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Intervista

D.Ratz, “DIO SI È FATTO OGGETTO”: la dissacrante verità della vita quotidiana. L’intervista

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Se sei nato in provincia sai che emergere non è affatto semplice. E D.Ratz questo lo sa bene. Perché la vita di una persona che vive in provincia di Salerno, soprattutto se vuole iniziare a fare musica, implica dover fare i conti con la realtà. Una realtà fatta di idee, preconcetti e convinzioni difficili da scardinare. Nel suo ultimo lavoro DIO SI È FATTO OGGETTO, D.Ratz racconta proprio questo: se a prima vista si potrebbe pensare che l’artista voglia affrontare temi come la religione, la fede e via discorrendo, già ad un primo ascolto capisci che non è quello l’intento.

L’obbiettivo è raccontare in modo (quasi) dissacrante la cruda verità – e con questo album ci riesce a pieno. Tra citazioni, barre evocative e tanto stile D.Ratz riesce a farci innamorare di questa immagine, a tratti decadente, di una quotidianità che oscilla tra noia e rabbia. Il tutto è condito da uno stile crudo, in grado di risultare sempre brillante e avvicente – ricorda un po’ lo stile di MRGA . Tutto questo, ma anche molto altro, è D.Ratz. (Per i gli appassionati l’album è disponibile anche in vinile, a tiratura limitatissima). Senza ulteriori indugi, schiaccia play per ascoltare il suo ultimo lavoro e leggi quello che ci ha raccontato.

Ciao Vincenzo! Partiamo dal titolo che distrugge l’idea del “Dio si è fatto verbo”. Spiegaci un po’ come nasce questo concept..

Ciao a tutti! In realtà il gioco di parole si basa sull’affermazione “Dio si è fatto uomo”. Vengo dal classico paesino in cui ti rendi conto di quanto la convinzione sull’esistenza di un’entità divina possa influenzare radicalmente la vita di una persona. La parola “Oggetto” ha un significato diverso rispetto a “Cosa”.

L’oggetto è qualcosa di creato dall’uomo, e l’ho utilizzato proprio per esplicare l’idea della divinità come un’invenzione di quest’ultimo. E tutto ciò, proprio per controllare le azioni dei propri simili. Volevo trovare un modo di rappresentare il tutto, fortuna che ci sono riuscito (ride, ndr).

E arriviamo direttamente a questa foto, il “Cleaning Jesus” di Walter Martin: uno scatto del 1939. Come mai hai optato per questa foto?

Oltre alla musica sono appassionato di arte in generale, curo le copertine di tutti i miei progetti e mi cimento anche in collage. In passato ho lavorato anche a delle copertine per altri rapper e musicisti, cosa che ora faccio di rado per mancanza di tempo.

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Questa foto credo che sia la sintesi perfetta del concetto di cui ti ho parlato prima: la desacralizzazione di un qualcosa di così tanto venerato come un crocifisso, reso spoglio di tutta la sua aura divina. Quasi come se fosse uno scossone come per dire “svegliati, è solo legno”.

D.Ratz
D.Ratz, “DIO SI È FATTO OGGETTO” (cover). Reference: Cleaning Jesus. ©️ PH. Walter Martin

Il disco si apre con questa fantastica intro “Carl Barks”. Spiega un po’ ai nostri lettori il significato di questo spoken word che hai campionato..

Adoro il mondo Disney. Ho una collezione di fumetti abnorme tra “topolino” e tutte le raccolte. Carl Barks è il principale sviluppatore insieme a Don Rosa del “mondo dei paperi” – il mio preferito – di cui fanno parte Paperino e affini.

Ho trovato quest’intervista dove spiega come i suoi personaggi aiutino ad avere a disposizione un cast di individui modellabili a proprio piacimento ed ho visto in lui proprio l’incarnazione di un dio, il creatore di un mondo tutto suo. Un’ottima allegoria a mio avviso.

Che poi lo stile di tutto il disco è dal forte respiro internazionale. È evidente l’ispirazione alla Griselda. Creare brani tutti collegati da un unico filo conduttore.. Era quello l’obbiettivo del progetto?

Assolutamente. Griselda è la realtà più conosciuta in questo ambito, ma in America ormai è una vera e propria wave, che comunque ovviamente decodifico a modo mio. Mi piacciono i mood creepy e sporchi, ovviamente qualche pezzo un po’ più soft va a stemperare quell’atmosfera claustrofobica che si crea. Però si, era quello che volevo.

D.Ratz
D.Ratz

Devo farti i complimenti. Nel brano “CHIACCHIERE” di D.Ratz infatti c’è il fantastico monologo su Dio di Al Pacino tratto da “L’avvocato del diavolo”. Suppongo che il cinema sia un’altra tua passione. Raccontami un episodio legato alla prima volta che hai visto questo film..

Ti ringrazio. Ovviamente ho visto quel film qualche anno dopo l’uscita: ero piccolo ed è stata una bella botta per l’età che avevo. Diciamo che riassume un po’ tutte le contraddizioni dei dogmi del cristianesimo. Il disco se noti tratta tutt’altro che temi come la fede, dio, etc – come potrebbe far pensare il concept a prima vista. Invece mi soffermo su temi “terreni”, umani, sui piaceri, sugli errori delle persone.

