
È in una stanza dalle grandi vetrate che si affacciano su una zona molto vivace e multietnica di Milano che Touché e Big P, insieme al loro team, ci hanno accolto per una chiacchierata su BIG N’ BABY, primo EP club drill in collaborazione dei due artisti, pubblicato il 24 febbraio su tutte le piattaforme digitali per Capitol Records Italy.
Non è stato qui, però, che abbiamo ascoltato il loro progetto. Quasi due settimane fa, infatti, ci è stato dato appuntamento a City Life, quartiere milanese culla di lussuosi appartamenti e grattacieli di uffici all’avanguardia. “Che scelta particolare”, starete pensando. “Che scelta azzeccata”, abbiamo pensato noi, mentre con lo sguardo ancora rivolto verso la Torre Isozaki, la più alta di Milano, siamo saliti a bordo di una Hummer Limousine, perché, sì, è stato proprio su un enorme fuoristrada stile Jersey Shore su MTV che abbiamo ascoltato l’EP. Ma pensateci: ci sarebbe stato luogo più azzeccato di una limo dai vetri oscurati, luci al neon e grandi casse per muovere la testa a ritmo di brani da club?
BIG N’ BABY si colloca perfettamente non solo nell’immaginario con cui ci è stato presentato, ma anche nella carriera dei due giovani artisti di seconda generazione che si son già fatti apprezzare in coppia per brani giocosi come Vuole Noi e PULL UP. Non manca, tuttavia, lo spazio per brani più introspettivi che, forse proprio per il fatto di chiudere un progetto da club, brillano quasi più degli altri.
Ascoltare per credere.
Ciao ragazzi e benvenuti su lacasadelrap.com! In più brani parlate del fatto che, in passato, vi sia successo di non essere presi abbastanza sul serio per la vostra musica. A una settimana di distanza dall’uscita dell’Ep, avete la sensazione che il pubblico stia capendo di più il vostro viaggio musicale?
Touché (T): “Assolutamente sì. Secondo me ci si sta accorgendo che ci stiamo impegnando sul serio per fare level up. Credo che sia davvero il momento per me e Big P di impiegare tutte le nostre energie in questa cosa. Siamo soddisfatti di come sta andando, perché sentiamo che chi ci ascolta sta capendo che non stiamo giocando”
Big P (BP): “Anche io la penso come Touché. E credo che questo cambiamento in come il pubblico sta percependo la nostra musica dipenda molto dall’aver mostrato una nostra parte più introspettiva, rispetto a quella più giocosa delle altre nostre collaborazioni”
Durante la Milano Music Week, la storica manager Paola Zukar ha raccontato che, semmai dovesse iniziare a seguire il percorso di un nuovo artista, sarebbe quello di un rapper di seconda generazione, perché crede che personalità del genere possano raccontare qualcosa di diverso. Credete che essere dei rapper di seconda generazione possa darvi una marcia in più in una scena musicale così satura?
T: “Secondo me essere artisti di seconda generazione non dà un più o meno, ma una differenza, un qualcosa di diverso e di meno sentito. E penso che sia proprio questo il valore aggiunto che possa affascinare e spingere all’ascolto, perché si tratta di storie che possono distinguersi da altre già raccontate”
BP: “Una caratteristica distintiva è che c’è senza dubbio molta più fame”

A proposito della vostra storia, salta all’occhio che, contrariamente a ciò che ci si potesse aspettare, nell’Ep non ci siano riferimenti ai recenti fatti di cronaca che hanno coinvolto Touché.
T: “Non parlarne è stata una vera e propria scelta, perché questo è un progetto mio e di Big P, mentre quegli avvenimenti riguardano solo me e non volevo influissero in qualcosa di totalmente distaccato. Non sarebbe stato assolutamente coerente. Quando ricomincerò il mio percorso singolo, se ne verrò parlare, ne parlerò”
Il messaggio che questo Ep sembra trasmettere è molto positivo, come a voler dire che, nonostante le difficoltà derivate da certi ambienti, non bisogna smettere di sperare. C’è quindi una sorta di desiderio che il vostro percorso d’emancipazione attraverso la musica possa essere d’esempio per altri giovani?
T: “Innanzitutto, quello che volevamo dire era ‘fra, divertiti!’, perché, appunto, io e Big P pensiamo che c’è sempre speranza e quindi un motivo per divertirsi. Per il resto, io non mi proporrei mai come esempio (ride, ndr), ma penso che il nostro percorso musicale possa esserlo di brutto. Ovviamente non vorrei avere la responsabilità di pormi come modello per qualcosa, però in riferimento alla musica e alle possibilità che mi ha concesso potrei anche esserlo”
In più brani torna il concetto del rimboccarsi le maniche per raggiungere un obiettivo e di farlo spesso da soli. Realizzando un progetto collaborativo, avete riscontrato molte differenze rispetto ai vostri lavori solisti?
T: “Certo, prima di tutto perché quando vado in studio con Big P sono sempre in un modo allegro che da solo non ho. Se non ci fosse stato lui a registrare con me non mi sarebbe mai venuto in mente di creare un pezzo come MUOVI o MA FAI DAVVERO?!, per esempio. E credo che questo sia anche perché le esperienze che abbiamo affrontato insieme sono state sempre tutte divertenti: serate, traphouse e cose simili. Quindi, quando andiamo in studio insieme c’è sempre questa bella energia positiva”
BP: “Esatto, quando siamo da soli creiamo cose completamente diverse. Insieme è come se accadesse una magia. Tra l’altro, penso che ci miglioriamo a vicenda. Non c’è nessuna competizione, anzi, io penso che nell’Ep abbia spaccato di più Touché! E proprio ascoltare le sue strofe così d’impatto mi ha spinto a dare sempre il meglio”
Nonostante siate più soliti approcciarvi ai banger e dite vi riesca più naturale creare strofe in mood leggeri, nell’Ep sembrano essere quelle conscious a riuscirvi meglio.
BP: “Questa è una cosa che ci hanno fatto notare davvero in tanti. Non a caso, ANGEL N’ DEVIL, in cui io e Touché raccontiamo cose molto delicate e personali, sembra essere una delle preferite da chi ci ascolta. Per di più a entrambi viene anche più facile scrivere delle strofe serie, ma ci piace metterci alla prova, cimentarci in altro ”
In questo progetto sembrate esservi lasciati alla spalle il recente immaginario trap in direzione di una sorta di club drill. A cosa è dovuta questa scelta?
T: “In realtà non c’è stata una vera e propria ricerca di un sound, perché è stato tutto abbastanza naturale. Sicuramente c’è stata l’influenza di alcuni ascolti oltreoceano”
La scelta di una zona di residenziale come quella di City Life per il pre ascolto era funzionale a rispecchiare il mood patinato da club di buona parte del progetto o per segnare un qualche distacco dall’immaginario di quartiere tipico, appunto, della trap?
T: “Io e Big P vogliamo arrivare a quello: le luci, la parte bella della città. Abbiamo scelto City Life, perché compreremo un bell’appartamento a testa proprio lì (ride, ndr)”

In realtà voi, come altri artisti di seconda generazione, avete un rapporto controverso con la night life milanese e non e anche col mondo dei concerti, a causa di molti pregiudizi. Cosa ne pensate di questa situazione e credete che ci siano delle possibilità di miglioramento?
T: “Io sono fiducioso: credo che le cose cambieranno in meglio. I ragazzi di seconda generazione cresceranno e saranno degli uomini, magari diventeranno anche proprietari dei club (ride, ndr). Per il resto, per il futuro noi ci auguriamo tanti palchi e tanta musica”