
Molti sono i nomi che hanno fatto la storia nel rap italiano; tra questi sicuramente bisogna riconoscere il rapper tortonese Giso e il beatmaker torinese DJ Fede – reduce da alcuni grandi traguardi. I due artisti si conoscono da una vita e hanno spesso lavorato insieme in diverse collaborazioni.
In questo 2023, però, i due hanno deciso per la prima volta di dare vita a un progetto tutto loro, l’ Ep No Blood No Foul, rilasciato da Believe. Il disco si allontana dalle vibes estive del momento, focalizzandosi sul puro hip hop e regalando agli ascoltatori il rap delle origini. L’EP è, inoltre, un omaggio alla pallacanestro, sport che sta molto a cuore a Giso.
Gli elementi relativi al basket sono numerosi, ma il primo che si può notare è il titolo stesso della nuova uscita; No Blood, No Foul è un modo di dire molto noto nella pallacanestro, il quale indica che finché qualsiasi tipo di violenza non lascia il segno sul campo da gioco, quest’ultima non può esser definita un fallo.
Abbiamo avuto il piacere di fare qualche domanda a DJ Fede e Giso in merito alla loro ultima uscita.
Ciao ad entrambi! Benvenuti su lacasadelrap.com! Partiamo un po’ dall’estetica del disco. “No Blood No Foul” omaggia il mondo della pallacanestro. Come nasce questo progetto?
Giso (G): Nasce in maniera molto semplice, avevamo già idea di fare un EP. Il basket è parte della mia vita da sempre, Fede mi ha confessato di essere anche lui fan della cosa, è stato facile dare il concept al progetto.
DJ Fede (F): Negli ultimi anni ho fatto vari EP e ne ho altri in lavorazione, mi sono reso conto che avere un piccolo “concept” può dare un’identità maggiore ai progetti. Quando abbiamo deciso di farne uno assieme ho cercato di individuare qualcosa in più che potesse unirci e dare quel qualcosa in più al progetto.
Questo EP dimostra la vostra longeva esperienza nella scena rap. E in più ci sono gli scratch di DJ Kamo e di Lil Cut. Ogni brano trasuda knowledge. A questo punto vi chiedo: chi pensate sia il target (se ce n’è uno) a cui si rivolge questo album dI DJ Fede e Giso?
F: Il pubblico che ascolta il rap, mediamente adulto, per fortuna c’è anche una fascia più giovane che si sta avvicinando a questo genere anche loro possono essere possibili ascoltatori. Ovviamente è un suono molto diretto, senza se e senza ma; non è per tutti, si rivolge a chi ha un orecchio già allenato.
G: In realtà non saprei. La roba è indubbiamente “classic shit” ma direi anche molto fresca. A me piace dire cose, cerco sempre di avere contenuti, ma sono anni luce da essere un rapper “conscious”. Chi avrà la curiosità e la voglia di ascoltarlo si troverà davanti a un bel dischetto. Di questo sono sicuro.

Questo EP è frutto di un periodo molto produttivo per te. A marzo hai pubblicato il tuo album “GUERRA SANTA ME4”. Due lavori differenti, ma affini nello stile. Ci sono delle differenze di approccio nello sviluppo di un album solista e in quelle di un EP condiviso come “No Blood No Foul”? Com’è stato collaborare con DJ Fede?
G: Con Fede abbiamo collaborato tante volte, In Guerra santa Fede produce due delle tracce più importanti: Solo nella città con Emi e Torme e Ancora Loccato con Duellz. È stato facile perché siamo due persone che lavorano veloce, rispettano le scadenze, e abbiamo la stessa visione della cosa. In breve una figata. Questo EP rispetto a Guerra Santa dove ho dovuto gestire mille producers e mille rappers è stato molto rilassante e totalmente divertente.
“L’asfalto gratta” è un brano molto introspettivo in cui, assieme a Dafa e Duelz, parli del basket. Quanto è importante per te questa disciplina sportiva? Secondo te può insegnare qualcosa, dal punto di vista morale/emotivo a chi lo pratica?
G: Ho sempre giocato, dalle giovanili, serie D, promozione, gli ultimi anni in UISP. Ancora oggi, a 44 suonati, d’estate non perdo un torneo di 3X3, e tutto sommato riesco ancora a stare in mezzo a gente che ha 20 anni meno. L’asfalto gratta è un bel parallelismo tra la vita e il basket da campetto, quello senza arbitro, dove non tutto è sempre corretto.
Dove sul cemento si lascia sangue, sudore, sogni, delusioni. Certo, a me ha insegnato molto. La prima cosa è il gioco di squadra. Sapere quando prendersi un tiro, sapere quando passarla al compagno per un tiro migliore. Leggere bene il gioco ti aiuta a leggere anche situazioni nella vita. Ti insegna a darle, a prenderle, ad allenarti duro e non lamentarti. A farti male, a essere protagonista, a stare in panchina. È come la vita, c’è tutto.
“Madison Square” sprigiona puro rap e hip hop newyorkese. Quali sono stati i riferimenti musicali che ti hanno ispirato nella stesura del progetto?
G: Quando Fede mi ha dato quel beat se da un lato ero gasato. Dall’altro ho avuto “la para” che fosse un po’ troppo party. Anche se poi alla fine party non è. Ho dovuto ragionare sull’idea, quando l’ho avuta l’ho scritto in mezz’ora.
Ne sono molto soddisfatto, i veterani si rispecchieranno, i più giovani, magari, vanno a cercarsi nomi e riferimenti che faccio. Anche 1 su 100 sarebbe già tanta roba. Un plauso speciale a DJ Kamo che ha spaccato veramente, ma veramente tanto. I riferimenti sono a grandi linee quelli che cito nel brano, di robe più recenti in macchina al momento ho roba Griselda, Dave East, Vado, Styles e LLoyd Banks.

Il rap è stato soppiantato negli ultimi anni da nuovi generi come trap, drill, etc. Come immagini il futuro del genere? Avremo sempre più una fusione di vari tipi di sonorità o, prima o poi, ci sarà un ritorno a un sound più classico e pulito?
F: Secondo me ci saranno sempre generi nuovi e derivazioni del genere stesso, allo stesso modo il rap non morirà mai. Un certo tipo di suono evolve e si reinventa, ma la radice rimane quella e lo si sente. Sembra che il ritorno ad un certo tipo di suono ci sia, vedi il disco di Guè, Bassi ha fatto un super lavoro e credo che in termini di risultati sia una dei suoi dischi che è andato meglio, questo mi fa ben sperare.
Nel corso della tua carriera hai collaborato con tantissimi artisti. E tutto questo ti ha portato a realizzare tantissimi progetti. Questo però è il primo progetto che realizzi interamente assieme a Giso: com’è stato collaborare con lui?
F: Ci conosciamo da più di venti anni, avevamo già collaborato, prima c’erano state collaborazioni sporadiche, poi abbiamo lavorato a due brani per il suo disco, li ho capito che era veloce e con il giusto focus, le cose sono andate esattamente come me le ero immaginate, in sostanza è stato facile.
Siamo alle battute finali: “No Blood No Foul” è una piccola gemma che racchiude in sé consapevolezza e amore per il genere.
C’è la possibilita di vedere in futuro un nuovo capitolo di questo album? O preferireste lavorare insieme, ma su altro?
G: Se Fede è d’accordo l’estate prossima un bel No Blood no Foul Vol. 2.
F: Io sono gasato, quindi ci sarà sicuramente un seguito.