessa cosa. la verità è che i tempi e i modi cambiano, per quanto possibile quando mi capita cerco sempre di cercare quel mood che ormai è veramente raro ritrovare.
Dafa la tua storia all’interno della storia del urban italiano ha affrontato tutte le varie “epoche” di questa musica all’interno della scena italiana. Innanzitutto quanto pensi sia cambiata – forse troppo in termini di valori? Ci sono mai stati dei momenti in cui non ti sei più rispecchiato e, se si, cosa ti ha spinto a continuare “nonostante tutto”?
Dafa: Durante la mia esperienza in Blocco Recordz la musica rap stava profondamente cambiando. Si avvicinava sempre più al Pop, alla musica leggera italiana. In molti hanno smesso di rappare e hanno iniziato a canticchiare robe parecchio discutibili e di pessimo gusto. Adesso questa roba è finita nel calderone Urban, ma l’Urban ha un’anima R&B e Soul, e francamente di tutto questo non c’è traccia.
Ma non sono di certo i rapper italiani a dovermi ispirare o a regalarmi stimoli. Gli stimoli li trovo dal panettiere sotto casa, dallo spacciatore all’angolo della strada. E dalla buona musica che fortunatamente esce ancora dagli States. Questo non è il mio lavoro…è la mia passione. Per questo non smetto “nonostante tutto”.
Come detto all’inizio il vostro amore per la musica e per questo mestiere è evidente; state già pensando al prossimo progetto? E per quanto riguarda i live?
Dafa: Per ora mi sto concentrando su diverse collaborazioni con rapper che stimo particolarmente. Poi c’è in cantiere un EP con un amico di Milano, ma non posso anticipare niente. E sicuramente continuano le collaborazioni con Fede sui suoi progetti, e perché no una parte due di Young Veterans.
Dj Fede: Io sto lavorando a Suono Sporco 2 e 3. Usciranno separatamente su vinile e uniti su cd, parliamo di un lavoro di circa 24/25 brani. Sto facendo un Ep do Dope One e uno con Nardo Dee. Tutto questo compatibilmente con la mia attività di DJ che per fortuna, dopo più di un anno e mezzo di stop, è ripartita alla grande. Sicuramente con Dafa continueremo a collaborare, un paio di cose sono già in cantiere.