
I giorni si fanno sempre più calienti. Non trovate? Per rimanere in tema, visti gli episodi di aggressioni e violenza successi in Italia pochi giorni fa, oggi parliamo del libro Rap Criminale. Tupac, Biggie e gli altri martiri del gangsta rap il nuovo libro di F.T. Sandman, scrittore musicale e conduttore radiofonico. Il libro, edito per Il Castello marchio Chinaski Edizioni, è uscito il 25 maggio 2022.

Teschio con bandana.©️ Immagine tratta da: Rap criminale. Tupac, Biggie e gli altri martiri del gangsta rap, PAG.268, Il Castello marchio Chinaski Edizioni, 2022
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Le voci del ghetto escono
Andiamo per gradi. La prima parte del titolo del libro di Sandman mette il focus su una fetta specifica del rap afro-americano. Quello legato alle strade, alle gang, alla malavita e alle poche opportunità di vità offerte a giovani neri diseredati e cresciuti nei ghetti urbani americani. Nasce quindi da un contesto sociale, economico, culturale e linguistico definito e particolare. Come spiega anche lo studioso di cultura Hip Hop u.net in Renegades of funk il bronx e le radici dell’ hip hop (2011).
Ciò che contraddistingue questo stile di rap sono: le storie personali e non di vita quotidiana intense, crude, violente, volgari raccontate in modo diretto, impertinente, irriverenti. Il periodo storico in cui nasce è la metà degli anni Ottanta. Fin da subito molto apprezzato, conosciuto e criticato. Lo stesso termine “gangstarap” è un’etichetta dispregiativa data dai media. I rapper afro-americani preferivano chiamarlo reality rap, come ricorda Soren Bahker nel suo libro sulle storie, i miti e le rivalità (2019, p. 33). In generale il gangsta rap è una delle forme d’arte americane più iconiche, diffuse e imitate a livello mondiale.

Il gangsta rap tra vite ai margini e faide musicali
Il libro di Sandman si sviluppa a partire da quella che è considerata una vera e propria guerra, combattuta con armi vere, all’interno del mondo Hip Hop: la faida tra East Coast e West Coast degli anni Novanta. Poi allarga lo sguardo fino ai giorni nostri.
Come spiega l’autore, i numeri degli omicidi di rapper/ trapper afro-americani è infatti elevatissimo e coinvolge molto spesso ragazzi poco più che adolescenti. La parola “martiri” del sottotitolo fa intuire che il libro tratterà di episodi ed eventi drammatici, violenti e tristi: che hanno segnato per sempre il mondo Hip Hop. Quelle che racconta Sandman, quindi, sono vicende storiche note, raccontate attraverso film, documentari e in libri anche in italiano. Eppure quelle che riguardano gli omicidi di Tupac e Biggie sono dei veri labirinti intricati: mai completamente risolti.

Tra giornalismo, documenti storici e voci di strada
In 326 pagine, Sandman unisce i punti consultando con perizia le fonti. Confronta le testimonianze e incrocia le informazioni provenienti da: libri, interviste, film, canzoni, articoli e documentari. Riesce a restituire la complessità delle vicende legate a doppio filo. Il tutto è introdotto da efficaci considerazioni di Metal Carter che ribadisce le differenze tra il contesto socio culturale ed economico italiano quello statunitense.
Rap Criminale. Tupac, Biggie e gli altri martiri del gangsta rap di Sandman si colloca a metà tra una fine ricostruzione giornalistica e il documentario storico appassionato, coinvolto, ma lucido e critico. Il libro si arricchisce poi della prima intervista in italiano esclusiva a Greg Kading, detective della polizia di Los Angeles. Il libro diventa una crime story davvero avvincente e scorrevole. In cui è dato spazio anche a vari punti di lettura e di analisi. La verità, quindi, diventa plurale a seconda di chi parla. E a volte non è nemmeno più verità.
Nonostante questo dedalo di racconti, nel libro è ricostruita sapientemente la storia di una sincera amicizia nata dall’amore per il rap. Sandman spiega le dinamiche del music business sia di ieri sia di oggi. Inquadra il ruolo svolto nel gangsta rap dalla profonda corruzione nella polizia americana e dalla micro-criminalità di strada. Mentre leggevo più volte mi veniva in mente la canzone di Marracash Rapper/ Criminale. Forse il titolo è un omaggio a questa canzone.

Rap criminale in Italia?
Anime affini, che hanno vissuto, subito e visto situazioni simili a quelle degli USA si identificano in questa tensione personale forte: tra essere un criminale e l’essere un rapper. Quindi la mettono in rima. Mi viene in mente un giovane rapper di Padova che a seguito di un episodio di violenza poi degenerato in altra violenza, in un video sul suo profilo Ig ha dovuto chiarire di essere: «Touché il cantante, non Touché il criminale». Come dice ricorda anche lo scrittore Sandman: «puoi togliere il ragazzo dal ghetto, difficilmente il ghetto dal ragazzo» (p. 303).
Molte canzoni, come quelle di Baby Gang o di Neima Ezza, attingono dal rap che racconta la strada, i quartieri- ghetto, il degrado sociale-economico, la microcriminalità, la voglia di fare soldi e di vestire abiti firmati che prima non potevano permettersi. Non sono tanto i testi o i video a dover destare scandalo, quanto le condizioni materiali, sociali ed economiche in cui una fetta della scena Urban è stata cullata fin dalla più tenera età.
Certe canzoni possono non piacere. Sono, però, convinta di una cosa. Sono la povertà, il degrado socio-culturale, l’esclusione e il razzismo quotidiano che si vivono fin dalla tenera età nelle nostre provincie e nelle nostre bellissime metropoli gentrificate a doverci infastidire e spingerci a riflettere sul nostro Paese. La Bell’Italia è riflessa, infatti, in queste rime sfacciate, spesso violente e crude. Forse non è il rap a essere criminale…

Leggere Sandman e poi studiare la cultura Hip Hop
Sandman accompagna chi legge in dinamiche e scenari molto complicati, lontani intricati, anche se conosciuti. Lo scrittore offre un quadro per fare chiarezza e sintesi: il risultato è un noir reale e appassionante. In cui sono contestualizzati comportamenti e modi pensare non sempre comprensibili per chi non condivide un certo background. L’unica critica negativa che posso fare è l’utilizzo dell’espressione “di col*re”, usata più volte, per riferirsi a persone non bianche. È un termine che io non userei mai. Soprattutto in un libro che racconta di rapper neri, perché ha uno stampo razzista. Anche se in Italia è molto diffuso. Vi rimando alla celebre poesia di Léopold Sedar Senghor, davvero esplicativa.
Per concludere, Rap Criminale. Tupac, Biggie e gli altri martiri del gangsta rap di Sandman è una precisa, appassionata, puntuale e accurata ricostruzione storica di quello che furono due delle vicende che più hanno scosso è reso iconiche una delle anime del rap appunto quello gangsta, ma non solo. Invita ad approfondire. Credo che sia importante e arricchente leggere un libro come questo. Il rap, come scrive Paola Zukar è anche una storia italiana. Pertanto vanno studiate le origini e gli inizi, per capire le sue evoluzioni e suoi cambiamenti. Solo così la conoscenza regnerà sovrana.
