Kid Yugi è il nuovo protagonista del 64 Bars di Red Bull. Il rapper massafrese ha potuto nuovamente esprimere il suo talento su un beat di Depha. Il contesto edito da Red Bull è l’habitat ideale per Kid Yugi, artista che in esercizi di stile del genere, offre il meglio del suo potenziale.
Kid Yugi, come suo solito, si è cimentato al micro utilizzando moltissime punchline e citazioni che lo hanno reso iconico. I testi in freestyle sono un punto di forza di Kid Yugi e questa è stata un’occasione propizia per ribadire le proprie skill sia al pubblico che agli addetti ai lavori.
Se nella completezza di un album il rapper può ancora migliorare molto, è indubbio che le abilità e le competenze di Kid Yugi sono strettamente interconnesse allo spazio che Red Bull dedica al rap.
Depha è una risorsa fondamentale di questo episodio: il beat calza a meraviglia con lo street fighter di Kid Yugi ed eleva le qualità del rapper pugliese. Noi abbiamo avuto l’opportunità di porre delle domande in anteprima sia a Kid Yugi che a Depha. Prima di passare all’intervista, schiaccia play e goditi il 64 Bars di Kid Yugi prodotto da Depha!
Kid Yugi, qual è prima cosa che ti è venuta in mente quando Red Bull ti ha chiamato per il 64 Bars?
Quando Red Bull mi ha chiamato mi sono sentito emozionatissimo, carico perché anche il fatto che mi sia stato chiesto di partecipare ad un format del genere è una dimostrazione di rispetto e di stima, quindi per me è stato molto importante.
Qual è stata la barra più difficile da chiudere se ce n’è stata una?
La barra più difficile da chiudere e da costruire, come quartina più che come barra, è stata quella del “voto a 50 euro” perché era abbastanza discorsiva, un flusso di pensiero, quindi metterla in rima e darle una struttura è stato difficoltoso.
Qual è il tuo Red Bull 64 Bars preferito tra quelli già usciti?
I due Red Bull 64 Bars di Guè sono in assoluto quelli che mi sono piaciuti di più.
C’è differenza tra la scrittura di un freestyle e di un singolo?
Assolutamente sì, di differenze tra la scrittura di un singolo e di un freestyle ce ne sono tantissime. Il freestyle viene molto più di getto, per il singolo invece anche solo pensare alla struttura rende il processo di scrittura più meccanico, ma non in senso negativo.
Un singolo ha dei canoni da rispettare che potrebbero essere in alcuni casi più limitanti, mentre il freestyle si sposa perfettamente con i periodi in cui senti la necessità di sfogarti.
Com’è stato lavorare con Depha in questo Red Bull 64 Bars?
Lavorare con Depha in questo Red Bull 64 Bars è stato fantastico, tra noi c’è un’ottima sinergia da sempre. Fin dal mio primo album “The Globe” abbiamo creato tante tracce che mi sono rimaste nel cuore e sono rimaste nel cuore anche a molte persone, quindi big up per Depha!
Testo e produzione sono un tutt’uno per le atmosfere che evocano: sono nati insieme? O uno ha influenzato l’altro?
Sono nati proprio in simultanea, eravamo in studio e io avevo qualche barra già scritta, Depha ha iniziato a propormi dei beat finché abbiamo trovato quello giusto e l’abbiamo adattato il più possibile al testo. Secondo me è uscito un lavoro assolutamente degno!
Ci parli dei riferimenti cinematografici e letterari all’interno del tuo Red Bull 64 Bars?
Questa cosa di inserire riferimenti nella mia scrittura è proprio il mio modo di scrivere e raccontare. Forse non saprei scrivere in un altro modo. Non so se sia un limite o un pregio però è così, è il mio modo per esprimermi a pieno, mi aiuta molto a dare forma a dei concetti che probabilmente in altre parole non riuscirei a comunicare.
Cosa ci dici invece riguardo le citazioni dal mondo del gaming?
Per quanto riguarda il mondo del gaming invece la gente magari pensa che io sia un po’ più nerd invece ho smesso di giocare ai videogiochi a 13 anni e le mie sono tutte reminiscenze dell’epoca. Ogni tanto quando sono con gli amici giochiamo in compagnia, ma è veramente raro.
Secondo te c’è un legame, musicale o tematico, tra il tuo Red Bull 64 Bars e il tuo disco?
Tra il Red Bull 64 Bars e il disco sento un legame a livello stilistico soprattutto, la cifra stilistica è abbastanza simile perché di fatto è la prima cosa che ho scritto dopo aver finito il disco, è stato come un proseguo di quel racconto.
Depha, per te invece qual è stato il primo pensiero quando Red Bull ti ha contattato per il 64 Bars?
Il primo pensiero quando mi hanno comunicato di questo Red Bull 64 Bars è stato: “oddio, adesso devo fare un beat pazzesco”, quindi è stato sicuramente emozionante. Poi essendo io una persona estremamente autocritica prima di incontrare Francesco già avevo preparato tante cose. Per me questo rappresenta sicuramente una grande soddisfazione professionale e lavorativa come produttore.
Qual è il legame tra il testo di Kid Yugi e la tua produzione per questo Red Bull 64 Bars?
Il legame tra testo e produzione è molto forte perché il pezzo è proprio nato in studio. Francesco è arrivato, ha sentito un giro e da lì abbiamo sviluppato io il beat e lui il testo, sono proprio andati di pari passo. C’è un grande legame secondo me tra quello che dice Francesco, come lo dice, la velocità a cui lo dice e il beat. Anche questa idea di base delle 64 barre “sputate” di getto si rispecchia sia nel beat che nel testo.
C’è un legame, a livello di sonorità e produzione, tra il disco “I Nomi del Diavolo” e questo Red Bull 64 Bars?
C’è un legame sicuramente tra l’uscita del disco e questo pezzo perché è stato registrato quando Kid aveva appena chiuso tutti i pezzi dell’album. Vuoi o non vuoi in un modo o nell’altro è proprio una continuazione di quello che lui racconta nel disco e infatti lo cita anche “Kid Yugi, Francesco, I nomi del Diavolo”. È un pezzo che magari avrebbe potuto essere contenuto nel disco in qualche modo.
Tra i Red Bull 64 Bars già usciti ce n’è uno che ti ha particolarmente colpito?
Tra i miei Red Bull 64 Bars preferiti c’è sicuramente il primo di Guè, quello prodotto da Shablo con l’inserimento del campione dei Mobb Deep. Quel beat è clamoroso, magari averlo fatto io!