
Fare imprenditoria in Italia nel 2022 non è cosa semplice – a meno che non si inizi a dar credito ai presunti business-men alla “sono veramente euforico“. Il focus di oggi è su un mercato che riguarda tanto il mondo della musica quanto quello delle sneakers: la customizzazione di scarpe handmade. A tal proposito un’azienda (italiana) si sta distinguendo, il suo nome è CLESSIO Lab.
Questa piccola azienda è stata fondata da due fratelli: Davide (l’artigiano e artista delle custom) e suo fratello Luca Paoli, che si occupa di tutto l’apparato manageriale e gestionale relativo al brand. Che la Air Force One sia un marchio generazionale è fuori di dubbio, ma questi ragazzi hanno saputo elevarla a qualcosa di più: dei pezzi unici, non replicabili da nessun altra mano – se non la loro.
Abbiamo deciso di intervistarli e di entrare nel fantastico mondo della customizzazione e delle sneakers (ma non solo). Abbiamo capito che c’è tanto ancora da migliorare, ma che ci sono veramente ottimi presupposti per creare qualcosa di grande e duraturo. Senza dilungarci troppo, procediamo con l’intervista!

Ciao Davide e ciao Luca! Partirei un po’ dalla storia del marchio “Clessio Lab”. Com’è nata l’idea di creare questo mondo di scarpe custom?
L’idea di entrare in questo mondo di customizzazione e crafting su (e di) sneakers è nata perché Davide disegnava e dipingeva. Davide aveva capacità manuali, mentre io (Luca) ero principalmente inserito nel panorama del reselling.
Da li in maniera molto semplice abbiamo messo insieme le due idee abbiamo deciso di coniugare i due elementi: da un lato la ricerca e la passione nel mondo delle sneakers e dell’hype, dall’altro l’amore verso l’arte e le grandi capacità di Davide nel disegno e nel dipingere.

La cultura dell’hype è parte della nostra quotidianità, questo porta a volere un prodotto “sempre-nuovo” (tanto nel merchandising quanto nella musica). Pensate che questo rischi di ammazzare la ricercatezza a discapito dei tempi di produzione?
In realtà è un processo che va in entrambe le direzione: da un lato è la cultura dell’hype che ha permesso la polarizzazione e la creazione di un mito intorno alla “Air Force 1” della Nike – che sostiene almeno per metà il mondo delle custom costruito attorno alla cultura Nike, e intorno a questa che scarpa presente sul mercato da circa quaranta’anni.
D’altra parte la cultura dell’hype va a drogare l’aspettativa del cliente, portando quest’ultimo ad esigere un prodotto (industriale, ndr): che sia fatto in termini brevissimi, che sia unico sotto l’aspetto estetico, ma facile da fruire; e tutto questo è comunque un po’ quello da cui noi puntiamo ad allontanarci.
Noi puntiamo a dei valori che ruotano intorno all’artigianato e all’handmade, tanto in Italia quanto all’estero. È questo il nostro sogno: far scoprire e far rivalutare il mondo dell’artigianato e del prodotto fatto a mano.

E invece qual è il vostro rapporto con la musica in generale?
Dal punto di vista aziendale il nostro rapporto con la musica è fondamentale: tutte le collaborazioni importanti sono avvenute nel mondo della musica – da Fedez e Sfera Ebbasta, fino a Mambolosco o Villabanks e Rondo. Sono tutte collaborazioni che avvengono con artisti del campo musicale. Ma d’altra parte è cosa risaputa: moda e musica sono due elementi che vanno a braccetto; è difficile separare l’uno dall’altro.

Quando avete capito che questa passione potesse diventare un lavoro?
Abbiamo capito che la nostra passione potesse diventare un lavoro, quando nel settembre 2020 siamo stati costretti ad aprire una partita IVA; quello è stato un momento fondante che ha fatto scattare qualcosa, tanto in noi come persone che in CLESSIO come azienda. Nostro padre ripeteva sempre a Davide una frase prima di quel momento: “State facendo balocchi”.
Ovviamente era per spronarci a fare ancora più e per indicargli che dovesse puntare ancora più in alto. Ed è esattamente quello che abbiamo fatto. Questo ci ha portato a lavorare duro fino alla collaborazione più interessante che abbiamo avuto: quella con Sfera Ebbasta.