Perché siamo appunto fatti di carne. Potrebbe apparire un’affermazione ambigua, ma non lo è. In ogni caso quel dialogo rappresenta proprio la scissione tra i due mondi: il diavolo è soltanto l’incarnazione dei piaceri terreni condannati così tanto dalla chiesa. Niente riti o agnelli sgozzati (ride, ndr).

D.Ratz
D.Ratz

Che tra l’altro sei anche producer all’interno del progetto. Anche questa è una cosa molto figa, perché ti permette di avere una visione più ampia dell’intero disco in fase di realizzazione. Ti sei avvicinato prima alla produzione e poi alle rime, o viceversa?

Due dei beat del progetto, ovvero Mayhem e Osimhen, sono prodotti da Tosses, uno dei miei producer preferiti in Italia; i restanti sono miei. Ascolto rap da quando avevo 8 anni grazie a mio padre, poi man mano ho conosciuto tutto il contorno e solo all’età di 15 anni una vocina in testa mi disse “cazzo, devo farlo anche io!”.

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Ho iniziato a scrivere per necessità. Ho iniziato anche a produrmi per la stessa ragione, in mancanza di un beatmaker (ride, ndr). Poi però, il mondo del beatmaking mi ha assorbito e appassionato così tanto da definirmi, oggi, più producer che rapper. Anche se producer è una parola grossa, e oggi viene usata troppo alla leggera. 

Ed è impossibile non citare i tuoi ospiti. In quale di questi brani ti sei divertito di più, anche solo per il gusto di collaborare con un altro artista?

Pensa che l’unico che conosco di persona è il mio socio Enema, membro della mia label Stoned Saints Records. Tutti gli altri sono rapper fortissimi che stimo in maniera incondizionata, spero sia lo stesso anche per loro. Purtroppo questa wave si è sviluppata in Italia in piena pandemia, quindi per me che sono del sud è stato complicato. I concerti e le situazioni sono ripartiti da un annetto scarso, quindi beccarsi era praticamente impossibile.

Non c’è un feat in particolare in cui mi sono divertito, forse Osimhen e Mayhem in quanto sono pure-barre, e tecnicamente buttarli giù è stato divertente.

Quelli con Toni Zeno, Montenero ed Enema sono testi strutturati e con un filone di base: c’era più necessita di comunicare qualcosa che divertirsi. Esorcizzare o raccontare un qualcosa di negativo non è mai divertente, almeno per me. C’è da dire che ci si sente leggeri dopo.

D.Ratz
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Altra roba veramente interessante è il brano conclusivo “XALATAN”: chiudere con una outro completamente strumentale è una mossa audace. Come mai questa scelta stilistica?

Lo xalatan è un farmaco che assumo quotidianamente da quando mi è stata diagnosticata un’ipertensione oculare abbastanza importante con cui rischio il glaucoma e di conseguenza la cecità.

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All’inizio, l’intro del disco si sarebbe dovuta chiamare “cosopt” e l’outro “xalatan” che sono i farmaci che assumo rispettivamente la mattina appena mi sveglio e la sera. Quindi intro e outro con questi titoli avrebbero dovuto rispecchiare l’apertura e chiusura degli occhi. Poi l’intervista di Carl Barks ha sovrastato di gran lunga la prima idea (ride, ndr).

Per quanto riguarda la scelta di usare una traccia strumentale, non so risponderti: mi sembrava la chiosa giusta per questo tipo di album.

Se penso a questo disco, mi vengono subito in mente i vari progetti di MRGA, tra l’altro collettivo presente in “DIO SI È FATTO OGGETTO” con Toni Zeno e Montenero. Ammettilo. Collaborare più intensamente con loro è uno degli obbiettivi a breve termine di D.Ratz?

MRGA è una delle realtà che sta macinando di più in questi ultimi anni, e sta supportando la nostra label dal giorno zero. È anche uscito Heaven Shall Burn: una compilation in cd dei progetti della Stoned (si riferisce alla sua label, ndr) curata da loro. In cantiere ci sono un paio di cosette ma non posso rivelare altro, mi sono già sbilanciato (ride, ndr).

Abbracciando a pieno la filosofia di MRGA ho visto che hai anche stampato il tuo album in pochissime copie in vinile..

Come ti dicevo prima, ho un’etichetta che ho fondato insieme a DJ Rogo chiamata Stoned Saints Records, dove stampiamo i nostri dischi in edizione superlimitata: non è la prima volta che lo facciamo. MRGA ha un’altro tipo di formula: loro stampano molte più copie di noi (e ne vendono più di noi) e soprattutto sono tirature da pressa. I nostri vengono incisi uno per uno, procedimento che rende un nostro vinile un pezzo unico e, purtroppo, anche costoso.

D.Ratz
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E prossimamente cosa dobbiamo aspettarci da D.Ratz: magari stai cercando di organizzare qualche live?

Per il momento voglio soltanto godermi questo disco e non lavorare a nulla, se non in cucina: ho anche un lavoro serio oltre la musica (ride, ndr). Non ho nessuna data in programma. Vedremo cosa succederà.

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La musica mi accompagna sin dall'infanzia. Ho studiato la musica classica e lavorato sull'elettronica. Ogni suono è un colore sulla tela della quotidinità: "una vita senza musica non è vita."
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