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Recensione

Buju Banton è il bonsai BORN FOR GREATNESS

Buju-Banton

Buju, da breadfruit, ovvero albero del pane nello slang giamaicano. Soprannome concesso ai bambini robusti. Banton da Burro Banton, artista che ha sempre stimato e soprattutto parola giamaicana che si riferisce ad un ottimo oratore ed intellettuale sopra media.

È chiaro già dal nome d’arte che Buju Banton era destinato alla grandezza. Diretto discendente degli schiavi Maroons, ha rivoluzionato il concetto di reggae, scegliendo un messaggio spirituale e non violento utilizzando stili e metodi di scrittura differenziati.

Nel 1992 batté il record di Bob Marley per il maggior numero di singoli al primo posto in classifica in un anno. Costretto ad una detenzione forzata di 8 anni, il silenzio dell’artista fu rotto nel 2020 grazie ad Upside Down, album che sancì il suo ritorno nella scena dopo 10 anni.

BORN FOR GREATNESS è il nuovo progetto composto da 17 tracce che vanta le collaborazioni di Victoria Monét, Stephen Marley e Snoop Dogg.

Testi

La scrittura in BORN FOR GREATNESS funge da botola per aprire passaggi segreti ed esplorare mondi sconosciuti. Buju Banton si muove dal visibile al non tangibile poiché l’anima è universale e al di fuori degli schemi societari.

La grandezza a cui si riferisce Buju nel titolo è un riferimento alla sfera interiore dell’uomo. Interessante notare che LIFE CHOICES è una canzone che cela al suo interno una dose di esoterismo, specie quando Buju Banton cita i veri sacrifici e i rapporti segreti. D’altronde, il modus operandi del potere è estremamente ritualistico. 

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L’individualità assume notevole importanza. Buju Banton invita l’ascoltatore a riflettere con la propria testa senza lasciarsi condizionare dalla massa. Matrix è un meccanismo assetato di automi e seguire il gregge offre un’illusione di sicurezza effimera. AGELESS TIME richiama al bambino interiore nascosto in ognuno di noi. 

 In COCONUT WATA viene affrontato il tema dei fake niggas. Nello slang afroamericano le noci di cocco sono tutti quelli esteriormente neri ma bianchi dentro.

Ogni persona di colore che apparentemente si identifica con la cultura black o la disprezza viene considerata una noce di cocco. Il riferimento all’acqua di cocco che fa bene al cuore deriva da un detto popolare giamaicano.

Non c’è spazio per sentirsi un gangsta: Buju Banton offre vibrazioni lontane dallo stereotipo del rapper criminale. Non mancano episodi erotici o dediche d’amore, in perfetto stile rastafariano. HIGH LIFE con Snoop Dogg è un inno alla legalizzazione di ogni tipo di erba ricreativa.

Buju-Banton

Il picco nei testi di BORN FOR GREATNESS lo si raggiunge quando Buju Banton attacca l’Élite e Babilonia . Il microfono è la spada affilata che combatte contro le forze oscure. Buju Banton è un comune mortale che trae energia vitale nel sentirsi messaggero del suo popolo.

Il modo giusto per reagire alle oppressioni è assecondare sentimenti positivi, focalizzandosi su una ribellione non violenta e creativa, come specificato nella meravigliosa WE FIND A WAY su produzione strepitosa di Dj Khaled.

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LET MY PEOPLE GO rappresenta la degna chiusura del disco, focalizzata su una richiesta precisa esercitata nei confronti dell’impero che domina la terra. Il testo è intriso di critiche sociali nei confronti di un’ Élite che ha sottomesso i popoli africani, stuprando il continente nero nel profondo.

Alcuni testi di BORN FOR GREATNESS sono molto espliciti ma anche simbolici e per essere compresi a pieno vanno analizzati da più punti di vista.

Strumentali

Il disco si muove su sonorità reggae, blues, dancehall e R&B. I beats sono stati composti da: Stephen Marley, Dunw3ll, Jermaine J’August Reid, Michaël Brun, Dean Mundy, lo stesso Buju Banton e DJ Khaled. Il ritmo soave di AGELESS TIME, prodotta da Stephen Marley si serve di un sottofondo che racchiude il motivetto di un’entità.

L’interludio del Sax rende l’atmosfera estremamente rilassante. Michaël Brun in BODY TOUCHING BODY fonde l’elettronica con il kompa e il rara, due stili tradizionali della musica haitiana.

Nelle composizioni di Buju Banton, il suono riveste un ruolo chiave e decisivo. Tutto l’album tende a ricreare una pace dei sensi attraverso delle melodie molto vicine al centro più intimo di ognuno di noi.


I beats rappresentano le chiavi per aprire i punti chakra e Buju mira ad un risveglio delle coscienze scegliendo un suono che si distacca dalle distorsioni attuali.

Buju-Banton
Cover di Born For Greatness

Stile

Buju Banton ha dichiarato che ogni suo album deve essere differente dal precedente e difatti in questo capitolo notiamo sostanziali differenze rispetto ad Upside Down.

I testi spesso presentano delle strofe corte per esaltare l’aspetto sonoro delle creazioni. Buju sceglie di affrontare i temi sociali in non più di 5-6 episodi, focalizzandosi nella parte centrale su contenuti che riguardano la sfera emotiva e sentimentale, in perfetto stile rastafariano.

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I tormentoni estivi non sono un’opzione e Buju riesce a far ballare donando significati spessi alla sua musica. Vuoi essere o preferisci apparire: è questa una delle chiavi di lettura più importanti del disco.

BORN FOR GREATNESS certifica l’importanza di Banton a livello internazionale, considerando anche che gli ospiti di livello assoluto hanno apportato un contributo significativo.

8.2

Buju Banton- BORN FOR GREATNESS

BORN FOR GREATNESS esalta la black music attraverso le sfumature che più le appartengono. Buju Banton resta fedele a se stesso, deciso a concepire l'arte come potente strumento creativo per risvegliare coscienze sopite.

Testi

8.0

Strumentali

8.0

Stile

8.5

Pro

  • contenuti di spessore
  • strumentali e ospiti di livello assoluto
  • black music a 360°

Contro

  • sarebbe stato totalmente completo con un brano di puro rap
  • troppi pochi brani contro la società e il potere
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