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Approfondimento

Cosa significa essere Kendrick Lamar? Il racconto di Marcus J. Moore

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In questa calda estate italiana, tra gli eventi più attesi per le persone che amano l’hip hop quello più importante è stato sicuramente il live di Kendrick Lamar, al Milano Summer Festival, nelll’Ippodromo di San Siro. Quella di San Siro è stata la prima data del tour mondiale di Mr.Morale, nonché l’unica in Italia. Il concerto si è tenuto un mese dopo l’uscita del suo quinto e nuovo album, Mr. Morale & The Big Steppers.

Kendrick Lamar
Kendrick Lamar. ©️ PH. “Antony Jones” – (fonte: Getty Images)

Quando il 23 giugno 2022 gli animi fremevano per questo grande evento musicale, io stavo iniziando a leggere nella sua traduzione italiana la prima biografia (culturale) su Kendrick Lamar. Scritta dal giornalista musicale e commentatore della cultura pop Marcus J. Moore, il suo titolo originale è “The Butterfly Effect: How Kendrick Lamar Ignited the Soul of Black America“, pubblicata nel 2020 da Atria Books, un marchio di Simon & Schuster.

La traduzione italiana è a cura di Sara Boero, per Il Castello marchio Chinaski Edizioni; il titolo nella versione italiana è: “The Butterfly Effect. La storia di Kendrick Lamar e dell’America nera“.

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Marcus J. Moore autore della biografia su Kendrick Lamar.

Storia della visione musicale e artistica di Kendric

The Butterfly Effect è una ricostruzione minuziosa e attenta dell’evoluzione della carriera artistica e personale di Kendrick Lamar. Marcus J. Moore parte con il ricostruire l’esordio per le strade di Compton con l’alter-ego K-Dot dalle rime di fuoco, per poi celebrare l’ascesa del MC Kendrick Lamar ammirato a livello internazionale. Un punto importante su cui riflettere è che i testi dell’artista negli USA sono spesso utilizzati nelle università per riflettere su dinamiche sociali, personali e famigliari.

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Ad esempio Moore cita il Professor Adam Diehl che nel 2014 ha usato il secondo e importante album di Lamar Good Kid, M.A.A.D City del 2012 come strumento per approfondire il ruolo del contesto urbano sulla crescita delle generazioni più giovani. Lamar è stato affiancato da autori come Gwendolyn Brooks, James Joyce e James Baldwin (p. 135). Questo è un ottimo esempio – pratico e interessante – di pedagogia culturalmente rivelante.

Moore racconta poi dell’importante soggiorno in Sudafrica. Un’esperienza intensa, terapeutica e di approfondimento identitario. Lasciamo la parola all’autore:

«È una sensazione innata di appartenenza, seguita da rabbia – perché ti rendi conto di non conoscere la tua vera storia: al sistema scolastico pubblico non interessa insegnarti in modo approfondito la storia nera. Certo, ti parlano dei soliti nomi – Martin Luther King Jr., Malcolm X, Marcus Garvey – ma non hai modo di capire fino in fondo la bellezza dell’Africa finché non metti piede nel continente» (p.194).

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Kendrick Lamar

Questo riavvicinamento alle radici ha profondi echi nel suo terzo album To Pimp a Butterfly (2015). In questo sono sapientemente mescolati il jazz e altri generi tradizionali della Black music. InTo Pimp a Butterfly, il rapper di Compton si mostra tormentato dal senso di inferiorità e dai sensi di colpa per essere sopravvissuto a statuizioni complicate e letali, ma anche consapevole a livello identitario, sociale e politico. La canzone Alright è un esempio in tal senso.

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Il giornalista Moore parla quindi dell’intenso, cupo e tormentato album DAMN (2017) in cui il rapper porta la narrazione ad un altro livello. Il focus non è posto unicamente sull’esperienza di essere persone nere, ma sull’essere persone che hanno fede in Dio: indipendente dal colore della pelle, dalla propria condizione personale, sociale ed economica. Nella fede, infatti, si è «rivestiti di» e rivestite di «Cristo» e si è «una sola cosa» come si legge nella Lettera ai Galati (3, 26-28). Con DAMN, nel 2018, il rapper vincerà anche l’importante premio Pulizer. Come cita Moore, DAMN cattura la complessità della vita del popolo afroamericano contemporaneo (p.270) e dell’America.

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Prima di copertina con Kendrick Lamar della biografia di Moore Marcus J.

Un’immersione nel rap di Kendrick Lamar e nell’America lacerata da conflitti

Pertanto The Butterfly Effect di Moore, non è solo una biografia. È un’immersione sia nella storia personale e artistica sia nelle dinamiche storiche, sociali e politiche dell’America contemporanea. In particolare l’autore spiega molto bene lo shock sconcertante rappresentato dall’elezione di Donald Trump per le persone nere e per altre minoranze americane:

«Magari era questo il sogno americano a cui ci avevano preparato i nostri antenati: quando all’orizzonte non c’è nulla di buono, l’unica cosa che puoi fare è tenerti stretti i tuoi ideali e fare del tuo meglio per domare la tempesta. Ma chi poteva saperlo?» (p.251).

Per il pubblico italiano, questa di Moore è una biografia dura, diretta e tagliente. Parla apertamente di ingiustizie razziali disuguaglianze socio-economiche, di brutalità della Polizia e di omicidi a sfondo razziale. Fa nomi e cognomi delle vittime e degli assassini. Inquadra in questo contesto esplosivo la grande ascesa dal rapper di Compton. Ne restituisce un’immagine grande, complessa e non priva di ambiguità: insomma onesta, necessaria e consapevole.

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Non solo, l’autore parla anche di suprematismo bianco incarnato da Trump e di razzismo strutturale e quotidiano. Argomenti in Italia non ancora così problematizzati, né in senso generale, né in parte all’interno della cultura hip hop italiana.

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Ci sono argomenti che devono essere considerati non solo nel mondo Urban, o in contesti engagé, ma in tutta la nostra società. Visti i recenti fatti di cronaca. Un uomo nigeriano disabile che lavorava come ambulante di nome Alika Ogochukwu è stato ucciso in pieno giorno da un bianco in pieno giorno: senza che nessuno intervenisse. « Italiani/e, brava gente», si dice. Djmila Ribeiro scrittrice femminista nera brasiliana in un suo recente libro scrive: «bisogna riconoscere i miti che fondano le specificità del sistema di oppressione che opera da noi» (2022, p.21). Anziché negarli energicamente.

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Moore Marcus J. autore della biografia culturale su Kendrick Lamar

Per concludere, consiglio il libro di Moore a chi non ha ancora ascoltato tutta la discografia di Lamar, o ne conosce solo i grandi successi collegati, magari alle battaglie sui diritti civili. Lo consiglio anche a chi ascolta abitualmente Lamar.

Consapevole, però, che la vera, intima, tagliente e cupa autobiografia è raccontata senza filtri, dal poeta stesso di Compton, nelle sue diverse canzoni e non tanto da questa biografia interessante.

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