

È da qualche tempo che non scrivo di libri. In questi mesi mi sono dedicata, tra un impegno e l’altro, alla lettura di un libro di culto per molte hip hop generations. Mi sto riferendo alla prima biografia dell’iconico rapper Eminem: Whatever you say I am. La vita e i tempi di Eminem. Scritta nel 2003 dal giornalista e autore newyorkese Anthony Bozza, è stata ripubblicata dalla casa editrice Il Castello recentemente, nella collana CHINASKI EDIZIONI.


Conoscere la vita di Eminem
Ma perché a vent’anni dalla sua prima pubblicazione è emersa la necessità di una nuova edizione? Semplice: l’appassionato, giovane e curioso pubblico italiano che segue Marshall Bruce Mather III, voleva comprendere più in profondità il percorso artistico e personale di Eminem. La biografia non era più disponibile in italiano, ma in lingua originale. La barriera linguistica spesso è un problema per avvicinarsi ad un testo che sviluppa un’analisi critica di un’ascensa musicale complessa e plurale.


Rendere di nuovo disponibile in italiano questa biografia nasce dunque da una necessità conoscitiva interna alla variegata fanbase italiana: Eminem Italia Fanpage . Questa riedizione di Whatever you say I am è, quindi, un vero e proprio tributo alla comunità che lo segue e non solo al rapper.
Whatever you say I am è il prequel di un altro libro Not Afraid. L’evoluzione di Eminem scritto sempre dal giornalista Anthony Bozza ed edito in italiano nel 2021.Poter leggere in italiano Whatever you say I am consente di avere una visione chiara su un percorso artistico tumultuoso, particolare e molto chiacchierato. Permette di capire perché in Eminem furia, rabbia, paranoia e sensibilità siano così intrecciate da renderlo così affascinante fino a rispecchiarsi intimamente.
Forse perché come suggerisce Bozza:
“Incarna le contraddizioni presenti nel cuore della nostra società” (p. 20).


Crescere in isolamento a Detroit
Vorrei chiarire che io non sono fan di Eminem. Pur conoscendo molte delle canzoni di Eminem, ricordando vividamente il video di The Real Slim Shady su MTV da ragazzina e avendo visto il film che l’ha consacrato a livello mondiale 8 Mile, non mi ero mai chiesta quale fosse il background famigliare e sociale di questo rapper dagli occhi di ghiaccio, nè come l’avesse influenzato.
Ripercorrere la sua infanzia deprivata, le battle cruciali nell’underground, gli anni del successo e del processo attraverso le pagine di Whatever you say I am, mi ha consentito di avere una comprensione più lucida e profonda degli inizi della sua parabola artistica, nonché personale. Ho trovato molto interessante ad esempio l’analisi proposta da Bozza sulla società americana dell’epoca. Questa si riflette molto bene nelle canzoni e nella personalità del rapper.
Eminem nasce e cresce a Detroit, una metropoli povera e deprivata: “morta eppure elettrica” (p. 221). Attraversata da forti tensioni razziali e mescolamenti culturali inediti. È all’interno di questi spazi marginali che l’arte di Eminem prende forma. L’isolamento diventa spazio per la creatività, di possibilità e di libertà, nonostante l’oppressione economica e/o razziale.
La cultura Hip Hop e il rap in particolare, in questa periferia, come in tante altre diventa un “terreno comune” (p. 139) per superare l’alienazione e creare un rinnovato “senso di comunità dentro la comunità” (p. 139). Ciò non vuol dire assenza di conflitto e annullamento delle distanze sociali, ma consapevolezza di tutto questo. Infatti spiega il giornalista, seppur in modo diverso:
“Tutti i ceti sociali, tutti i gruppi etnici soffrono dei mali raccontati dall’hip-hop” (p. 139).
Per questo le persone più diverse vi si identificano e ciò che particolare diventare generale: collettivo e transgenerazionale.


