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Intervista

Ugo Crepa ci spiega il singolo “Tu da quanto sei qua?”

Tu da quanto sei qua?

Abbiamo fatto qualche domanda in occasione dell’uscita del singolo “Tu da quanto sei qua?” di Ugo Crepa. L’artista Napoletano, conosciuto anche come Ugo Pronestì, ha pubblicato il suo nuovo singolo per Blackcandy Produzioni.

Il brano racconta un qualsiasi pomeriggio primaverile in cui gli incontri, per quanto particolari, fanno parte della routine. La canzone è divisa in due momenti che l’artista ci spiega in questa intervista. Il singolo “Tu da quanto sei qua?” sfrutta un tema mondano per parlare di routine, monotonia e riscatto personale dalla stasi di ogni giorno. Con l’artista, abbiamo indagato poi sul ruolo dell’arte e dell’importanza dei messaggi che questa dovrebbe dare.

L’Arte ha un ruolo educativo, chi la considera solo intrattenimento sbaglia, secondo me.

Come nasce il pezzo “Tu da quanto sei qua?”? Che messaggio vuoi trasmettere? Come mai questo titolo ?

Il singolo racconta di una giornata tipo che include due incontri: Uno con un amico con cui si ha poco da dire, l ‘altra con un ex per così dire “storica”.Il tutto è legato dalla classica domanda “tu da quanto sei qua?” Che si ripete nel ritornello. Più che un messaggio da trasmettere in questo caso voglio descrivere una sensazione precisa, ovvero quanto a volte ci si lascia mangiare dalla routine stagnante e non si fa niente per migliorare e migliorarsi. Credo che una volta ascoltata la canzone sia facile ritrovarsi, che è poi l’obbiettivo finale. Il titolo è semplicemente preso dal ritornello, in quanto è la frase che più si ripete e che più sento ripetere in questo tipo di situazioni.

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Pensando ai due momenti descritti nella canzone, quanto è importante la comunicazione fra individui ?

Fondamentale, più che altro a mio avviso, è ascoltare i punti di vista. La ‘persona’ sta diventando sempre più egocentrica in questi tempi velocissimi. Credo che ascoltare gli altri sia la chiave per guardarsi meglio dentro. Chiudersi nel proprio recinto non fa bene a nessuno.

Sei sempre al fianco di Squarta e Gabbo per Blackcandy produzioni. Mi racconti, anche se magari te lo avranno chiesto altre volte, come vi siete conosciuti e come avete iniziato a lavorare insieme?

Francesco mi scrisse dopo aver ascoltato un mio brano, così mi invitò in studio dove conobbi poi Gabbo. Doveva nascere una semplice collaborazione ( per me fan dei Cor Veleno … figurati!), ma in realtà ci siamo trovati così bene in studio che abbiamo pensato di proseguire.

L’ultima volta che ti abbiamo intervistato per La Casa del Rap era il 2020 ed eravamo tutti nel periodo centrale della pandemia. Durante quell’intervista avevi detto che l’Arte ha un ruolo importante. Posso cogliere l’occasione per chiederti in che senso? Come si sposa il ruolo dell’Arte con la leggerezza di molte canzoni?

L’arte ha un ruolo educativo, chi la considera solo intrattenimento sbaglia, secondo me. Funge sicuramente anche da intrattenimento, ma ha molte altre sfaccettature e significati, è un esperienza, è una crescita, per chi fa e chi ascolta. Con questo non voglio asserire che la musica “leggera” non sia arte, anzi, è arte tutto ciò che ti lascia qualcosa ed è un discorso molto soggettivo.

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