Lui ha utilizzato un nostra paio di sneakers, realizzate interamente da noi per lui e in continuità con la copertina del suo album. È stato un lavoro impegnativo e complesso fatto di chiamate, messaggi, discussioni e confronti ma che hanno portato alla realizzazione di un prodotto finale assolutamente perfetto.
Com’è stato conoscere il lato più umano di artisti come Sfera, Fedez, VillaBanks o Mambolosco?
È stato molto bello, quanto interessante. In realtà ognuno degli artisti con cui abbiamo collaborato ha un attitudine completamente diversa dall’altro. Il modo di porsi di ciascuno di loro non è assolutamente generalizzabile.
Ce ne sono tanti in questo mondo: tanti ne abbiamo conosciuti e tanti altri ancora li conosceremo. Ognuno si pone in maniera diversa, ed è questo il bello. Sicuramente la reazione più iconica è quella di Mambolosco. Persona veramente fantastica.
Ci siamo visti da lui, ci ha portato a casa sua e nel suo studio. È stata una giornata diversa dal solito che ci ha regalato tanta soddisfazione, sopratutto considerando la sua reazione finale.
Qual è stato il momento più difficile che “CLESSIO Lab” ha dovuto affrontare? Fare imprenditoria in Italia non sia assolutamente facile..
Il momento più complesso per la nostra azienda è stato sicuramente quello di arrivare a realizzare che in Italia non c’è modo di ottenere da “Nike Italia” delle fatture detraibili fiscalmente. Per lo stato italiano i costi di un’azienda come la nostra – che fa customizzazione – non esistono.
Quando si esce da un regime forfettario, si va incontro all’impossibilità di sopravvivere. Questo genera quindi la necessità impellente di effettuare azioni da un lato per cambiare il modello business, e dall’altra per non limitarsi nella creatività.

Quanto il progetto clessio lab ha cambiato la vostra realtà personale? Pensate che questa idea – tanto semplice quanto forte – possa rappresentare una piccola rivoluzione nell’imprenditoria italiana?
Questo è assolutamente il nostro sogno: essere l’avanguardia di un “nuovo rinascimento” nell’imprenditoria italiana. Che è ormai sempre più costretta e schiacciata dal peso del digitale, del fast-fashion e del “già pronto”; dall’altro è schiacciata dal peso di uno stato italiano che altro non fa che occludere ogni piccola-media impresa.
Il nostro sogno è proprio quello di dare nuovo slancio all’artigianato italiano. Andare ad essere un punto di riferimento per quello che dovrebbe essere appunto un “nuovo rinascimento”: dare valore all’intelligenza della mano – come è stata chiamata in tempi michelangioleschi.
Adesso è qualcosa di molto sottovalutato e, addirittura, dispregiato. Ecco il nostro obbiettivo è quello di dare nuova vita alle professioni manuali italiane, per cui l’Italia è stata ed è rinomata in tutto il mondo. Non solo con sneakers, ma anche con corsi di formazione relative a vari prodotti come cappelli, borse e tanto altro.

Su cosa e come puntate ad evolvere il vostro marchio nel prossimo futuro? Ho visto che siete in lavorazione su un modello di scarpe originale e proprietario..
Il prossimo passo è trasformare “CLESSIO lab” in un brand di customizzazione a trecentosessanta gradi. Il che significa lanciare un nostro modello customizzabile in pelle, su cui possiamo andare a lavorare . Un modello non più “Nike-oriented” . Vogliamo creare un modello proprietario che ci permetta di esistere fiscalmente e sopratutto di fare un salto qualitativo importante.
Ci permetterebbe di esprimerci da un punto di vista creativo e di comunicazione valoriale in maniera completamente libera. Puntiamo a diventare un brand di customizzazione in senso lato. Vogliamo alimentare il marchio “Clessio” fino ad essere un ecosistema che non contenga solo sneakers, ma anche tanti altri tipi di servizi: dai prodotti fisici – come maglie, cappelli, borselli – fino a corsi di formazione.