Ritorno agli anni 2000
Nella pagina 275 Anthony Bozza sviluppa un’ ampia ed esaustiva analisi di molte delle dinamiche della società americana dei primi anni duemila. Lo fa intrecciando “una serie di incontri avvenuti dal 1999” (p. 21) al 2003 con l’artista a una serie di interventi d’intellettuali, esponenti della critica musicale, famigliari, amicizie e colleghi.
L’affresco che ne deriva è profondo, vivido e variegato. Frammenti, immagini e situazioni di vita quotidiana e intima, si dilatano fino a diventare qualcosa di iconico e di popolare.


Leggere questo libro nel 2023 permette di capire come Bozza abbia saputo anticipare anche molto di quello che sarebbe accaduto dopo: non solo al rap di Eminem. Non è certo un libro profetico, ma lungimirante, interessante, critico quanto basta e molto approfondito. Insomma utile, non solo alla fanbase.
Consente molto bene di inquadrare da un punto di vista socio-culturale e musicale il fenomeno Eminem. Ricchi e plurali sono i richiami generali alla cultura americana e afro-americana da cui questo rapper bianco è stato plasmato.
È proprio il loro mescolamento a rendere Eminem controverso, fastidioso, ma autentico; mai indifferente alle masse, di grande intensità e per molte persone, addirittura, illuminante.
Tra coscienza anti-razzista e misoginia e omofobia
In questo brusio di voci, diversi sono i passaggi che mi hanno coinvolta positivamente. La parte che mi ha colpita di più si trova all’interno del capitolo quinto e s’intitola “La razza attraversa la storia di Eminem” (p.189).Mi è piaciuto perché nomina un elemento strutturale della società americana, ma non solo anche italiana: il razzismo.


Il doppio standard, ma anche e razzismo quotidiano, o strutturale e incarcerazioni di massa di uomini afroamericani sono temi e problemi che mi hanno appassionata e sfidata di più. Tematizzate un problema è il primo passo per cercare di risolverlo senza banalizzare, o cercare soluzioni semplicistiche. Su questo punto di vista il libro non fa molti sconti. Credo che la bellezza di questo libro stia proprio nel non essere un libro solo sulla musica di Eminem, ma sulla società U.S.A. in certo periodo storico e socio-economico. In cui i conflitti tra le due Americhe emergono vividi e irrisolti.
Anche se nel libro si parla in modo profondo, lucido e approfondito, ho trovato molto pesante leggere di coscienza anti-razzista con l’espressione “di co****e” ogni due per tre. In italiano di sono altre espressioni per indicare le persone non bianche, nere o apprendenti ad altre minoranze e quindi razzializzate. Sarebbero bello usarle tutte, smettendo di usare in traduzione espressioni superate o inadatte.


In modo accessibile e interessante è affrontata anche la questione delle rime intrise di omofobia e di misoginia. Vari autori da un lato sostengono che la rime di Eminem non sono altro che il riflesso della società che oggettifica, svaluta le donne e respinge tutti gli orientamenti sessuali, o romantici che fuoriescono alla norma etero-patriarcale. Dall’altro sostenere e quindi normalizzare un certo tipo di narrazione può potenzialmente aver degli effetti negativi sulle persone, soprattutto quelle che subiscono questi discorsi violenti.
Avvicinarsi alle origini
Per concludere tanti, tanti, tanti temi quelli raccontati –senza filtro- da Anthony Bozza in quella che è la prima biografia ufficiale di Eminem.
Come ho cercato di spiegare Whatever you say I am ha più livelli di lettura tutti molto stimolanti. A me hanno interessata l’analisi sociologica, la questione razziale, la critica femminista; ma anche le chicche di famiglia e della cerchia di amicizie e di quartiere. Ciò che mi ha appassionata di più, però, è il potermi avvicinare alle origini storiche della cultura Hip Hop che il giornalista riassume bene, nel capitolo quattro “Da Kool Herc in poi“.Perché la musica è anche storia, riprendendo le parole di Ahmir “Questlove” Thompson.


Lungo la sua storia il rap, oscillando tra assurdità e genuinità, è mutato. In questo trasformarsi un ruolo fondamentale è stato svolto un rapper bianco nato povero. Il quale grazie alla sua rabbia e intraprendenza, ha saputo superare e in parte scardinare gli steccati della razza e della classe che ancora oggi dividono la società americana.