Per l’amore di una rosa, il giardiniere, sarà servitore di mille spine.
Gaetano Lo Presti
La rosa è uno dei fiori più amati al mondo e simbolicamente rappresenta la dualità del cosmo dato che la sua bellezza presenta uno stelo contornato da spine.
Fin dai tempi antichi le leggende popolari la accostano sia alle streghe che alle fate e, in base al significato che le si conferisce, assume una connotazione positiva o negativa.
Nei secoli, svariati artisti hanno attribuito alla rosa un valore non indifferente come ad esempio Antoine de Saint-Exupéry nel suo metaforico Le Petit Prince.
In quest’articolo analizzeremo il concetto di ribellione di Rino Gaetano e Achille Lauro e i differenti significati che questi artisti hanno attribuito al simbolo della rosa.
Un Eco di sangue
Il nome della rosa è un film di Jean-Jacques Annaud basato sull’ omonimo romanzo di Umberto Eco. La trama ruota intorno alle vicende di un monastero in cui si susseguono strani omicidi causati dal veleno sparso sulle pagine del libro “Poetica” di Aristotele.
Il libro, nella seconda parte, tratta del piacere del riso, argomento non troppo digerito da chi ha deciso di intraprendere una vita monastica. La rosa, in questo caso, viene pervasa dalla simbologia del sangue, concetto estremizzato ad esempio nei riti sacrificali.
Rino Gaetano è il tallone d’Achille Lauro.
La stessa simbologia di Eco è stata utilizzata a Sanremo 2021 da Achille Lauro quando l’artista pianse lacrime insanguinate e nell’ultima serata dell’Ariston mostrò al pubblico un addome trafitto da rose rosse mentre rivoli di sangue fuoriuscivano dal suo corpo.
Interessante notare che a questa macabra esibizione, corrispose anche un monologo incentrato su una presunta Grande Opera da attuare.
Decidere di esporsi in questo modo nella città dei fiori e in un contesto destinato al grande pubblico, rappresentò un chiaro manifesto ritualistico ed iniziatico al quale il cantante decise di partecipare.
L’artista è diventato un’icona pop perfettamente integrata nello scacchiere del mainstream italiano. Le sue divagazioni musicali, cominciate con il rap, declinate nella trap e terminate con un glam rock attualizzato all’epoca odierna, hanno spesso incontrato il favore di pubblico e critica.
Nonostante alcune inevitabili polemiche, il suo stile è stato premiato per l’ ecletticità e la versatilità. Nella musica dell’ex membro di Roccia Music, molti addetti ai lavori hanno intravisto delle qualità ribelli e sovversive, ma sarà davvero così?
Per rispondere a questa domanda vogliamo offrire un parallelismo con Rino Gaetano, straordinario cantautore a cui Achille Lauro nel 2020 ha anche dedicato una cover, addirittura revisionando il testo de “Ma il cielo è sempre più blu“.
C’è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio! Io non li temo! Non ci riusciranno! Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni! Che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire questa sera! Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale! E si chiederanno cosa succedeva sulla spiaggia di Capocotta.
Al ritorno da una tournée messicana, prima di suonare Nuntereggae più, durante un concerto del 1979, Rino Gaetano pronunciò queste parole di forte ribellione nei confronti di un sistema che non lo hai mai accettato fino in fondo poiché l’artista lo ha sempre combattuto dall’interno.
Tutta la carriera del cantautore è permeata da uno stile che sbeffeggia l’Élite attraverso le stesse metodologie utilizzate dal Gotha, ovvero codici e simboli.
La simbologia della rosa e la decodificazione dei messaggi lanciati dall’artista sono stati analizzati egregiamente da Paolo Franceschetti e Stefania Nicoletti sia sul sito Petali di Loto (questo articolo ne è un esempio) che sul canale YouTube di Paolo Franceschetti.
Le rivelazioni di Paolo e Stefania sono significative anche per comprendere a pieno le parole di Rino pronunciate durante il concerto.
Oltre ai segnali nascosti e non immediatamente percettibili se non attraverso uno studio accurato, ciò che risalta in Rino è la ribellione visibile espressa nelle interviste concesse a Maurizio Costanzo e Gianni Morandi.
Nella prima, il cantautore affrontò senza timore reverenziale un Maurizio parecchio contrariato e soprattutto Susanna Agnelli, chiedendole se si sentisse partecipe dell’ italietta da lui descritta in Nuntereggae piú (sia Costanzo che Susanna sono nominati nella canzone) mentre in quella con Gianni nominò il profumo dei ministri mettendo in evidente difficoltà l’intervistatore.
Anche canzoni come la già citata Nuntereggae piú (peraltro censurata di alcuni nomi), Mio fratello è figlio unico, L’operaio della fiat “la 1100“, Fabbricando case sono molto più esplicite e comprensibili a primo impatto e rappresentano un manifesto di rottura nei confronti del potere.
La caratura poetica e la profondità di Rino sono riscontrabili soprattutto in episodi come Ti ti ti ti, Metà Africa metà Europa e Io scriverò, componimenti intimi che denotano la straordinaria capacità critica e l’intelligenza dell’artista.
Da tutte queste considerazioni possiamo comprendere che la simbologia di Rino Gaetano ed Achille Lauro consta di significati opposti poiché se l’anima sovversiva del primo rappresenta lo sbocciare del petalo della rosa e utilizza la spina come metodo di autodifesa, al contrario, il cuore dilaniato del secondo, permeato dai suoi gesti insanguinati e intrisi di dolore carnale, si riferisce a una vera e propria ferita.
Lo sfoggio della rosa in Achille Lauro raffigura una ferita aperta che sgorga, identificata dall’artista nelle critiche ricevute, che gli hanno trafitto lo sterno. Un giudizio talmente imponente che riesce a penetrare nel suo corpo. L’immagine del liquido viscoso che cola sulla pelle di Achille Lauro è ritratto di un’espiazione avvenuta.
L’accettazione di sedere sul trono dorato di Sanremo ed essere protagonista assoluto delle serate dell’Ariston attraverso i suoi monologhi è una scelta che viaggia in netto contrasto col modus operandi di Rino Gaetano che nel 1978, dopo essere arrivato terzo a Sanremo con la canzone Gianna, dichiarerà ironicamente:
Sanremo non significa niente e non a caso ho partecipato con Gianna che non significa niente
In conclusione, possiamo affermare che la ribellione è strettamente interconnessa col modo di essere e non ha nulla a che vedere con gli slogan da business. Lo spettacolo è sempre gestito ed è un modo per ottenere audience.
Definire sovversive azioni manovrate da dietro le quinte come i calci ai fiori di Blanco, il tuffo in piscina di Salmo o le performance di Lauro a Sanremo è un errore concettuale che però non potrà mai sbiadire l’essenza dei veri ribelli come Rino Gaetano.