
Tempo, il primo progetto di Spinas per Sony Music Italy, è disponibile su tutte le piattaforme digitali da venerdì 8 settembre. Il giovane artista sardo ci introduce nel suo viaggio fatto di alti e bassi, dove le emozioni giocano da protagoniste e ci trasportano lungo quello che è l’inizio del suo percorso artistico.
Il progetto gioca sulla dualità tra gli estremi, come possono essere il giorno e la notte dettati proprio dal tempo che, come poche altre cose rimane internazionale ed univoco per tutti. Proprio come le prospettive disegnate da Spinas il quale, attraverso produzioni specifiche e dalle sonorità R&B, punta a diventare un artista di rilievo sul piano internazionale, uscendo dai confini nazionali.
Le produzioni presenti nel disco farebbero invidia a gran parte degli artisti presenti sulla scena nazionale, troviamo infatti l’iconico duo dei 2ND Roof in Facile e Via di qua e produttori del calibro di Jonnywood in Comeza/Tempo, il quale ha già avuto modo di collaborare con artisti internazionali, come Kodak Black.
Insomma, Spinas rappresenta la meglio il prototipo di artista della generazione Z, ricco di spunti interessanti che, grazie alla facilità comunicativa permessa dai social network, è riuscito a collaborare con artisti e produttori internazionali. Noi vi consigliamo l’ascolto di Tempo, ma senza perderne, chiediamo a Spinas cosa ne pensa!
Ciao Fede, benvenuto su lacasadelrap.com! All’interno del brano Benedizione/Noia dici: “credo in me stesso come una scommessa” sottolineando un aspetto che generalmente viene meno nelle nuove generazioni, ovvero credere in sé stessi, al costo di scommetterci. Cosa ne pensi a riguardo?
Molte persone non si rendono conto delle opportunità che si presentano nella loro vita proprio perché credono poco in sé stessi. Mi piacerebbe trasmettere il fatto che dare sempre il massimo in ogni cosa che si fa, soprattutto nelle proprie passioni, paga molto.
Chi desidera intraprendere una carriera nell’arte, nella moda o nella musica, ma anche in qualsiasi altro ambito lavorativo, si troverà davanti più porte chiuse che aperte. Ci si interfaccia con tante persone e ogni singola giornata è fatta di sì e di no. A me i no sono serviti, mi hanno dato ulteriore motivazione e spinta a far meglio. Io penso che ci sia bisogno di porte chiuse per riuscire a tirare fuori il lato migliore di sé stessi.
Ho trovato molto interessante Outsider feat. Octavian. Il brano trasmette delle ottime vibe e voi siete in perfetta sintonia. Raccontaci come è nato questo featuring.
Il feat. con Octavian nasce dopo aver chiuso il brano in studio. Ci seguivamo già su Instagram, perciò gli ho mandato il pezzo e dopo qualche giorno mi ha condiviso un video in cui era in studio e stava registrando la sua strofa. È stato incredibile!

Di conseguenza mi sorge spontanea la domanda, cosa significa per te essere Outsider?
È una parola a cui attribuisco un valore positivo. In molti potrebbero interpretarla come una lamentela, un pianto: per me, invece, è un punto di forza esserlo, perché significa essere diversi, speciali e particolari a nostro modo. Io mi sento da sempre un “outsider” e penso non smetterò mai di esserlo.
In alcuni casi, esserlo può far soffrire, perché mostrare la vera parte di sé stessi può significare essere giudicati o fraintesi. Dall’altra parte, è una condizione che rende unici. I ragazzi con cui lavoro in ambito musicale sono tutti simili a me da questo punto di vista: siamo cresciuti in posti diversi dell’Europa o comunque del mondo, ma condividiamo il fatto di aver vissuto tutti un’infanzia simile.
Se c’è un aspetto particolarmente originale che va messo in luce durante l’ascolto del progetto sono sicuramente sono le produzioni, tra cui figurano anche i 2nd Roof. Come è scaturita l’idea di portare delle produzioni così particolari?
I produttori con cui ho lavorato mi hanno arricchito sia dal punto di vista musicale sia personale. Musicalmente mi hanno fatto fare un salto di qualità e, personalmente, siamo diventati come una seconda famiglia, cosa che poi influisce sulla musica perché quando hai un feeling così forte con delle persone, anche la musica ne beneficia.

All’interno del brano Facile sono rinchiuse delle emozioni molto particolari, nate a seguito di una relazione. Quali sono le emozioni che si nascondono dietro ad un brano del genere?
Sicuramente in Tempo c’è molto di me, è un progetto in cui racconto ciò che è successo nella mia vita in questi due anni di scrittura. In Facile il tema è quello di una relazione che si è conclusa, ma che mi ha dato tanto, una storia d’amore personale che, allo stesso tempo, diventa universale perché ognuno ci si può ritrovare. Nel testo descrivo un rapporto che è tutt’altro che facile, in un susseguirsi di contrasti nelle varie fasi di questa relazione: dall’innamoramento, passando per i momenti di difficoltà, fino al ritrovarsi.

Ascoltando Tempo, il tuo ultimo progetto, non sono riuscito ad individuare un genere musicale in cui inserirlo. Tu come lo definiresti?
In Tempo ogni brano è caratterizzato da sound e da ritmi diversi, per rappresentare le differenti fasi della mia vita, in particolare del periodo in cui ho lavorato al progetto. Sicuramente, nel corso degli anni ho ascoltato tanta musica diversa, sin da quando ero piccolo ho avuto la possibilità di conoscere generi musicali differenti e anche gli artisti che hanno collaborato all’Ep vengono da background diversi: dalla musica elettronica a quella rock, fino alla classica.
Personalmente, ho studiato sia la musica classica e suonato gli strumenti a fiato (come il clarinetto), sia prodotto musica elettronica in un certo periodo della mia vita. Le influenze di tutti coloro che hanno collaborato a Tempo hanno portato al prodotto finito e variano a seconda dei pezzi.
C’è Benedizione/Noia, che apre l’Ep, che è influenzato dalla musica classica e dal gospel (inizia con piano e cori da chiesa), per arrivare a uno switch nella seconda parte del pezzo, che si avvicina quasi di più all’house e all’elettronica; c’è poi Comeza/Tempo, brano molto influenzato dall’elettronica.

Outsiders, invece, è caratterizzato da influenze afro, soprattutto per quanto riguarda ritmica e drums, anche il feat. di Octavian regala sicuramente un apporto in più al pezzo, lui ha un approccio al brano diverso rispetto al mio e questo arricchisce molto il singolo. Ogni pezzo ha le sue vibes e le sue influenze. Essendo un progetto scritto in tanto tempo (circa due anni), racchiude periodi diversi della mia vita, in cui ho vissuto vibes e mood diversi, elementi che hanno influenzato la scrittura e il sound.
Un’ultima domanda prima di lasciarci riguarda il tuo futuro. Hai qualche spoiler per i nostri lettori?
Ho scritto tanta musica, ne ho per i prossimi dieci anni ma non mi fermo. Pianifichiamo i prossimi mesi, al più presto vorrei fare dei live. Mi piacerebbe riprendere i pezzi dell’ep e farne versioni acustiche, ho studiato musica classica, e dunque mi piace prendere in mano la musica e riadattarla in varie forme.