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Intervista

Mattak, OVERT è un contenuto che tiene fede al bollino. L’Intervista.

Mattak

Mattak è tornato. L’artista, originario di Lugano, due anni dopo Riproduzione Vietata, si ripresenta sulla scena con OVERT, progetto composto da 12 tracce che presenta, tra le altre cose, i featuring di Gué, Nayt e Silent Bob. Il lavoro funge da catarsi interiore a seguito della rottura di una relazione tossica.

Attraverso la musica, Mattak, prova ad analizzare tutta una serie di stati psichici che se non fossero esplicitati tenderebbero a sedimentarsi nell’inconscio perpetrando una somatizzazione negativa.

Il rapper abbina una buona qualità lirica e tecnica a dei contenuti interessanti, ponendosi come una delle voci più propense ad esplodere nella scena underground.

Il titolo presenta sia un significato letterale che psicologico dato che non solo in italiano esso significa palese, esplicito ma nel linguaggio della psicologia, Overt viene utilizzato per indicare una delle due forme di narcisismo.

La cover riprende un disegno dell’artista di quando aveva 3 anni che è sempre stato appeso nel corridoio della sua casa. Noi abbiamo avuto il piacere di intervistarlo e di seguito vi proponiamo l’estratto completo!

Ciao Mattak e benvenuto su lacasadelrap.com! OVERT è il titolo del tuo nuovo album, una scelta che richiama sia l’esplicito che il narcisismo: da cosa deriva?

Deriva da una completa volontà di essere onesto al 100% prima che con gli altri, con me stesso. Rappresenta un viaggio dove dico le cose esattamente come stanno, senza giri di parole e senza filtri.

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E’ anche uno dei due narcisismi esistenti in psicologia perché il disco nasce esattamente a causa di uno shock emotivo subìto a seguito di una relazione davvero tossica con una narcisista patologica. E’ un modo per tributare il mio cambiamento e far capire da cosa ne deriva.

Il concept dell’album nasce come conseguenza di un trauma derivato da una relazione dannosa finita male. La donna in questione può essere metafora della musica?

Non direi, in realtà sono due cose separate. Il mio legame con la musica è l’unica relazione sana che ho. La musica quando la cerco non scappa, non mi tradisce mai.

Mattak

POGO è un banger rap in cui critichi alcune dinamiche dell’industria. Quanto è complesso fare musica senza scendere a compromessi che rischiano di minare la credibilità artistica?

Non è complesso se hai dei valori in cui credi. Spesso boccio delle mosse proposte dalla mia etichetta o dal mio manager perché non le sento mie. Purtroppo ogni tanto bisogna trovare dei compromessi perché al giorno d’oggi la strategia è tutto. Insomma, cerco di fare le cose che sono necessarie rimanendo sempre me stesso.

La collaborazione con Guè presenta un palese riferimento al dadaismo, corrente che rifiutava gli standard artistici dell’epoca. A quali convenzioni musicali senti di discostarti attualmente?

Mi discosto da quel rap che promuove e mira a mettere al centro solo un certo tipo di tematiche come droga e armi. Lo ascolto anche io ogni tanto ma è un peccato perché parlano un po’ tutti delle stesse cose e soprattutto, veramente tanti ragazzini cercano di emulare quello stile di vita.

Mattak

IO’S analizza l’automatizzazione a cui è sottoposto il nostro mondo. Come pensi che si possa attuare un risveglio delle coscienze in un’era così artificiosa? La musica può essere d’aiuto?

La musica può essere assolutamente d’aiuto, anch’io nel mio piccolo ho cercato di dare un contributo con questo brano per risvegliare la gente da questa wave di massa di restare sempre incollati al telefono.

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Ci sono anche delle serie Netflix che danno dei riferimenti su come affrontare questa dipendenza ma è un paradosso che per accedere a questo tipo di contenuti, il modo più facile sia utilizzare gli stessi strumenti che sono all’origine del problema.

Qual è il filo sottile che separa la sana autostima dall’ego velenoso che tu e Silent Bob descrivete in SOLIPSÌA? 

Grazie ad Ameya Canovi, scrittrice del libro “Di troppo Amore”, ho imparato una cosa molto preziosa. Quando ti ami e quindi ti senti completo, fai del bene puro e per il piacere di farlo, non escludi gli altri.

Quando ami te stesso riesci ad avere un sano amore anche verso il prossimo. Invece quando non ti accetti, non ti vuoi bene, ti trascuri e/o fai del bene solo per riceverlo indietro, sfocia in ego velenoso perché non sei capace di dare agli altri quello che non riesci a dare a te stesso.

Equilibrio, titolo del decimo brano, è una parola chiave nelle esistenze di tutti noi. Quali sono gli estremi che ti auguri di bilanciare?

Spero di stare bene mentalmente, la salute mentale è una delle cose più importanti per me. Per il momento cerco di focalizzarmi su questo.

Mattak
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